Spunti di Discussione

Maremma zucchina quanto avete scritto :) ho avuto qualche giorno pieno e… cinquanta messaggi. Grazie del bel regalo.

Non voglio mettermi a riprendere le fila, vuoi perchè è diventato un dialogo serrato, vuoi perchè un pochettino ci siamo allontanati dalla Sindrome del Principe Azzurro. Ad ogni modo, vi copiaeincollo frase con mie considerazioni in qualità di spunto di discussione, perchè mi interessa sapere cosa pensate in merito.

“Aggiungo che apprezzerei molto un uomo in grado di farmi riflettere su alcuni miei comportamenti sbagliati, magari facendo insieme un’analisi psicologica dei motivi che mi spingono a comportarmi così..” (Michiru). A parole senz’altro. Nell’atto pratico delle cose, in realtà, la gente che psicanalizza o semplicemente fa notare i difetti rompe i maroni, e te lo dice uno che di difetti ne ha tanti. In realtà – e qui chiedo l’aiuto del pubblico – hai puntualizzato uno degli aspetti più difficili della vita di coppia: far notare le cose che non vanno con garbo, pacatezza, e “giusta via di mezzo”. Altrimenti passi o da menefreghista o ricevi in risposta perle del tipo “ma perchè di me non ti va mai bene niente?”.

“Non sono difficile da trattare, eh, anzi credo di essere nella media generale: ci sono però alcune cose a cui bisogna prestare un po’ di attenzione, pena una mia repentina chiusura a riccio che di solito non porta a cose buone.” (homodormiens). Succede lo stesso anche a me, e anche a molti maschietti. Tipicamente avviene quando la soglia della pazienza è stata passata da un po’, fermo restando che ognuno ha la sua soglia personalizzata. Aiuto del pubblico: ho osservato empiricamente che quando un uomo passa il limite, si chiude a riccio. Quando una donna passa il limite, non smette più di parlare spesso dicendo cose che non vuole dire. Accade anche a voi?

Bello il concetto della verginità di sguardo. E’ un po’ come il socialismo reale: a parole è splendido, all’atto pratico e messo di fronte alla realtà siamo tutti troppo deboli per mantenerlo a lungo.

“Se io e te abbiamo un problema di comunicazione, e tutto il mondo crede che questo problema derivi dal fatto che io sono pazza, purtroppo questo non risolve il NOSTRO problema. Anzi lo accentua[…]” (Mabh). Si, la famosa teoria del branco. Credo che prima o poi ci abbiamo sbattuto la testa tutti. Non credo però che tutto si possa ridurre a un problema di comunicazione, che è molto più semplice da instaurare di quanto non si creda. Il punto è che si vuole spesso imporre il *proprio* modus comunicandi, il che spiega perchè molte discussioni tra me e mabh sono tanto infruttuose quanto brevi.

La Sindrome da Principe Azzurro

Ci sono comportamenti che vengono definiti atavici, acquisiti quasi nel nostro DNA. Un pastore tedesco ha l’istinto alla guardia: è atavico. Un gattino la fa nella lettiera e la copre: è l’istinto atavico da predatore.

Gli esemplari maschi della specie homo sapiens sono atavicamente competitivi. Cercano la competizione, il confronto, fin da quando alle scuole elementari sbirciano nei vespasiani per capire chi ce l’ha più lungo, o quando si prendono a pedate giocando a pallone mentre le bambine giocano con i peluches di hello kitty o a far spostare i mobili della casa delle bambole a Big Jim mentre Barbie dirige i lavori.

Giocoforza, si cresce. Arriva l’età in cui non puoi più sbirciare i piselli al vespasiano, vuoi perchè ti sei stancato di perdere, vuoi perchè inizi a sentirti dare del finocchio dai compagni di classe e non apprezzi molto l’ostracismo che ne consegue. Allora cosa fai? sposti l’istinto predatorio, l’istinto di competizione, su altre cose. Se ti va di culo, usi i soldi dei tuoi genitori per competere con gli abiti firmati o i motorini truccati. Se ti va male, inizi a ragionare con le donne.

Facciamo un attimo di osservazione della realtà: quanti di voi hanno sentito dire ad una donna “guarda, era veramente un amore il mio ex… solo che sono stata una cretina, tra paturnie autoinventate, castità imposte per ripicca e rompimenti di gonadi vari l’ho fatto scappare“? Tutti con le mani sul grembo, eh? bravi. Normale amministrazione; non me ne stupisco.

All’atto pratico, all’inizio di una storia, vi sentirete raccontare peste e corna dell’eventuale ex. Dal “non mi dava attenzioni” fino al “mi picchiava“, passando per tutte le gradazioni intermedie di crudeltà gratuite (si, fateci caso: sono tutte gratuite) perpetrate dall’ex alla gentil pulzella.

Li’, in assenza di vespasiano, scatta l’istinto di competizione del maschio del terzo millennio: la Sindrome del Principe Azzurro. “Si, io sono più Principe Azzurro di lui!” ci si ripete convinti, magari per controbilanciare il fatto che al vespasiano ci avrebbe suonato come zampogne. E da li’ parte un crescendo di errori, altrimenti noto come il “dare il 120%“, quel madornale errore che ci porta a sovraimpegnarci, a coprirle di attenzioni, a rimediare a tutti gli errori dei suoi ex passati presenti e futuri, a dispendere preziose energie che servirebbero per ricaricarci.

Ignoriamo, tapini, che in quel momento siamo dei Big Jim che spostano mobili nella casa delle bambole, ad una Barbie a cui non andrà mai bene qualsiasi arredamento, fino a che ci stancheremo e non saremo più al 120%. E lei, al prossimo, dirà “Non mi dava attenzioni, non mi cercava, era distante, non vedi come ci sta male quel divano accostato a quel muro? pensa, lui si rifiutava sempre di spostarlo!”

Meditate gente, meditate.

Addio Anna staccato Lisa


“Non ci siamo mai conosciuti,
le nostre vite non si sono mai toccate
finchè non si ritrovarono
per dirti addio
e tratteggiarono il tuo ritratto
e mentre mi guardavo attorno
sentivo di vederti
nelle parole e nel suono

Prorompeva il tuo talento
dalle storie che raccontavano
e dai volti
di chi ti amava così tanto
la tua vita ha dato loro un tesoro
un pezzo di loro stessi
qualcosa che portano con sè
e ancora oggi è loro utile

Soltanto una vita
soltanto una vita
soltanto una vita
che nasce, è, ed è andata
soltanto una vita
e sono così felice di conoscerti
come ti conosco adesso

Forse dentro di te
eri sottosopra come me
ma per loro eri integra, e forte
e un’amica nel momento del bisogno
e tutto ciò che hai lasciato
e quello che mi ha travolto
dicono che il tuo lavoro di una vita
andrà avanti e avanti ancora
un pezzo di eternità

Soltanto una vita
soltanto una vita
soltanto una vita
che nasce, è, ed è andata
sei mai riuscita a capire
di cosa si tratta davvero?

Non ti conoscevo
non ti avevo mai incontrata
fino al giorno in cui ci ritrovammo
per darti il nostro addio”

Gentilezze

Ufficio. Passo per il corridoio, mi sento chiamare da una collega.

“Hey, sa30a!”
“Dimmi!”
“Auguri!”
“…eh?”
“Eh si, auguri! Oggi è il tuo onomastico!”

“O cacchio, non mi era venuto in mente… sei la prima a ricordartelo e a farmi gli auguri, grazie!”
“Certo che se alle undici del tuo onomastico sono io la prima a farti gli auguri… beh, sei messo male…”
“…è sempre rinfrescante parlare con te, grazie!”

Anche le gentilezze hanno un sapore dolceamaro.