Uno di Meno

Post leggero oggi, per stemperare quello che una lettrice ha giustamente ribattezzato sunday blues.

Palestra. Luogo in cui tipicamente sono piuttosto orso: vado li’, mi alleno, mi lavo, esco. Sic et sempliciter.

Tra le poche persone con cui ho fatto conoscenza c’è un ragazzo. Alto, carino, parla come una persona normale e non come l’idea socratica del portuale, una bella cantilena. Insomma, il classico tipo che se fossi una donna ci farei un pensierino.

Dicevo: vado, mi alleno, mi lavo, ESCO. Esco e me lo trovo li’ fuori, temperatura esterna 1 grado, aveva nevicato da poco, lui in calzoncini e maglietta a maniche corte, sudatissimo, al telefono.

“spero che sia la Regina Di Tutte Le Gnocche, ragazzo, sennò tu sei pazzo, ti piglia una pleurite!”
“sisisisi, tranquillo” ridacchia lui.

Faccio 10 metri, e sento la sua voce.

“Pronto? Arturo? sono Lorenzo!”

Evvai. Uno in meno sulla strada che mi divide dalla donna della mia vita :)

Bellezza Struggente

Pomeriggio. Palestra semideserta, sono lì che traffico tra gli attrezzi ed entra lei.

Si nota. Si nota subito. Alta, altissima. Magra. Magrissima. TROPPO magrissima. In testa pochissimi capelli scompagnati, ciocche diradate da una cura crudele quanto la malattia che cerca di curare. La riconosco, la guardo mentre va ai suoi attrezzi e prova a fare i suoi esercizi, fa fatica, non ha forza, tenta di prendere peso e non ci riesce. Ogni volta che la vedo è più magra della precedente.

E’ una ragazza che sta combattendo una lotta impari, i suoi capelli orgogliosamente esposti ma devastati, il colorito malato, la debolezza. Gamma, con la sua corazza irta di aculei da professionista del settore, direbbe “è un morto che cammina”.

La lascio allenare in religiosa tranquillità. La mia timidezza mi ha sempre bloccato dagli approcci, specie quelli pseudocasuali, specie quelli in cui ti infili in una situazione dove ci vuole talmente tanto rispetto che già la prima parola è di troppo.

Nel prendere due manubri le passo davanti, alza la testa e ci guardiamo. Due occhi grandissimi, due cerchi perfetti di un’azzurro mare, e… truccati. Si, lei lotta con la morte ogni giorno, ma va in palestra con gli occhi truccati. Mi sono dovuto allontanare, non volevo che mi vedesse mentre mi commuovevo. Una bellezza commovente, struggente.

E noi…

…noi che ci lamentiamo di quando le persone prendono i nostri cuori e li dilaniano, giocandoci come gattini annoiati…

…noi che pensiamo che il mondo sia arrabbiato con noi perchè non ci concede i sogni che vogliamo…

…noi che ci creiamo problemi, che rinunciamo a vivere, che ci facciamo mancare qualcosa…

…noi, noi dovremmo imparare tutti ad andare in palestra con gli occhi truccati.

La vita ha sempre un modo meraviglioso per dirci le cose. Basta trovare il coraggio di guardare due occhi di una bellezza struggente.

Neve

Nevica sulla mia terra stamani. E’ una cosa rara. E come le cose rare, me le godo finché ci sono.

A piedi, verso il lavoro, con il naso all’insù, come un bambino, mi godo la carezza di ogni fiocco di neve che mi sfiora il viso.

Al lavoro guardo dalla finestra, vedo i campi bianchi, guardo le auto che passo e mi sforzo di riconoscerle tutte. Come quando ero bambino, continuo a guardare la strada in cerca di auto familiari. La neve copre tutto, delicata, persistente, soffice.

Con ogni fiocco, un pensiero.

Che dolce, delicata malinconia.

Sorprese e Stravolgimenti

Gamma: “Pronto? sa30a? ti disturbo?”
sa30a: “ciao! no, figurati… è successo qualcosa? tutto a posto? ho della posta urgente che hanno consegnato da te?”
Gamma: “No, niente di tutto questo. Sei libero un giorno di questi per un aperitivo?”

Ecco. Immaginarsi la mia faccia è lasciato come esercizio allo studente. Un po’ come se avessero trovato vita su Marte.

E’ un periodo strano, di sorprese e di stravolgimenti. Di galassie in cambiamento. Vedo persone evanescenti farsi reali, punti fermi della mia vita svanire nel nulla, gente altrimenti anaffettiva diventare all’improvviso sorprendentemente empatica e persone affettuose diventare gelide come la tramontana che oggi spazza la mia terra.

…e al solito, reagirò nell’unico modo che posso fare: passivamente, creando nuovi spazi dentro di me, ascoltando, ascoltandomi, cercando nuovi limiti per valicarli ancora, e crescendo.

Che stanchezza, però.