Peccato averti persa

E’ amica di amici. Ci chiacchiero un po’ in qualche gruppo, mi piace quel che dice e come lo dice, inizio a scambiarci due parole.

Aperta, libertaria, peraltro pure caruccia. Mediterranea e morbida. Insomma, detta tra noi, ci avrei fatto volentieri merenda, ecco. Ogni tanto la sento fare dei discorsi strani, un po’ da “il mondo deve essere come mi pare”. Ma è normale. Quando si è soli ci si rinchiude dietro le nostre verità, esponendole, aspettando che qualcuno ci bussi al portone. Come quei canini piccoli dietro i cancelli, che ti abbaiano feroci quando ti avvicini, e se infili la mano tra le sbarre per accarezzarli ti mostrano il pancino e si sciolgono.

Arriva una occasione in cui ci si può finalmente vedere, un picnic tra amici, e insomma, io vado. Lei invece no, non c’è. Pazienza. Cose che capitano. La ricontatto il giorno dopo.

“Non c’eri domenica…”
“Eh, avevo un altro impegno”
“Non ci siamo visti, peccato”
“Si, per te senz’altro”

A posto. Da prendere e mandare affancuore subito.

Dimenticanze Selettive

Mi è capitato in questi giorni di vedere un video su youtube di una persona che mi è stata davvero cara. Ovviamente una delle mie pazze, intendiamoci. Ma una pazza di quelle che impiega parecchio tempo a palesarsi, e nel frattempo ti innamori.

Filmato, canta. La vedo cantare, la sento cantare, ok, passiamo oltre.

Altro filmato. Primo piano sul viso. “Cacchio come è bella”, penso, rapito dal mio solito sentimentalismo. Poi parla.

Vi giuro. E’ stato il panico. Non riconoscevo più la sua voce. Come se la sentissi per la prima volta. Una delle persone più care della mia vita, e mi sono reso conto che avevo completamente dimenticato la sua voce. Una delle cose più belle che aveva.

Il che è curioso, perché se mi perdonate la deriva suina, sono ancora in grado di disegnare nei minimi dettagli entrambi i suoi capezzoli. Ma non ricordavo più che voce avesse.

In matematica usiamo una lettera greca per delineare la distanza. Si chiama Delta. E forse forse non è un caso.

Voi, come dimenticate?

Compatimento ed Esami

Pineta della mia città. Un sa30a è a correre con un’amica quasi coetanea, nell’eterna lotta tra Eros e Thanatos, Spirito e Materia, ma soprattutto Single e Tagliatelle Col Cinghiale.

Uno degli assiomi della corsa è “corri rilassato. Sei rilassato quando riesci a conversare”, e ossequioso alle regole di uno sport che non conosco ancora parlo. Parliamo. Delle nostre vite – ci conosciamo da un po’ – delle nostre storie. Di ex.

“poverina, quante gliene ho fatte” mi dice parlando di una sua ex.

Mi è salito il groppo al cuore, che quando stai cercando di correre non è precisamente il massimo della vita. E mi sono volati i pensieri.

Sono un giudice molto duro con me stesso. Il primo pensiero è stato rifarmi un esame di coscienza per chiedermi se ci sono persone nella mia vita a cui ho fatto sentimentalmente del male, o perlomeno, più male del necessario. Perchè le storie talvolta finiscono e in quel caso qualcuno che soffre c’è sempre, però c’è una sofferenza che è inevitabile e un’altra che può essere risparmiata.

Passato il necessario esame (ma mi riprometto di rifarlo con il cervello meno annebbiato dalla carenza d’ossigeno) mi sono scoperto a volare con la fantasia. Chissà se c’è qualcuno in giro per il mondo che pensando a me dice “oh, povero sa30a, quante gliene ho fatte”.

Mi sono sorpreso a pensare che le persone che potrebbero dire una cosa del genere in realtà sono quelle più incapaci di pensarla. E se fossi così anche io?

Esame da rifare. Accidenti a me, a Voltaire e alla logica.

Dialoghi rapidi

“Ma come fa uno così carino e dolce come te a essere single?”
“Magari mi aiuti a capirlo? tipo di fronte a un bicchiere di rosso?”
“aaah, noi donne siamo proprio stupide alle volte”

Gira il culo, e se ne va.

TiziaA: “ehi, sa30a, come è andata con tiziaB?

sa30a: “Bene, molto bene…

TiziaA: “Non capisco perchè mi parli di tiziaB, magari mi dà fastidio, no?

sa30a: “ma me l’hai chiesto tu…

E se ne va a culo ritto.

Poi uno dice che la singletudine nuoce alla salute. All’altrui, di sicuro.

Psihi Mou, sorridi.

Vi racconto una storia, di un certo sa58a.

Resta single fino ai trenta inoltrati, combinando stragi su stragi perchè è un bel ragazzo, perchè ci sa fare, perchè i bagnini dalle mie parti rimorchiano tutto quel che vogliono.

Ai trenta inoltrati conosce lei. E’ amore di quello esclusivo. Lei ha un figlio di otto anni, una situazione sicuramente difficile, ma non demorde. Si butta di testa in questa storia, si occupa con molta delicatezza di un figlio alle prese con un padre talvolta assente e talvolta dannoso. Dopo tredici anni di convivenza scelgono di sposarsi.

Il destino, però, ha un brutto scherzo in serbo per loro. Dopo pochi anni di matrimonio lei si ammala. E’ un tumore (no, mi rifiuto di chiamarlo “brutta malattia”. E’ un tumore). Intervento, chemio, radio. Regressione. Resistono e vanno avanti. Dopo sei mesi dal primo tumore, eccone un altro. Sei mesi di agonia, e lei se ne va nel paradiso speciale riservato a chi ha lottato fino alla fine.

Lui distrutto, preda per mesi dei pensieri più bui, alla fine trova il coraggio di alzarsi e incontra un’altra. Anni di storia, si rimette in gioco, ci riprova. Fino a che lei non prende e da un giorno all’altro dice “sai cosa? voglio fare vita, viaggi, divertirmi. Me ne vado”

“Sai, sa30a, non ne ho proprio più voglia di donne” mi confida, sensibilmente demoralizzato.

Poi un giorno su facebook ritrova lei. Una turista greca con cui ebbe una tresca oltre trent’anni prima. Lei ancora innamorata, ancora persa, nonostante una vedovanza e un figlio grande.

Si ritrovano. Si rivedono. E ora stanno insieme. Belli, e felici.

Lui lo conosco, lo conosco bene. E’ il mio patrigno. E vedere quella torta, con su scritto “Auguri, Psihi Mou” (tradotto: “Auguri, Anima Mia”) portata direttamente dalla Grecia per lui mi ha fatto sorridere e miagolare tanto.

Auguri, sa58a. Che la vita ti dia sempre quel che meriti.

Psihi Mou

Non salvatemi, per favore.

Mi faccio un regalo di compleanno. Torno qui. Vi ricordate quando vi chiesi “mi mandate le citazioni che più vi sono piaciute del blog, per favore?”

Ecco la prima. Ad opera di una lettrice, non mia.

Non salvatemi. Riconoscetemi.

Perchè siamo quello che siamo. Se non abbiamo accanto la persona giusta per noi non è perchè siamo dei poveri disgraziati a cui manca qualcosa.

No. Siamo persone normali, vive, talvolta belle e talvolta no. Ma intere, siamo intere, dobbiamo essere persone intere. Non credo alla retorica delle due mezze mele che ne fanno una o degli angeli con una sola ala che devono stare abbracciati per poter volare. No.

Credo nelle persone, uniche, vere, vive e autonome. Credo che ci sia la profonda necessità di essere riconosciuti per quello che siamo, per la nostra natura più intima, e apprezzati per essa. Con le nostre devianze e i nostri problemi, che esistono per tutti ma non devono essere di peso a nessuno. Con le nostre diffiicoltà e la nostra voglia di lottare. Con la cellulite o le palle mosce, con la satiriasi o con l’astinenza. Con la banalità o la perversione. Cerchiamo sempre di essere noi stessi e di proiettare solo e unicamente solo questo all’esterno.

Non voglio essere salvato. Voglio essere riconosciuto. Me lo merito e lo pretendo.

E oggi,addì 23 maggio dell’anno domini 2014, giorno del mio trentottesimo compleanno, io torno a cercarmi. Con voi. E per voi, anche.

sa30a

Della Solitudine e delle Sparizioni

E’ sera. Le braci ancora mandano bagliori bianchi e rossastri nel giardino di una casa non mia, sul tavolo due bicchieri di vino, un po’ di patate e una fiorentina alta quattro dita.

Prima che partiate con i film vi presento i personaggi: uno è un single a trent’anni (e passa…) di vostra conoscenza. L’altro è un sa63a che tra le sue mille colpe ha quella di avermi messo al mondo (o così perlomeno gli disse sua moglie, tanto tempo fa).

Finita la fiorentina (siam ragazzi d’appetito) io attacco, come di consuetudine, l’osso. Mi piace ogni tanto entrare in contatto col lato più ferino di me, e l’osso della fiorentina è un modo perfettamente lecito e tutto sommato più facilmente reperibile di altri. Prendo l’osso a due mani e attacco a sbranarlo con visibile soddisfazione.

“Ma guardalo come sgrofogna! Non hai neanche chiesto di dividerlo, eh?”
“Mi spiace papà, ma ci sono momenti in cui un uomo è solo con le proprie responsabilità”.
Sorride. “Forse non hai chiara una cosa, Francesco”.

Ahia. Mi chiama per nome, vuol dire che è una cosa seria. Tipicamente mi chiama “Tanghero”, fate un po’ voi.

“E quale sarebbe?”
“Che un uomo è SEMPRE da solo con le proprie responsabilità. Talvolta anche con quelle altrui. Se aspetti che qualcuno, o qualcuna, ti aiuti… aspetti a lungo”.

Ha ragione da vendere. Una delle cose che definisce un uomo rispetto a una pallida imitazione è la capacità di assumersi le proprie responsabilità, e talvolta quelle altrui. Oltre a capire la inevitabile differenza tra ciò che è bello e ciò che giusto. Ok, sto divagando, mi fermo… definire cosa è un uomo per me richiederebbe troppe righe.

Ricollego la frase alle persone che ho trovato in questi anni di singletudine. Tante, troppe pronte a vomitarti addosso i loro problemi, le loro faccende, i loro impegni, i loro obblighi e aspettare che tu le aiuti. Poi quando inizi a spogliarti, spariscono. Nel nulla. Senza nemmeno dire ciao. Tante pronte a chiedere comprensione, ad aspettarsela, a pretenderla. Ma mai ad offrirla, mai a chiedersi “forse sto sbagliando qualcosa”.

Un’altra cosa su cui riflettere.

Vi chiederete perchè sono sparito in queste settimane: motivo semplice, purtroppo. Un mio parente ha avuto un problema di salute e ho dovuto assisterlo. Fino alla fine purtroppo. E questo pietoso uffizio si è mangiato praticamente tutto il tempo libero. Per cui… scusatemi. Vi chiedo scusa di aver trascurato il blog, di aver trascurato voi, di tutte le persone che mi hanno scritto una mail o un messaggio su facebook e che ancora non hanno avuto risposta. Presto riprendo tutto in mano, e quando prometto, mantengo. Sempre. Almeno che non mi muoia qualcuno, nel qual caso mantengo ma un po’ più tardi.

sa30a

P.S. piccola comunicazione di servizio: questo blog non è una bacheca di incontri. Io sono felicissimo se sul “chi e perchè” raccontate le vostre storie, le leggo tutte e sono spunti di vita interessantissimi. Ma se vedo dei “periti di vulva” usarla per rimorchiare arrivando a scrivere messaggi inequivocabili o a lasciare il proprio numero di cellulare, beh, sappiate che quei commenti verranno cancellati senza misericordia.