Promettere, mai mantenere

Mi scrive una utente. Si, una di voi. Bella persona, bella conversazione, un unico neo: leggo la sua mail con qualche giorno di ritardo.

“Scusami, io la mail la controllo poco…”
“eh, certo potresti controllarla un po’ di più, no?”

altro scambio… sempre piacevole, peraltro…

“scusa il ritardo!”
“ma mi prometti che controlli la mail più spesso?”
“ok, promesso!”

Ecco, secondo voi l’ho più sentita?

Perversioni e pornografia

Ci sono filmati che ti restano impressi, di quelli che ti deviano la mente al punto tale che… ti minano il godimento di una vita sessuale normale.

E’ dura scacciare via quelle immagini che hai visto grazie ad un amico telematico di vecchia data. Restano come un sottofondo, mentre lei è nel tuo letto, si agita, si stiracchia come una serpe mentre giochi col suo corpo, percorri la sua pelle con le labbra. Distratto, distratto da quei corpi in movimento.

Quasi non te ne accorgi quando lei con la forza della lussuria ti rigira, ti sale sopra, e inizia a salire. “Non posso dirglielo“, è il pensiero mentre parte dalle gambe, e con le mani accarezza, con le labbra coccola, e via a salire, a salire. E la tua mente continua a deviare, quei corpi, quelle tinte nitide, quella plasticità.

Incurante della mia distrazione lei sale ancora, dedicandosi a me senza mai smettere di fissarmi con lo sguardo, i suoi occhi inchiodati ai miei. Una geisha. Nel mentre che mi godo lo spettacolo, mugolando nei momenti giusti, quasi automaticamente, continuo a pensare. Continuo a ripetermi “no, non posso dirglielo. Non può capire. E’ troppo, per lei“.

Non sente i miei pensieri. Sale ancora, sale al collo, si stacca e mi guarda. Mi fissa con uno sguardo interrogativo, come se volesse chiedermi cosa desidero. E allora dò libero sfogo, e glielo dico.

 

“Mio… mao! Mio… mao! la-la-lalla-là!

 

Scatta all’indietro come se l’avessi colpita. Anzi, se l’avessi colpita forse avrebbe anche apprezzato.

“Tu non sei normale”.

“Cavoli, ci hai messo poco ad accorgertene!”

Ho rimorchiato!

Squilla il telefono della reperibilità. Strano: sono in ufficio.

“Pronto, si, buongiorno, sono la centralinista, c’è qualcuno lì da voi oggi? perchè ci sarebbe un problema…”
“Guardi, io sono in ufficio, sono di guardia alla struttura fino alle 18 e non sono il solo…”
“Ah, allora cerco la dottoressa taldeitali ma… aspetta, tu sei per caso sa30a?”
“Si Luisa(*), sono io! come stai?”
“Benone! Senti, è un po’ che ti avevo in mente ma… un giorno di questi passi al centralino così andiamo a prendere un caffè insieme, tanto per conoscersi meglio?”

 

Visto? Visto come rimorchio?

 

Per forza. E’ cieca.

 

(*) nome ovviamente di fantasia.

Vivo in una dimensione parallela

Ne sono convinto. Vivo in una dimensione parallela. Altrimenti non si spiega.

La Principessa che asserisce tutta contenta che le sue amiche single cercano – TUTTE – un uomo da coccolare e chiamare amore e farci vita sociale. Oh, io non ne incoccio mai una, si vede che nella mia dimensione non esistono.

Altre varie occasioni in cui mi si raccontano storie di donne che la danno a destra e a manca e senza pensieri, esattamente come farebbe un uomo se potesse evitare gli schiaffoni, che ovviamente nella mia dimensione non esistono: fanno parte di un altro spazio-tempo. A me non me l’ha mai lanciata con la fionda nessuna.

“oh, sai che ho comprato? questo” – “ma dai, l’ho pagato cento euretti meno!” – eh, nella mia dimensione era in vendita a cento euri in più. O allora? Che ci devo fare?

 

Mi dite dove fanno i traslochi interdimensionali?

Donne Impegnative

Attraverso la pur sempre corteggiabile unadicuore sono giunto a un blog decisamente carino, che tratta con uno spirito molto vicino al mio i complicati rapporti uomo-donna: “me parlare donna un giorno”, e tra i tanti articoli ho trovato questo.

 

Perchè vi cito questo articolo? in primissima battuta perchè è condivisibile. In seconda istanza è perchè pur essendo condivisibile, raramente viene condiviso. Perchè diciamocelo, di donne che mi hanno detto “io sono una donna impegnativa, sai?” ne ho trovate tante. Troppe. Perchè di donne che non contente di averci messo il carico da 10 schiacciavano col carico da 11 dicendo “io dò tanto, ma pretendo altrettanto!” ne ho trovate un altro po’.

L’ultima frase, in particolare, è da leggersi “io te la dò, ma pretendo che tu sia pronto a saltare ad ogni minimo input, che tu mi dia retta appena lo desidero, e che tu sia perennemente sintonizzato sui miei cambi di umore che mi autocostruirò al fine di valutare l’impegno che stai mettendo per fartela dare”.

Al che l’uomo dopo un po’ ti manda in culo, logicamente, e puoi finalmente andare da un’amica a dire “mi ha lasciato perchè preferisce donne poco impegnative, quello smidollato!”. Mentre magari, più semplicemente, gliele avevi messe in un pestello da erborista e li’ battute col martello pesante fino a che lui – povera stella – ha preso e se ne è andato.

 

Meditiamo, meditiamo. Ora che ci penso, qualche volta mi è scappato uno “stare con me non è facile”… voi? avete mai vissuto da vicino situazioni simili?