Corteggiami!

Capita, talvolta, che mi scrivano. In privato. Non è che sia impossibile: i contatti sono messi nell’apposita paginetta del blog, chiunque voglia scrivermi in privato può farlo senza problema, e ho comunque la mia brava paginetta su facebook su cui può contattarmi chiunque (voglio dire, ve lo ricordate Armando, vero?).

Si scrive per tanti motivi. Il motivo per cui tengo un blog credo sia lapalissiano ai più, ma perché scrivere al proprietario di un blog come il mio? Una persona anonima, anomala, evanescente? Perchè non in pubblico, ci sono post che ormai trattano un po’ di tutto, ci si accoda, si interviene. Questo blog si nutre dei vostri commenti (e uno dei motivi per cui ultimamente scrivo meno è che… ecco… languono? si, languono) e una persona potrebbe scrivermi in pubblico invece che in privato.

I casi sono due. O mi si scrive in privato per curiosità (“ma esisti davvero, come te la cavi col tacco 12, quanto sei alto, che mutande porti?”) e fin li’ va bene, oppure mi si scrive in privato per… consulenze. Avete capito bene. Consulenze. Manco fossi un counselor, o uno psicoterapeuta… io, che l’unica cosa che so fare è prendere tutti i miei tagli ed esporli.

Arriva tizia non bene identificata che chiede una consulenza. Consulenza a tema singletudine che vi anticipo sarà argomento del blog (tra un po’, magari: ma è nella famigerata “sezione delle bozze”) sulla quale quindi sorvolo. La chiudo con una battuta:

“Dai, vedila in positivo, ora puoi corteggiare me”
“Eh no! sei tu che hai visto la mia foto, quindi sei tu che devi corteggiare me!”

Forse non ci siamo capiti, ragazza. Mi sa che non ci siamo. Se mi ritieni biologicamente capace di corteggiare qualcuno, se pensi che una foto – per quanto bella tua sia – sia in grado di smuovermi più dei tuoi pensieri, se pensi semplicemente che un “devi” declinato a quella maniera non mi irriti nel profondo, allora mi sa che hai sbagliato numero. Hai scelto il blog e il blogger sbagliato. E no. Dirmi “ma stavo scherzando non capisci la mia sottile ironia” non vale. E’ tardi.

E sarà molto difficile che io vinca le mie ritrosie per chi entra a gamba tesa, parla di sè, chiede per sè, e non trova neanche un minuto di tempo per capire con chi ha davanti. Sarà molto difficile che io cerchi chi non vuole cercare, ma solo ottenere. Perchè si corteggia per ottenere, e io proprio non ne sono capace.

Sarò sbagliato io, probabilmente?

Sorprese e Stravolgimenti

Gamma: “Pronto? sa30a? ti disturbo?”
sa30a: “ciao! no, figurati… è successo qualcosa? tutto a posto? ho della posta urgente che hanno consegnato da te?”
Gamma: “No, niente di tutto questo. Sei libero un giorno di questi per un aperitivo?”

Ecco. Immaginarsi la mia faccia è lasciato come esercizio allo studente. Un po’ come se avessero trovato vita su Marte.

E’ un periodo strano, di sorprese e di stravolgimenti. Di galassie in cambiamento. Vedo persone evanescenti farsi reali, punti fermi della mia vita svanire nel nulla, gente altrimenti anaffettiva diventare all’improvviso sorprendentemente empatica e persone affettuose diventare gelide come la tramontana che oggi spazza la mia terra.

…e al solito, reagirò nell’unico modo che posso fare: passivamente, creando nuovi spazi dentro di me, ascoltando, ascoltandomi, cercando nuovi limiti per valicarli ancora, e crescendo.

Che stanchezza, però.

Libri Decrittati: Chiara Gamberale – “l’amore quando c’era”

Premessa: la rubrica dei Libri Decrittati è un omaggio all’Idiota Ignorante e alle sue Pellicole Decrittate, e non è una recensione vera e propria di chi si è letto il libro. Scordatevi che legga una roba del genere. Ne ho letto due capitoli e ho cavalcato il Bianco Destriero per tre giorni.

Synossi: Amanda e Tommaso sono giovani, belli e innamorati. D’un tratto, completamente dal niente e vittima del solito psicodramma autoinventato, Amanda scarica Tommaso. “Perchè”, chiede lui. “Perchè è così. Lo so. E’ così”, risponde lei, guadagnandosi l’appellativo di “regina delle stronze” e finendo giustamente mandata a cagare per i dieci anni successivi. Finchè dopo dieci anni, dopo che lei ha visto più uccelli del parco ornitologico di Martinat, a Tommaso schianta un parente e a lei viene in mente di cercare di riconquistarlo a colpi di mail, fino a un finale che… non vi svelo. Perchè mi rifiuto categoricamente di leggerlo.

Morale Implicita: Aaaaah, l’amore, l’amore quando c’era, l’amore quando c’è, l’amore trionfa su tutto perchè l’amore è bello l’amore è buono e anche se io sono stata un po’ stranina da giovane scaricandolo dalla mia macchina come un sacchetto della spazzatura l’amore vince tutte le battaglie, perchè l’amore dei giovani è amore vero, specie se a distanza di dieci anni lui è avvocato, ha moglie, due figli e un conto in banca a sei zeri mentre io sono ancora qui a fare l’ornitologa della domenica con un gatto con la diarrea in braccio.

Recensione di sa30a: Faccio fatica a capire come un essere dotato di pollice opponibile possa comprare una roba del genere, debole di trama e scritto anche in maniera perfettibile. Si vede inoltre come il libro sia stato concepito e scritto da una donna per altre donne. Una versione scritta da un maschio sarebbe stata facilmente riassumibile in un dialogo del genere:

A: “Ciao Tommaso, ho saputo della tua perdita e mi sono detta ‘perché non ti scrivo’?”
T: “Ecco, brava, stai tranquilla che il perché non mi scrivi lo sappiamo benissimo tutti e due. Ora sparisci”
A: “Ma come, dai, io volevo sapere come stai, cosa fai nella vita…”
T: “Sto bene, sono diventato avvocato, ho la ferrari, due ville al mare, soldi che mi escono da ogni orifizio, una moglie splendida e due figli che adoro, più uno stuolo di segretarie e praticanti con misure da modella che non attendono altro che un mio cenno. Tu ora catafottiti, e attenta alle grinze”
A: “Ma io non ho le grinze! Sono qui col micio e…”
T: “Muori”

Dopodichè T avrebbe bruciato il PC con immensa soddisfazione e avrebbe portato i figli a prendere un gelato.

No. Natale non mi rende più buono.

Criteri di Selezione Naturale

Posto nuovo.

Colleghe e colleghe nuove.

Tavolata di otto persone, di cui solo tre maschietti.

Discorso che verte sul cibo, su cose che piacciono, cose che piacciono meno, atteggiamenti. A quel punto il buon vecchio (si, perchè ormai è vecchio) sa30a getta l’amo.

“In verità in verità vi dico (cit.) niente rompe i coglioni ad un uomo quanto una donna che rompe i coglioni sul cibo”.

Tre teste si alzano dal piatto e mi guardano molto, molto storto. Ok. Tre esemplari in meno di cui preoccuparmi.

Una quarta accenna una reazione: “eh si, però mio figlio mangia di tutto e ha una fidanzata che sul cibo è un po’ segaligna e si stanno per sposare lo stesso, per cui l’amore vince su tutto”.

“No, tata, il problema è che tuo figlio ha 23 anni e si sposa la prima che ha trovato. Dagli dieci anni e una separazione alle spalle poi lo vedi come la pensa”.

Bilancio della pausa pranzo: tre colleghe che non me la daranno mai più una che mi ha preso apertamente sulle balle perchè le ho detto, in buona misura, che suo figlio è sceso dalla montagna con la piena.

Avanti così, sa30a. Vai forte.

Decisioni della Coppia

E’ un momento di Recupero Cocci. Accanto a me un’amica (sebbene abbia fatto parte della categoria delle Pazze, e ve ne ho già parlato…). Amica che si è impegnata in una storia importante e che – ahimè, anzi, ahilei – è finita.

Cose che capitano, che potevano capitare magari un po’ meglio perché non è stato un modo molto civile di chiuderla da parte del suo ex, ma cose che capitano nondimeno.

La cosa che mi ha lasciato perplesso è che lei gli ha fatto notare che “non si lascia una persona cosi’, da soli: siamo in una coppia e le decisioni si prendono insieme!”.

Io sono rimasto un po’ perplesso, in verità: che in coppia le cose si facciano insieme, ben venga. Che ci si confronti, è naturale: ma se uno si è rotto e per qualsivoglia motivo se ne vuole andare, perchè deve deciderlo insieme al partner?

Single Untermensch

Devo ringraziare il buon Valerio di Stefano (pigia!) per aver interrotto il mio blocco creativo fornendomi uno spunto su un ragionamento che altre volte era transitato perfino su queste pagine virtuali, ma sempre “in sordina”.

Lo spunto è un’uscita costruita su questa struttura:

“Ci credo che sei single a trentanni, e se [non] <pensi|fai|fai> <concetto|azione> ne rimarrai altrettanti!”

C’è una violenza in questa frase che è talmente gratuita e stupida da avermi spinto ad utilizzare l’orribile termine “Untermensch” proprio del titolo del post, con tutti gli annessi e connessi. Una violenza di matrice quasi razziale.

Ok, ho 36 anni e sono signorino. E ALLORA? L’essere single non determina una inferiorità nè fisica nè sociale rispetto a chi invece è più o meno felicemente accoppiato. Una persona single è una persona che vive una socialità diversa. DIVERSA. Non necessariamente inferiore, né parimenti superiore. Sono diverso? Possibile, così come sarei diverso se fossi donna, o se fossi di colore, o se avessi scoperto nel solstizio d’estate del mio trentaseiesimo compleanno che mi piace farmelo apporre nelle terga. Diverso, non inferiore. Né fisicamente, né tantomeno socialmente.

La cosa che più mi fa rabbrividire in ragionamenti del genere è che si utilizza il proprio status di persona “accoppiata” come presunzione di superiorità, presunzione a cui ci si aggrappa per demolire opinioni o atteggiamenti altrui minacciando in assenza di sottomissione il mancato raggiungimento di quel “nirvana sociale” degli accoppiati di cui si farebbe parte per gloria acquisita sul campo di battaglia.

Peggio ancora il concetto o l’azione che è oggetto della frase di cui sopra ben raramente è connaturata alla socialità del single, ossia all’unico fattore che oggettivamente differenzia una persona single da una accoppiata, perchè altrimenti sarebbe troppo facile: una frase del tipo “ci credo che sei single a trent’anni, e se non impari a lavarti i denti lo sarai altrettanti!” non viene praticamente mai costruita. Il concetto o l’azione sono sempre relativi ad azioni che la controparte desidera, o ritiene normali, o vuole importi perchè sue.

“Ci credo che sei single a trent’anni, e se la pensi a quel modo ne rimarrai altrettanti!”, dove il “pensare a quel modo” è un pensiero che avete appena espresso, fosse un parere sull’alimentazione vegetariana, o di calcio, o un racconto di come mi comporto in determinate situazioni.

Ci sono mille motivi per cui è uno è single. Alcuni sono per scelta propria, altri per scelta altrui, altri perchè magari uno è un mostro leopardianamente deforme e comprensibilmente l’altro sesso ha delle difficoltà. Ma mai, e poi MAI, si è single perchè si è inferiori.

A me queste persone psychonaziste fanno paura. Non so a voi.

Bella non sono…

Per farmi perdonare la lunga assenza (passata unicamente moderando commenti di spam… che noia…) vi omaggio di ciò che più vi piace: una nuova candidata alla categoria Pazze.

Conosciuta, come le migliori tra le migliori, online. Diciamo che i primi passi avrebbero dovuto darmi da pensare:

“Dimmi un po’, ti piacciono gli autobus?”
“Li detesto. Al liceo ero disposto a stare in classe zuppo tutta la mattina pur di andare coi miei mezzi ed essere indipendente”
“Beh, vedi di farteli piacere, perchè la tua futura cinghialotta LI PORTA! (sic!)”

ecco, se avete la faccia a punto interrogativo, figuratevi come stavo guardando il monitor io. Ok, d’ora in poi ti chiamerò l’Autista. In fondo una bella camionista è stata il sogno erotico di tutti, no? ed eccola li’, in carne, ossa e patente E. Si, avete letto bene: patente E, quella per gli AUTOARTICOLATI PESANTI. E poi cinghialotta di chi?

Altri segnali avrebbero dovuto farmi capire che c’era qualcosa che non tornava: il fatto che la prima foto che ho avuto da parte sua è stata quella del cane (splendido dobermann, ma inadatto all’accoppiamento con la mia augusta personcina), così come la quasi-assenza di foto sue e un tono sdolcinato oltre misura. Ma tant’è. Prendiamo accordi (via SMS) per trovarci una sera a far due passi e bere qualcosa.

E li’ iniziano le danze. In una città che non nomino (ho scoperto di avere una utente concittadina del luogo in cui lavoro…) vedo lei. L’Autista. Un oggetto che avrebbe fatto intenerire la moglie di Vito Catozzo (chi non è cresciuto a pane e drive in si documenti su google), alto grossomodo un metro e cinquantacinque, con un accento di Scampia e una camminata che sarebbe stata bene addosso a Gattuso. Non ho mai fatto grosso caso all’apparenza fisica, ma li’ il problema non era la bellezza: era la totale assenza di cura della persona.

Serata in una conversazione improbabile, tra me che non sono certo un accademico della Crusca ma parlicchio e lei che mi doveva ripetere le cose almeno due volte perchè non la capivo, mentre mi travestivo da dizionario dei sinonimi e dei contrari. Tanto sdolcinata online quanto scostante e musona dal vivo. Come giullare non me la cavo male, ma di farla ridere non m’è riuscito.

Il problema tra l’altro pare risolversi da solo, perchè lei mantiene una distanza di due metri lineari minimo. Io sono molto timido e il primo approccio che ho è tattile, se ti offro il braccio e non lo prendi mi ritraggo a guscio e addio giochi. Si, grazie, splendida serata, ciao, ciao, ci si risente, ti richiamo io. Ma anche no.

Qualche giorno, qualche settimana, e arriva un sms: “senti, ma tu quella sera me l’avresti dato un bacio?”

Raccatto gli attributi e rispondo: “a parte tutto, ma proprio tutto, sei rimasta a due miglia nautiche da me, la vedo un po’ durina”.

“Usciamo sabato? cena fuori?” vabbuò, ormai la curiosità era antropologica e rispondo si. Ci mettiamo d’accordo, prenoto il ristorante. Alle 18 di sabato, a ristorante prenotato, la gentil druda manda un SMS e dice “sono stanca, facciamo un’altra volta”.

Ok, lasciamo stare. Passano un paio di settimane e mi arriva la proposta di uscire di nuovo. Altra dinamica identica: pacco.

“Io non è per essere indelicato, ma me le avresti un pochino sbrindellate. Prima mi chiedi d’uscire, poi mi dai pacco all’ultimo dopo avermi rovinato un sabato sera e fatto spendere una parola al ristorante”
“Eh, ma io faccio un lavoro importante, mica come il tuo! Sono stanca!”

Io non voglio stare a fare la classifica dei lavori, perchè ogni lavoro è dignitoso e importante se è onesto. Ma se faccio una corbelleria io sul lavoro lascio senza servizi informatici un’azienda sanitaria da 300.000 utenti (e magari se le ambulanze non arrivano qualcuno ci muore), tu al limite fai tardi con l’autobus. Non è che il mio lavoro è da meno del tuo. Ad ogni modo, te ne vai in culo. E per qualche strano motivo, t’incazzi pure mentre ti ci mando.

Pensate sia finita?  Macchè. Arriva una telefonata, numero anonimo. “Pronto?”“Senti, sono l’Autista… non è che verresti a cena a casa mia domani sera?”

Cena a casa sua?!? e chi se la perde, ormai ero completamente con l’intenzione di prendermela a ridere. Quindi vado, godendomi nell’ordine:

  • lei che mi apre la porta in TUTA, con tanto di maniche tirate su e due braccia pelose da fare invidia alle mie;
  • due sue colleghi che sono stati invitati assieme a me. Colleghi, attenti bene. Tutta la sera a parlare di autobus, che per carità, m’ha fatto anche piacere e ho imparato un mondo nuovo, ma che due palle;
  • lei che a fine serata, quando i colleghi si defilano adducendo scuse per lasciarci soli, mi guarda e mi fa, con uno sguardo romanticissimo: “C’ho da pisciare il cane (sic!), vieni?”

Fine serata con me che dopo due minuti di questo dobermann che scagazzava come un esercito di unicorni la guardo con occhi ancora più romantici e le dico “senti, io ho freddo. Vado a casa” e mi defilo.

Finita? NO. Perchè dopo mi arriva un SMS…

“Insomma sa30a, vedo che l’altra sera non ha funzionato granchè.”
“Si, in effetti c’è stato qualcosa che non ha funzionato”. Tipo la tua esistenza, ad esempio.
“Ti capisco, del resto bella non sono…”

No, bella non sei. Ma credimi, è l’ultimo dei tuoi problemi.