L’ennesimo – e palloso – mesiversario…

…e assieme ai dati, e alle chiavi di ricerca (tanto lo so, che volete solo quello da me…) una riflessione. Cercavo blog simili al mio, e… non ne ho trovati. Manco uno, e si che con google ho una discreta mano. Il massimo che ho trovato è stato un blog “organizzato”, di quelli pieni di consigli per single, ritrovi per single, uno speciale sul reiki, un’altro sugli appuntamenti della capitale…

…e pieni di LETTORI. Tanti, tanti, il triplo di quelli che piacerebbe avere a me. Con la pagina organizzata su facebook, la pagina su twitter, elencato su ogni fottuto elenco di blog che esista sul pianeta terra.

Io il blog non lo voglio snaturare. Questo sono io, questa è la mia storia e non voglio cantar d’altro. Però qualche suggerimento su come catturare lettori (che non sia quello di scrivere parole chiave ricercatissime come sesso tettone berlusconi travaglio, un po’ come ho appena fatto adesso) lo accetto volentieri. E’ la mia storia, ma è la vostra storia, e raccontarla al vento non la rende utile nè per voi nè per me.

E ora due numerini: 23185 pagine totali e 9577 visite uniche in totale, di cui circa 2500 nel mese di luglio… che non sono male, considerando la pigrizia dovuta alla calura estiva. Con un bel picco dovuto all’effetto spicegirls, che diavoli, quasi quasi c’è da mettersi a scrivere una caterba di post maschilisti, almeno arrivano altre 260 spicegirls (dato reale) e in mezzo a duecentosessanta spicegirls, per la legge dei grandi numeri, qualche lettore/lettrice intelligente lo trovo. Una, difatti, l’ho trovata.

Ma le chiavi di ricerca? si, ho capito. Arrivano. Mi faccio da parte…

Premio “evidentemente tira” al sempre leggendario “Culo Peloso”. Evidentemente PIACE, non ci posso far niente. In quanto maschietto, sono avvantaggiato. Ora partirò alla ricerca di una donzella con le chiappe termicamente isolate e vi dirò se l’offerta vale tutta la richiesta che c’è.

Premio “o cosa aspetti, la banda?” alla frase “a 30 anni posso godermi la vita?”. E che diamine, cosa vuoi aspettare, i 50? quando arrivano gli acciacchi, le erezioni non collaborano più, ti stanchi di un niente e hai i genitori che hanno bisogno di cure? a 30 anni DEVI goderti la vita. E’ l’unico decennio in cui si può…

Premio “fossero quelli il problema” alla chiave di ricerca “alle donne puzzano i piedi”. Non sono i piedi il problema, fidati. E’ altro. E non è un problema nostro, ho sentito ben pochi maschietti lamentarsi…

Premio “girl power” alla frase “donne che non vogliono figli e critiche”. Ma tu vai su google per cercare le spicegirls? vieni qui, che tanto poi arrivano da sole!

Premio “ma anche no” alla chiave di ricerca “forse ho superato il dolore della fine di un amore”. Anche no, anche no.

Premio “beta ti amerebbe” alla frase “ho 32 anni sono single ho speranza di sposarmi?”. Tu cercassi un uomo, un compagno, un partner, l’amore… ti direi “si”. Ma visto che cerchi solo il matrimonio, evidentemente per non sentirti “da meno” e indossare l’abito bianco prima che le grinze coprano i pizzi… beh, mi auguro di no, francamente. Si, lo so, sono cattivo.

Premio “informatica moderna” alla genialità di chi ha scritto “la chiavetta può essere collegata al culo?”. Si. Il mouse, o meglio LA mouse, c’è già… trovati una donna con gli occhi grandi, però, perchè i monitor piccoli affaticano la vista. E buona navigazione su Internet.

Premio “e ti lamenti?” alla frase “mia moglie lo vuole nel culo”. Senza parole, davvero. Esaudiscila tu prima che lo faccia qualcun altro, non si sa mai…

Premio “chissà che bella vita” alla chiave di ricerca “non mi chiedo se le persone mentono do per scontato che lo facciano”. Mi spiace, anonimo/a del mio cuore, ma lasciatelo dire: se vai avanti così, fai una gran bella vita di merda.

Premio “perseverare autem diabolicum” alla frase “single dopo i 30 anni che faccio torno con l’ex?”. Dico io, ma una martellata sui coglioni come tutti no, eh?

 

Devo poi smetterla di parlare di sodomia. Ci sono decine di chiavi di ricerca con tutte le versioni della sodomia, alcune delle quali scandalizzano perfino me. Voglio dire, quando inizi a parlarmi di culi sporchi di suocera… ecco, penso alle suocere che ho avuto e più che l’erezione mi spunta la coda…

Moto, topa e moglie…

…ve lo ricordate il collega del mulino bianco? Quel che non vi ho raccontato ancora è che quel ragazzo, decisamente integerrimo su tutto, ha uno e un solo vizio: ha una moto da pista, e ci va in pista. Tre volte l’anno, se va bene, ma si va a sfogare. Per il resto non fuma, non beve, non esce senza l‘imprimatur della moglie, non ha hobby costosi e lavora come una bestia. Un marito tutto sommato perfetto, ecco. Salvo la moto in pista, cosa che fa da quindici anni.

L’anno scorso va in pista, e io scherzando gli mando un sms: “mi raccomando, portami un po’ di ghiaino!” (per chi non lo sapesse: il ghiaino, o ghiaia per chi chiama da fuori Toscana, viene messo nelle vie di fuga delle curve per rallentare le moto/auto che escono di strada. In altre parole, se sei sul ghiaino è perchè sei caduto). Non l’avessi mai detto: è caduto, danneggiando pesantemente la moto. Stagione pistaiola finita, moto con qualche centinaio di euro di danni, moglie su tutte le furie perchè “hai due figlie, che cacchio vai a fare in pista alla tua età”.

Quest’anno risistema la moto, la ridipinge, bellissima. Va in pista, e stavolta gli dico tutto serio “stavolta non ti dico niente, che vedo che porto davvero sfiga”. Durante la giornata mi arriva un SMS: “Senti, ti ho preso un po’ di ghiaino lo stesso, ti va?”. E’ caduto. Di nuovo. Moto danneggiata, stagione finita, e una brutta contusione alla spalla.

Aggravante: moglie inferocita, madre inferocita, e lui che mesto mesto dice “vabbè, la risistemo e la vendo”.

Fine della premessa. L’altro giorno, a mensa, accanto al “famigerato cartello” che ho immortalato, se ne esce fuori così:

“Cacchio sa30a, c’ho una voglia di andare in pista che non ti immagini…”
“…eh, ci credo io, deve essere un gran bello sfogo!”
“eh si, poco da fare, la moto in pista è come la topa, una volta che l’hai assaggiata, non ne vuoi più fare a meno”
“…”
“…”
“sai, a me più che la topa generica, la moto in pista mi sa che è più come la topa della moglie”
“in che senso?”
“nel senso che quando dice basta, è basta, e ti fai tante ma tante seghe…”
“…ma….”
“…e poi il fatto che sei andato ‘a terra’ due volte di fila di certo non ti aiuta!”
“ma vai a cagare!”
“anche io ti voglio bene!”

 

ora, tralasciando i frizzi e lazzi tra me  e il collega (tutto il dialogo si è svolto ridendo, giova precisarlo), l’interrogativo che mi pongo è: quale è il giusto equilibrio, se esiste, tra il conservare tutti o parte i propri “vizi” e invece rinunciare alle proprie passioni per amore o dovere?

 

Ho una opinione precisa in merito, ma lascio a voi la palla per primi.

Dismorfismo (o dismorfofobia?)

Ricordando le mille parole della buona Pansina sul dismorfismo, mi è venuto in mente che… beh, a soffrire di questa patologia siamo in tanti. A livelli più o meno lievi.

 

Premessa: dopo un anno di allenamento intenso (e per intenso intendo intenso davvero) e i chiletti persi il mio corpo mi sta mandando segnali inequivocabili di stop, uno tra i quali è una tendinite noiosissima all’avambraccio sinistro. Tendinite che prima ho provato a curare con le cremine, poi con lo stop degli allenamenti che coinvolgessero l’avambraccio, poi con gli antinfiammatori… senza risultato. L’unica, a quanto pare, è il riposo. Riposo totale e assoluto, perchè stando a quanto mi ha detto un medico d’emergenza, “sono microcristalli di acido lattico e se ti alleni continui a rigenerarne”. Ergo niente corsa, niente addominali, niente sesso già che ci sono (no, dai, quello magari no).

Riposo? per uno che va in panico se gli si offre un gelato ed è abituato ad allenarsi minimo un’ora al giorno tutti i giorni? Se mi avessero proposto un incontro amoroso con Rocco Siffredi avrei sofferto meno! Se non altro perchè gran parte del mio dimagrimento – e del riappropriarmi del mio corpo – è dovuto all’allenamento, costante, duro, e se me lo togli vado letteralmente nel panico. Panico perchè non voglio ritornare quel che ero, panico perchè comunque mangiare mi piace – e lo faccio spesso – e quindi la mia soluzione al dimagrimento è sempre stata “alziamo i consumi”.

 

Riposo? vuol dire farmi ingrassare. E di brutto, anche. Considerando anche il fatto che è estate, esco molto di più, sto spesso in compagnia e l’alimentazione è molto meno controllata ho iniziato a vedermi grasso. Sempre più grasso, anzi, ancora più grasso che tanto un bel vedere non è. Sentivo i pantaloni stringere, le maglie cascarmi male sul petto. Un mese di riposo e mi sentivo uno schifo.

 

Stamattina preso da uno strano impulso di coraggio mi peso.

 

Stesso peso di tre, quattro mesi fa, stessa soglia su cui mi sono “arenato”. Non ho preso un etto. E continuo a vedermi ingrassato, nonostante i numeri dicano il contrario. E se non è dismorfismo questo, ditemi voi cosa lo è…

Gelato e singletudine…

Mi capita, ogni tanto, di fare dei corsi. Corsi come docente, inteso bene. A questi corsi incontro ogni sorta d’umana genìa, giovani, anziani, donne, uomini, terzamedia o dodici anni di università. Insomma, di tutto di più…

…e ovviamente questi corsi sono, potenzialmente, terreno di caccia. E i miei colleghi, che sanno la mia situazione, ne sono ben coscienti e mi lasciano spesso campo libero. Aggiungiamo la mia propensione per il gioco, per le battute anche un po’ equivoche e diciamo che qualche conoscenza l’ho fatta.

Detta tra noi, uso le battute equivoche principalmente come fine didattico, e non certo da rimorchio. Spiegare l’opzione “parola intera” del “trova e sostituisci” di Word facendo notare come sia possibile trovare una nana in una banana nonostante uno si aspetterebbe il contrario serve principalmente a far divertire i discenti, tenendoli svegli e focalizzati su quel che dico, se non altro perchè battute di quel genere potrebbero ripetersi. Ergo, mi ascoltano.

Il “lato spiacevole” (uuuuh, quant’è spiacevole…) è che far ridere una donna è un buon modo per  colpirla, anche e soprattutto quando si è tutto sommato inguardabili come il sottoscritto. E capitano scenette come l’ultimo corso che ho tenuto, in cui l’allieva di prima fila – che fatica, non farla dormire! – mi si rivolge così.

“Bene ragazzi, questa era l’ultima parte teorica, ora facciamo un quarto d’ora di pausa e via coi test di uscita”
“Ma è l’ultima lezione?”
“Eh si…”
“Ma poi non ti rivedo più?”
“Dubito, non capito spesso dalle tue parti”

Attimo di pausa e poi… “ma un gelato te lo posso offrire?”

e vi giuro, mi ha fatto una tenerezza indescrivibile. Lei e il collega che si è defilando accampando una telefonata urgente da fare alla moglie. Una donna di quasi quarant’anni che si muove con questi modi… retrò mi fa veramente commuovere. Così come la sua reazione quando le ho detto…

“Ti odio profondamente!”
“Ma come!”
“Eh si, il gelato… mi fai ingrassare! Ma si, vai, concediamoci questo attimo di lussuria!”

 

Poi uno si chiede come mai si resta single a vita :-) ma se volete spiazzare un obeso… offritegli qualcosa di dolce :) e non saprà mai se accettare o meno…

Tutte a me le fortune!

Scenario: trattativa commerciale. Io che provo a vendere il mio scooter, un tizio che prova ad acquistarlo. Ad un certo punto arriva la più classica delel domande:

“Come mai lo vendi?”

“Lo vendo perchè non lo uso e voglio tornare in moto”

“Ma come, un motociclista che vende la moto e compra lo scooter?”

“Eh si, la moglie lavorava tanto e in moto con me non veniva, e ad andare da solo mi annoiavo… quindi mi sono fatto convincere a venderla, e ora posso anche ricomprarla, no?”

“Perchè, ti sei separato?”

“si”

“Porca troia, tutte agli altri le fortune!”

Il tutto di fronte a suo figlio di otto anni. Eh si, cacchio come sono fortunato, e manco me ne rendo conto…

Non voglio arrivare secondo (epilogo)

Chiedo scusa per il ritardo, miei ventitre lettori, anche se alla fine tutto il male non vien per nuocere. Se avessi scritto questo post – come era in programma – domenica mi sarei evitato qualche fraintendimento e qualche anatema. Visto il tono dei commenti al post precedente faccio due cose: scrivo quel che avrei voluto scrivere in prima battuta, e seguo con un po’ di chiosa ai vostri commenti.

Prima parte: la morale delle due storielle. Partendo dal fondo, è abbastanza evidente la morale della seconda. Il punto cardine è la centralità della coppia, intendendo la coppia proprio come unione di due persone. Non tanto unione sessuale – per quello non serve neanche dividere la vita assieme – quanto unione di propositi, di vite, di intenti e comunanza di ideali: una “coppia” che in quanto tale riesca a dimostrare, in società come fuori, che 1 + 1 > 2. La scelta fatta da mio padre, per quanto mi possa aver dato fastidio sentirla, opera in questo senso: nel fare una pur amara scelta, ha ribadito che la coppia è ciò attorno a cui ruota la sua vita, e ha scelto ancora una volta – come il giorno del suo matrimonio – sua moglie come compagna di ogni giorno, dimostrandosi disposto a pagarne anche un prezzo alto al di là di ogni forma di egoismo.

La morale della prima è ancora più semplice, eppure è quella che ha causato più fraintendimenti. Mario e Luisa. La coppia da mulino bianco, ma mulino bianco sul serio, non come il mio collega. La coppia perennemente innamorata, che si litiga il privilegio di alzarsi la notte per dar da mangiare ai bimbi che hanno fame. La coppia che nonostante anni di matrimonio si ama come e più del primo giorno (non so voi, ma io di coppie che dopo quindici anni sono alimentate dall’amore e non dall’abitudine ne conosco pochine) e se lo dimostra in continuazione. Tutto ad un tratto la coppia si arresta, lui si allontana, lei pure. Perchè non trombano più? lo pensate davvero? No. La chiave di lettura è esplicita nel testo. “Lei non mi cerca più”, sono state le sue parole precise e testuali. E non parla – e non parlava – di sesso. Parla del non sentirsi più cercato, come se avesse esaurito il suo compito, come se fosse un estraneo – e tale si sentiva. Prima non gli occorreva molto: bastava un pensiero di lei del tipo “non vedo l’ora di tornare a casa e godermi mio marito”. Non si parla di settanta pagine di kamasutra tutte d’un fiato. Si parla di voglia di godersi, di cercarsi. Voglia che evidentemente è venuta meno, ed ha scatenato una serie di problemi. Cercarsi ogni giorno. Scegliersi ogni giorno.

Facciamo la somma delle due morali? centralità della coppia e cercarsi continuamente. Ecco le parole chiave, la mia idea per far sopravvivere una coppia alle tempeste e agli stravolgimenti che l’arrivo di uno o più nani per casa inevitabilmente – e giustamente! – comporta. Il/i nano/i visti come prodotto della coppia, che si incastonano nella vita di coppia modificandola senza violentarla e aggiungendo complessità senza dominarla. Perchè è perfettamente normale che la prole modifichi certe dinamiche, ma ognuno deve stare al suo posto. Che poi si possa o non si possa essere d’accordo è pacifico. Ma il non arrivare secondo, per me, è fondamentale. Ci deve essere posto per tutti nella dinamica di una coppia, “da ciascuno secondo le sue possibilità, a ciascuno secondo i suoi bisogni”.

Ci siamo fin qui? e ora veniamo ai commenti vostri. Iniziamo subito sparando la bordata pesante: sono deluso. Non tanto dai concetti espressi – il dissenso è fondamentale – o dai toni – e il tono acceso ci può stare – quanto dall’acrimonia, dalla dislessia o dal voler saltare alle conclusioni. E’ stato quasi un esperimento sociale: ho raccontato due storie, non le ho commentate e non mi sono espresso in merito, e mi sono beccato nell’ordine:

  • dell'”immaturo” da Lys
  • dell'”egocentrico” financo del “quaquaraqua” da Eka (nota1: si scrive “quaquaraquà” e non “quaraquaqua“) (nota2: su quel post ci ritornerò, garantito al limone, ne val davvero la pena)
  • varie ed eventuali da selkis

…e la delusione non è stata per il dissenso o i modi in cui lo si è espresso. E’ dovuta al fatto che si leggono due storie, le si contestualizzano in base ai propri preconcetti sull’altra metà del cielo (o sulla propria, se ci si sente particolarmente “eletti”) dopodichè se ne trae una conclusione sommando i pareri non espressi con i propri preconcetti e si usa il risultato per prendere una persona e affibbiargli degli epiteti o delle connotazioni. Posso dirlo? non si fa. Se uno vota un partito che non ci piace, è una persona diversa da noi, non un ladro o un assassino. Se Eka esprime un pensiero che ritengo agghiacciante, mi scaglio contro il suo pensiero, non contro di lei. Ma forse pecco di eccesso di buonismo io, e sbaglio. Bon, meditateci che io passo oltre.

Al solito, Tom si conferma un grande. Un grande perchè è riuscito a prendere le mie parole, estraniarle da ogni preconcetto e arrivare al messaggio che volevano trasmettere in totale autonomia e con il suo stile e il suo marchio. Grande ragazzo. Anche tu, quando leggerai il post di eka, mi raccomando, poniti delle domande. E sappi che vali molto più di certe domande.

Mauro pone giustamente l’accento su un dato un po’ trascurato, vale a dire la collaborazione e la condivisione del pargolo (e dei pargoli) nella coppia. L’ho data per scontata perchè c’è. Pecca nel voler ridurre tutto al solo sesso, perchè c’è altro, ma pone l’accento su un problema che merita sicuramente attenzione. Esistono uomini che si disinteressano dei nani finchè non raggiungono un’età pensante, così come esistono donne – trovate di persona – capaci di dialoghi del genere: “Eh, certo, noi donne, sempre sole quando il bimbo si ammala o ha bisogno… ““scusami, ma tuo marito non ti aiuta?”“Figurati se lascio mio figlio a mio marito quando si ammala!”. Ecco. Cerchiamo sempre di porci a 360°, prima di finire a 90… ah, sul tuo “request for post” tornerò. Promesso.

Xlthlx giustamente fa notare che manca il punto di vista di lei. Quello lo conosco fino al terzo figlio, poi non ho avuto modo di parlarci – e mi sembra indelicato entrare a gamba tesa su un punto del genere. L’osservazione è giusta, io ovviamente sono un maschietto (cosi’ mi dissero, almeno) e conoscendoli in questo caso mi sono fidato del fatto che prima si cercavano e ora non si cercano più. Nota bene: ho raccontato le cose “relata refero”, non ho assegnato in alcun modo responsabilità.

Attila, grande anch’egli, sottolinea un punto che poi è stato rimarcato anche da me. L’arrivo di uno o più nani in una coppia aggiunge gradi di complessità al rapporto, ed è innegabile e giusto che sia così. L’importante è che questi gradi di complessità non vadano ad eliderne altri, ecco.

Sarajazz ha ragione. Come al solito, del resto. E ci ha preso in pieno.

S.m.t. dice cose condivisibili; io nel post pensavo di essere stato chiaro ma lo ribadisco qui: la vita di coppia non è l’intesa sessuale. Sono due animali simbiotici, non sono la stessa cosa. C’è una differenza neanche troppo sottile.

B. scrive anche lei (o lui?) cose assai sensate. Da incorniciare la conclusione, super partes, rigorosa e corretta che pur utilizzando i luoghi comuni come metodo di analisi, almeno li utilizza TUTTI. E viene fuori con conclusioni più che condivisibili.

Lys purtroppo attacca la persona senza neanche averle dato tempo di esprimersi, ponendosi da un punto di vista di “been there, done that” che non mi piace. Dissento, mi spiace. Dissento dalla tua valutazione sia della situazione che della mia persona. Logico che una coppia con prole non possa andare in vacanza con la spiderina due posti legando il figlio a mo’ di polena e godendosi la vita come due “singolazzi gaudenti”. Ma che possano – e debbano! – trovare alcuni momenti per essere ancora fidanzatini e complici, cacchio, quello si. Altrimenti finiscono ad annullarsi entrambi nel ruolo di genitore, con il nano nella veste di vero capofamiglia. Quante ne vedi di coppie che non vivono neanche più perchè entrambi focalizzati sul figlio? Il problema è che hanno smesso di essere coppia e manco se ne sono accorti.

Del post di eka – e del post sul suo blog – riparlerò in seguito perchè merita una chiosa più appropriata.

Lalla, io in realtà queste donne le capisco fino a un certo punto, ma non oltre. Perchè come disse simpaticamente una mia amica livornese “ma dov’è il problema, una puppa a uno e una puppa all’altro”. Semplicisticamente, però ognuno deve ritagliare un po’ di spazio sia per il piccoletto che per il partner. Se il figlio fagocita, allora il rapporto col figlio va rivisto.

Selkis, condivido il tuo punto di vista sulla condivisione del piccolo tra i due, anche se – credimi – ho incontrato molte resistenze da parte delle donne che conosco a far si che il piccoletto fosse accudito da entrambi. La condivisione della maternità, per inciso, è già legge: il congedo può essere usufruito anche dall’uomo – in sostituzione della donna, ovviamente – così come tutti i congedi per malattia. Ovviamente non quelli per allattamento. Ora fammi un favore: vai da tue amiche figliomunite e chiedi loro quante sarebbero volute tornare al lavoro la settimana successiva lasciando il marito a casa solo col nano, o quante – in caso di malattia del piccolo – dicono “vabbè, io oggi vado al lavoro, col bimbo a casa ci stai tu amore?” rivolte al proprio compagno. Io credo poche. Sbagli pero’ a ridurre il tutto ad una visione fallocentrica della vita, la coppia è coppia sempre, non solo quando si è a letto.

 

Concludo una cosa: la affinità di coppia si vede anche e soprattutto CON e PER il figlio. Conservare una vita di coppia, oltre a mantenere felici i genitori, fornisce al piccolo un ambiente più sereno. Più sereno perchè c’è amore. Più equilibrato, perchè il figlio può capire – e a mio avviso deve – che non può essere sempre al centro del mondo. Farsi carico del figlio da parte di un genitore solo, o mettere il partner in secondo piano, significa anche escluderlo dall’educazione del piccolo, significa che giocoforza le proprie decisioni sono “più decisioni” di quelle altrui: penso che non ci sia niente di più diseducativo nei confronti del piccolo di vedere i propri genitori lontani dalla concordia sulle scelte che lo riguardano…

 

Ripeto, mi scuso se non ho scritto questo post Domenica. Ma ero ad organizzare il compleanno di una bambina.

Non voglio arrivare secondo (premessa)

…due righe per chiarificare il perchè al commento di Eka nel post qui sotto mi sono inorridito. No, inorridito è riduttivo, mi sono proprio spaventato a rendermi conto che ci sono donne “la fuori” che hanno questa linea di pensiero.

Storiella numero uno: Mario e Luisa Rossi (nomi di fantasia), una coppia di carissimi amici miei. La coppia perfetta: conosciuti a diciotto anni, entrambi si sono fatti le loro esperienze e poi si sono messi insieme. Una vita di coppia meravigliosa, una intesa sessuale meravigliosa (e si sono concessi pure qualche emozione decisamente “fuori dall’ordinario”, ecco). Metto “vita di coppia” e “intesa sessuale” uno accanto all’altro, perchè sono due cose strettamente collegate a mio avviso. La vita di coppia e l’intesa sessuale sono due organismi simbiotici: si rafforzano stando vicino, lentamente muoiono se presi separati.

Iniziano i figli. Il primo, il secondo. Rivedo Mario e gli chiedo come va: “bene… abbiamo meno tempo per noi, ovviamente i figli ci rapiscono, ma compensiamo con la qualità del tempo che passiamo insieme… e fidati che appena abbiamo due minuti per noi ci massacriamo!”. Ribecco un giorno Luisa in chat… “ciao sa30a, tutto bene… non vedo l’ora di tornare a casa, che oggi i bimbi son con mia madre e appena agguanto Mario lo strizzo come un asciugamano bagnato”.

Arriva il terzo e… boom. Risento Mario che mi chiede “ma insomma, come va? hai situazioni interessanti per le mani?”. Strabuzzo gli occhi e gli chiedo se c’è qualcosa che non va e la risposta è lapidaria: “Va male. Da quando è arrivato l’ultimo è un dramma… lei non mi cerca più, e ormai è un anno e mezzo. Mi sento un estraneo in casa mia e con mia moglie”.

Storiella numero due: siamo nel 1976, e un molto giovane – eppur divinamente saggio – sa30a sta ingaggiando una battaglia impari con un battaglione di contrazioni e uno staff medico per provare a restare nell’utero di sua madre. “Vieni fuori!”“Col cazzo, qui mi fregate, cinque minuti per uscire e poi settant’anni per provare a rientrarci! E magari non ci riesco neanche! Voglio garanzie scritte!”. A fare le spese della pugna è il campo di battaglia, ossia sua madre, che rischia concretamente di andarsene al Creatore, e sa30a che nonostante l’istinto battagliero manca di tutti gli armamenti necessari (tipo polmoni decenti, muscoli, ossa forti) per condurre la battaglia ma non cede di un centimetro. Un generale medico esce e chiede al padre di sa30a:

“Senta, qui si mette davvero male. O salvo la madre, o salvo il bambino. Mi dica lei…”
“Salvi mia moglie. Il bimbo lo rifaccio, la moglie no.”

Ci siamo fin qui? non vi voglio tediare oltre e fare un post lungo. La chiosa alle storie e il mio punto di vista arriverà a stretto giro di posta…