Differenze

Telefono. Whatsapp. Numero di una persona che non senti da un BEL po’.

“Ciao, volevo dirti che ieri è nato Pippo (*)”
“…?”
“Si. Io e lui stiamo bene”

Splendido. Ieri la mia ex ha figliato. Io ieri ho comprato un Apple Watch. Qualcosa non torna, e non parlo solo del fatto che quando stavamo insieme io di figli ne volevo e lei “neanche a parlarne, ho una carriera da seguire”.

Brevi pillole di depressione.

(*) nome ovviamente di fantasia per la tutela dell’infante.

Sorprese e Stravolgimenti

Gamma: “Pronto? sa30a? ti disturbo?”
sa30a: “ciao! no, figurati… è successo qualcosa? tutto a posto? ho della posta urgente che hanno consegnato da te?”
Gamma: “No, niente di tutto questo. Sei libero un giorno di questi per un aperitivo?”

Ecco. Immaginarsi la mia faccia è lasciato come esercizio allo studente. Un po’ come se avessero trovato vita su Marte.

E’ un periodo strano, di sorprese e di stravolgimenti. Di galassie in cambiamento. Vedo persone evanescenti farsi reali, punti fermi della mia vita svanire nel nulla, gente altrimenti anaffettiva diventare all’improvviso sorprendentemente empatica e persone affettuose diventare gelide come la tramontana che oggi spazza la mia terra.

…e al solito, reagirò nell’unico modo che posso fare: passivamente, creando nuovi spazi dentro di me, ascoltando, ascoltandomi, cercando nuovi limiti per valicarli ancora, e crescendo.

Che stanchezza, però.

Autosincerità tardiva

Serata a suonare, vado dal mio chitarrista-amico di lunga data e come sempre mi vengono incontro le di lui gatte.

Micia1: maoooooo!
sa30a: “Ciao, prima-gatta-nera-strusciosa di cui non ricordo il nome!”
Micia2: maoooooo!
sa30a: “ciao, seconda-gatta-nera-autocappottante!”

Tutto ad un tratto vedo un terzo gatto, grigio e nero (un amore) che mi dardeggia uno sguardo fugace da sotto un’auto, per poi scappare tutto diffidente.

sa30a: “Senti un po’, ma hai preso un gatto nuovo?”
chitarraio: “No, è uno che viene ogni tanto qui, attratto dalle gatte.”
sa30a: “ma sono sterilizzate! Che attrattiva possono avere? sono inavvicinabili!”
chitarraio: “eh, ma glielo spieghi te al gatto?”
sa30a: “oddio, dopo quasi otto anni con Gamma, sono un’autorità in campo di tempo buttato dietro ad animali femmina biologicamente frigidi”.

E’ ancora li’ che ride. Io ripenso a quegli anni buttati e magari rido un po’ meno, ma l’è meglio prenderla a ridere, suvvia.

Quando la realtà supera la fantasia

Non ricordo se l’avevo già detto, comunque gamma è un medico. Chirurgo, per la precisione. Capirete quindi che con i recenti cambiamenti del mio stato di salute le ho mandato qualche messaggio.

“Ehi, scusa se ti disturbo, conosceresti mica qualche otorino bravo lì dove lavori tu?”
“Devo guardare, di cosa ha bisogno di preciso?”
“Ho un intervento programmato per metà gennaio, siamo a fine Novembre, se mi riuscisse di accelerare sarei ben contento.”
“Intervento? perchè, cos’hai?”
“Io? un tumore alle corde vocali. E capisci che prima lo levo e lo analizzo, meglio è”.
Ah, allora mi porti il libretto d’impianto della caldaia? è rimasto a te…”

Potrei riempire questo sito di storie inventate, se volessi. Ma la realtà trova sempre il modo di battermi tre a zero a tavolino.

Rinunce per amore

Scherzavo parlandovi di moto, topa e moglie ma… il tema meritava un epilogo, ed eccomi qui ad argomentare.

Diciamo una cosa: l’ho fatto anche io. Ai neanche-troppo-lontani tempi di Gamma, vendetti la mia amata moto (Eleanor, Eleanor, chissà dove sei adesso…) per uno scooter. Motivo? dinamiche di coppia: il suo lavoro che la prendeva, lei che non mi ci veniva più, l’utilizzo scarso che ne facevo e la “razionalità” di sostituirlo con un mezzo più adatto ad un casa-lavoro, la promessa “dai, ce la ricompriamo appena mi specializzo e ho uno stipendio”.

Mi sono sentito ganzo, a farlo, vi dirò. Mi sono sentito di “ragionar per due”, mi sono sentito… Lys direbbe che “sono stato maturo”.

Sbagliato. A distanza di anni, prima quando ero con lei e poi quando con lei non ero più, ve lo posso dire con sicurezza: non sono stato maturo. Sono stato tanto, tanto stronzo.

Stronzo perchè ho rinunciato a qualcosa di mio, mi sono impoverito, per niente. Stronzo perchè non ho ragionato per due: ho seguito un capriccio. Stronzo perchè la mia rinuncia non ha portato a niente di buono per me, per lei, per noi.

Non stronzo perchè poi è finita: stronzo perchè ho imparato, sulla mia pelle, che è concettualmente sbagliato rinunciare a qualcosa che hai caro solo perchè non hai accanto la persona con cui condividerlo.

Se non faccio male a nessuno, se non sottraggo tempo e risorse a me o alla mia compagna o ai miei cuccioli, rinunciare a un mio vizio o a una mia passione non fa altro che impoverire. E gli uomini impoveriti, checchè se ne dica, restano single. Non nascondiamoci dietro a un dito.

 

Ci sono giardini sacri dentro di noi. Sacri sono, e sacri devono rimanere. Non ci deve entrare nessuno, perchè è da lì che ci rigeneriamo continuamente, ed è li’ che ci rifugiamo.. E non dobbiamo trascurarli mai, perchè come il nostro corpo, se smette di rigenerarsi è solo perchè sta morendo.

Poi vai a chiederti come mai è finita…

Gamma: “Senti, c’è della posta per te, stasera non ci sono, passi domani?”

(le rispondo il giorno dopo) “Si, passo stasera, così facciamo i conti sui soldi che mi devi per le bollette arretrate”

Gamma: “Stasera non ci sono”

 

Semplicemente epica. 2500 euro al mese di stipendio, e mi fa melina per 300 euro di bollette.

Benedette manine…

Avevo in canna un post di quelli pesanti, di quelli che su un blog ci stanno quasi stretti, di quelli che fanno storgere un po’ il naso ai più.

Dovrete aspettare, così come dovranno aspettare le bozze di articoli più o meno leggeri che ho in canna da un po’.  Dovrete aspettare perchè oggi è arrivata una esperienza di quelle emotivamente forti, che non può attendere prima di essere raccontata.

Immaginate di rivedere dopo tanti anni una persona che vi è stata nel cuore, e vi ci è stata qualcosa come sedici anni fa. Immaginate di ritrovarsi dopo sedici anni a sorridersi, guardandosi da altitudini diverse, da vissuti diversi,  ma uniti da un filo profondo che ha tanti nomi e tanti colori, uno dei quali è “rispetto”.

Per farla breve, oggi l’ho vista. Io, lei, i suoi amici e soprattutto sua figlia.

Per chi ha letto “Chi e Perchè“, è chiaro a tutti che la paternità rientra tra i miei desideri. Quello che non è chiaro a tutti, ma solo a chi mi conosce, è che io con i bambini non ci so fare. Mi imbarazzano, sono straconvinto di non saperli trattare, spesso mi mettono a disagio. Poi, per carità, magari se lo faccio io è un conto, ma i bambini degli altri… sono, giustappunto, degli altri.

Però, sapete anche questo, io sono una coppa vuota. Il che vuol dire che parto, perchè ritrovarsi a quel modo dopo tanto tempo è un dono di tutti i cieli, e il mio imbarazzo non deve fermare la mia vita. Vado li’, faccio due parole con la mamma, conosco le sue amiche che in fondo in fondo non si sa mai e dopo che ho salutato prendo e me ne vado.

Sbagliato. Fottutamente sbagliato.

Sbagliato perchè quella frugoletta ha deciso che le piacevo, mi ha preso per mano tutto il pomeriggio, e guardato con due occhi che mi hanno letteralmente liquefatto. Ho scoperto sulla mia pelle, come un brivido, che tutte le paranoie che mi ero fatto sui bimbi piccoli erano solo e soltanto masturbazioni delle mie povere meningi, e che la sintonia, quando c’è, c’è ed è un bene prezioso da conservare. Ho scoperto sul mio cuore cosa vuol dire lo sguardo di un bambino che ti dice, con gli occhi, “guarda, tu mi piaci e io mi fido di te”. Dieci, cento, mille volte meglio di quello di qualsiasi donna: ti dona una forza immensa, ti fa sentire profondamente uomo, profondamente vivo, FORTE. Grande. E tutto questo solo perchè due occhietti ti stanno donando il loro affetto in modo assolutamente incondizionato, solo perchè ti guardano in un modo che ogni adulto ha dimenticato.

Morale? Quella che era originariamente una visita fatta per rivedere una persona e conoscerne di nuove, una cosa da esaurirsi a breve… beh, è diventata tutt’altro. E non me ne sarei andato via più, proprio più, se non altro per quella manina deliziosamente tiepida che mi cercava in un viale a mare battuto dal maestrale e mi portava in giro, “tirando come un dobermann”, come ho avuto da osservare sul momento.

Che grande lezione, oggi.

Venenum in cauda… un pensiero per quella donna che si è presa i migliori otto anni della mia vita, otto anni per decidere che non ero l’uomo per lei, otto anni in cui avrei potuto vivere mille momenti come questo per cui in realtà ero pronto. La donna che mi ha rubato tutto questo.

 

BASTARDA

 

spero che tu possa marcire in eterno nell’inferno delle nane emotivamente aride come te. Perchè mi hai rubato tutto questo? perchè?