sa30a, il single che piace…

…si, ma alle nonne però.

Perchè altrimenti non si spiega come mai la donna delle pulizie mi porti le foto delle figliole dicendomi, testuale, “scegli quella che ti piace di più che te la impacchetto”. Una delle due figliole, ovviamente, ha 24 anni e un nano di 5.

 

Ho scelto la più grande, ora aspetto che mi arrivi “la cassa con il fiocco rosa”, per dirla con Battisti. Con la fortuna che ho, dentro ci trovo i mattoni (ma di hello kitty). Vi terrò aggiornati!

Mai offrire aperitivi

“…e insomma, a che ora stacchi?”
“alle sette e un quarto, perchè?”
“No, pensavo di offrirti un aperitivo, ma visto che l’ultima volta che ti ho offerto un cioccolatino non mi hai parlato per un mese, forse non è il caso!”
“no, figurati, non è per quello…”
“…?”
“…è che stasera a casa c’ho il polpettone, e mio padre ci resta male se non gli faccio la festa.”

 

Come si fa a non adorare le donne? Mi sto impegnando ad essere omosessuale, ma di fronte a lampi di genio come questi mi rendo conto che ho ancora tanto da imparare.

Imparare a stirare

Fino a 24 anni ho vissuto con mia nonna. Mia nonna non mi faceva stirare. Facevo tutto, eccetto quello. Poi è morta.

Dai 24 ai 27 ho vissuto con mia madre. Mia madre non mi faceva stirare. Facevo tutto, eccetto quello.  Poi è morta.

Dai 27 ai 33 ho vissuto con Gamma. Gamma non mi faceva stirare. Facevo tutto (e venivo puntualmente criticato), eccetto quello. Poi se ne è andata.

 

A questo punto mi spiegate PER QUALE MOTIVO, se dico a una donna che ho imparato a stirare guardando dei video su youtube, quella stessa donna si mette a ridere come se avessi detto una cretinata da deficiente? con tutte le donne che hanno imparato (dalla loro madre) morte o semplicemente “non pervenute”, cosa dovevo fare? comprarmi un libro? sposarmi una donna solo per farmi stirare le magliette?

 

Ci sono uscite che mi lasciano veramente ma veramente perplesso.

Rose Rosse per Te

Locale della Versilia. Tavolino. Arriva il venditore di rose, al secolo per gli amici “rosario mazzu”.

“Vuoi Rosa?”
“No, grazie.”
“Ma dai, rosa bella, vuoi rosa?”
“No, ho detto di no…”
Ma dai, rosa bella, donna bella, vuoi…”
“No!”
[Rosario Mazzu resta lì, imperterrito, a guardarci fisso]
“Ho detto di no! No, GRAZIE!”
[Rosario Mazzu resta lì un paio di minutini buoni, poi capisce che non è aria e se ne va]
“Certo che son duri, gliel’ho detto mille volte di andarsene… ma non capisce quel che dico?”
“Si, lo capisce benissimo. Ora però mangia che ti si fredda, Luisa (*)”

Vedi, Setarossa, non è precisamente che la vorrebbero tutte. O se preferisci, puoi asserire che le trovo tutte io. E su questo direi proprio che ci siamo.

 

(*) Nome ovviamente di fantasia

Sveglia al femminile

Sono le cinque. Suona la sua sveglia. Il suo cellulare. Deve essere al lavoro presto, e lavora lontano. Lei apre l’occhietto, prende il cellulare, lo guarda con l’occhio misto tra il languido e la trota lessa di chi ha dormito troppe poche ore, e sospende la sveglia. Mugola qualcosa, e mi viene a cercare. Io provo a riaddormentarmi.

Dopo cinque minuti, la sveglia sospesa risuona. Lei mugola di nuovo qualcosa, si rigira, mi prende il braccio e si acciambella… ovviamente dopo aver sospeso la sveglia. In trenta secondi il suo respiro cambia, e si riaddormenta. Io provo senza troppa convinzione a riaddormentarmi.

Dopo altri cinque minuti, la sveglia sospesa RIsuona. Lei borbotta qualcosa, si rigira un pochino, si rilassa un po’ con gli occhi chiusi e risospende la sveglia prima di riaddormentarsi. Io guardo il soffitto, ormai m’è venuta la visione al buio come agli elfi.

Dopo altri cinque minuti la sveglia sospesa RIrisuona. Lei si acciambella, si struscia un po’ sul mio petto, sputa un pelo senza muovere neanche un muscolo e rilassa di nuovo il respiro come per riaddormentarsi.

Io levo il braccio da sotto, mi alzo, cerco il pigiama chè il riscaldamento è programmato alle 5.30 e alle 5.20 la casa è ancora freschina.

“Che fai?”
“Vado a prepararti la colazione…”
“Ma dai, tu che puoi dormire ancora un’ora, perchè non resti a letto?”

 

Sorrido. Già, perchè non resto al letto? e soprattutto, perchè ho questo ghigno stampato sul viso mentre preparo il caffè, sapendo che finirai sul mio blog?

Tutti a me gli stronzi!

Prendiamo un attimo spunto dal post di Maria in “rinunce per amore” per una piccola riflessione.

Maria scrive, in buona sostanza, “..ma come cazzo è possibile che ambosessi si riesce a mettersi sempre con chi ci fa star male?sembra categorico che chi è capace di amare si innamori inevitabilmente di chi lo farà soffrire… […]perchè quello che riesce a vivere in questo modo onesto nella coppia se la prende sempre in quel posto e non riesce a trovare mai il suo corrispettivo per formarci una coppia??

Il che, in buona sostanza, vuol dire “ma porco cane, io sono bravo/a, perchè il destino si accanisce contro di me e mi fa incontrare solo stronzi/e?

Ci sono due vizi di fondo in un ragionamento come questo.

Il primo è quella che spesso viene chiamata captatio benevolentiae: “ma io sono bravo”, “io sono quello buono”, “io sono quello serio”. Si. Senz’altro.

SICURO?!?

Perchè talvolta non è così. Talvolta anche quello bravo e serio ha i suoi bravi (perdonate il pun invol0ntario) difetti, magari è appiccicoso, magari pensa che il suo “essere bravo e serio” gli consenta di giustificare tutta un’altra serie di comportamenti sbagliati, magari visto che “lei è seria” ti fa trottare come un leprotto, magari ha la sudorazione acre, il naso peloso e tutta una serie di difetti che lo rendono insopportabile all’altro. Non per dirlo, ma una delle mie pazze adesso passa le giornate su facebook a cercare link melensi, taggare il suo lui, e scambiarsi frase da 700 di glicemia. Brava? si. Seria? serissima. Ma a me sarebbe durata quanto un gattino sull’aurelia una così.

Guardate bene il grassetto. Lo rendono insopportabile all’altro. Questo è il secondo vizio di fondo del ragionamento di cui sopra: si pensa per uno, e non per due. Ci si carica dei fallimenti passati delle proprie storie, ci si crede dei falliti (o dei martiri, o degli stronzi, o delle troie) e si omette un pensiero che ha una banalità tipica dell’Uovo di Colombo: le storie, così come il sesso, si fanno in due. Ed è l’alchimia che funziona, non necessariamente noi, e non necessariamente il o la partner.

Ora andiamoci a rileggere la coppa vuota. La coppa vuota è accettazione, è rassegnazione, è serenità. Ma soprattutto è la coscienza di arrivare a dare quel che si ha, senza problemi e senza patèmi d’animo, con il fine di accettare ANCHE i fallimenti di coppia, nella rasserenante tranquillità di sapere che si è dato assolutamente tutto quel che si poteva dare, e senza aspettative da deludere. Teniamo però a mente che non siamo soli.

Alle volte non funzioniamo noi. Quanti di voi, alla fine di una storia, si sono messi ad elencare con onestà i propri errori? non è un percorso che fanno tutti, se non altro perchè costa una fatica boia.

Alle volte non funziona il compagno o la compagna. Capita. Talvolta ha altro per la testa, talvolta semplicemente non gli piacevate abbastanza, alle volte è un filino zoccola e vi tradisce con tutti i vostri compagni di calcetto a tre alla volta. Capita.

Alle volte non funziona la coppia. Io mi ritengo una persona con la passione per le cose solide e i rapporti stabili, ma ci sono determinati comportamenti che io non reggo. Ho le mie piccole e grandi fisime, le abbiamo tutti, e vi svelo un segreto: con l’età si diventa progressivamente più integralisti, e le fisime sono sempre più importanti. Alle volte manca semplicemente l’alchimia.

 

Non ci cacciamo nei vittimismi. E’ una fase, senz’altro, ma vediamo di uscirne con una nuova consapevolezza. Fatta di umiltà e semplicità, se vogliamo.

Donne e Peso

Avevi venti anni quando ti ho conosciuto, eri a dieta perchè volevi essere  bella.

Avevi venticinque anni quando mi sono innamorato di te, eri a dieta perchè volevi conquistarmi.

Avevi trent’anni quando ci siamo sposati, e ti sei messa a dieta per entrare nel vestito e per le foto del matrimonio.

Avevi trentacinque anni quando abbiamo avuto un figlio, e ti sei messa a dieta prima e dopo, per non rovinare il tuo fisico con la maternità.

A quarant’anni mi hai lasciato, e ora vuoi gli alimenti.

 

Ma porca puttana, MA NON ERI A DIETA?!?

 

(Liberamente tratta da un link che circola su facebook)