Tenzone Poetica – Poesie d’Amore

Giustappunto per sfidare il buon Di Stefano sul suo territorio (Egli è un letterato: io no) pubblico la poesiola di risposta al suo pur divertentissimo post, scusandomi se la metrica non è rispettosa e se ho abusato delle stanze:

Amore mio ti prego, o fammi tirar fiato
mi sento come il pollo che cerca di volare
o come puer che mette ‘l cerchio nel quadrato,
è come aggiustar metrica usando ardito iato…

possiamo andare al parco, per salutar trattura?
o a veder due quadri, a farsi una cultura?
magari dal dentista, giammai con la fattura?
oppur dal carrozziere, per quella bollatura
che stolida facesti guidando la vettura?
ti dò i miei pantaloni, ci fai la cucitura?
ti sposto tutti i mobili, e dò l’imbiancatura?
io son volenteroso, non è una forzatura,
ma oggi non è il caso di generar creatura.

vorresti degustare la pur banale pizza?
amore mio sei splendida, suvvia non ti adirare
non prendermi a schiaffoni con tutta quella stizza
il punto, amore mio, è che oggi non si rizza!

Tenzone poetica: l’incomunicabilità

Faccio seguito al pur sdegnoso e sussiegoso Valerio Di Stefano, che ivi (ove? colà) mi sfida a singolar tenzone su temi poetici, approfittando del fatto che egli è Abile Linguista™ mentre io, ahimè (ahimè? ahivoi) sono più che profano nel settore delle belle lettere, sapendo a malapena scrivere ventitrè con l’accento solo dopo numerosi scappellòtti dati con la rincorsa sulla nuca.

Mi è gioioso ribadire al suo componimento sulla comunicazione al femminile levando alti lai (nel senso più formale: sono alti tre stanze, nel caso) sul tema dei dialoghi uomo-donna. Tema coniugale, anzichenò.

Il tutto, ovviamente, è un gioco. Non ho la benchè minima pretesa, anche perchè a raffrontarmi al Di Stefano mi sento un po’ come Alvaro Vitali contro Mike Tyson.

Mi chiedi se ho capito

Mi chiedi se ho capito
ti guardo un po’ basito
vorrei già replicare
ma rieccoti a parlare
ancora pago pegno
al gran femineo sdegno
perchè io non son dòmo
o perchè sono uomo?

ci giri tutto intorno
parlando per mezz’ore
inquini ‘l mio bel mondo
con futili parole
non è che io son duro
nè voglio far la rima
per me il silenzio è puro
e afferro già alla prima.

durissimo cimento
lo starti ad ascoltare
m’ammazzi ‘l sentimento
non è meglio trombare?
e presto con fervore
avrai le tue ragioni
dolcissimo mio amore
hai rotto li coglioni!

sa30a

Io non ho paura

Io non ho paura
quando novello Serse
assalti le termopili
della residua mia virtù
spazzando via sprezzante
gli Opliti del Pudore

E non avrò paura
se l’animo tuo ardente
gabella per poesie
testicoli un po’ buffi
nobilitàti (e male!)
con l’uso dell'”a capo”

l’unico mio terrore
più del lampo e la tempesta
più del cielo che mi cade sulla testa
più della febbra che guasta il dì di festa
più del poeta privo di rime in -esta

il terrore di finire
nella categoria “pazze”
che lì, veramente,
mi girerebbero le ovaje.

sa30a