Non voglio arrivare secondo (premessa)

…due righe per chiarificare il perchè al commento di Eka nel post qui sotto mi sono inorridito. No, inorridito è riduttivo, mi sono proprio spaventato a rendermi conto che ci sono donne “la fuori” che hanno questa linea di pensiero.

Storiella numero uno: Mario e Luisa Rossi (nomi di fantasia), una coppia di carissimi amici miei. La coppia perfetta: conosciuti a diciotto anni, entrambi si sono fatti le loro esperienze e poi si sono messi insieme. Una vita di coppia meravigliosa, una intesa sessuale meravigliosa (e si sono concessi pure qualche emozione decisamente “fuori dall’ordinario”, ecco). Metto “vita di coppia” e “intesa sessuale” uno accanto all’altro, perchè sono due cose strettamente collegate a mio avviso. La vita di coppia e l’intesa sessuale sono due organismi simbiotici: si rafforzano stando vicino, lentamente muoiono se presi separati.

Iniziano i figli. Il primo, il secondo. Rivedo Mario e gli chiedo come va: “bene… abbiamo meno tempo per noi, ovviamente i figli ci rapiscono, ma compensiamo con la qualità del tempo che passiamo insieme… e fidati che appena abbiamo due minuti per noi ci massacriamo!”. Ribecco un giorno Luisa in chat… “ciao sa30a, tutto bene… non vedo l’ora di tornare a casa, che oggi i bimbi son con mia madre e appena agguanto Mario lo strizzo come un asciugamano bagnato”.

Arriva il terzo e… boom. Risento Mario che mi chiede “ma insomma, come va? hai situazioni interessanti per le mani?”. Strabuzzo gli occhi e gli chiedo se c’è qualcosa che non va e la risposta è lapidaria: “Va male. Da quando è arrivato l’ultimo è un dramma… lei non mi cerca più, e ormai è un anno e mezzo. Mi sento un estraneo in casa mia e con mia moglie”.

Storiella numero due: siamo nel 1976, e un molto giovane – eppur divinamente saggio – sa30a sta ingaggiando una battaglia impari con un battaglione di contrazioni e uno staff medico per provare a restare nell’utero di sua madre. “Vieni fuori!”“Col cazzo, qui mi fregate, cinque minuti per uscire e poi settant’anni per provare a rientrarci! E magari non ci riesco neanche! Voglio garanzie scritte!”. A fare le spese della pugna è il campo di battaglia, ossia sua madre, che rischia concretamente di andarsene al Creatore, e sa30a che nonostante l’istinto battagliero manca di tutti gli armamenti necessari (tipo polmoni decenti, muscoli, ossa forti) per condurre la battaglia ma non cede di un centimetro. Un generale medico esce e chiede al padre di sa30a:

“Senta, qui si mette davvero male. O salvo la madre, o salvo il bambino. Mi dica lei…”
“Salvi mia moglie. Il bimbo lo rifaccio, la moglie no.”

Ci siamo fin qui? non vi voglio tediare oltre e fare un post lungo. La chiosa alle storie e il mio punto di vista arriverà a stretto giro di posta…