Mi hanno fatto male / epilogo

Se nella vita commetto azzardi e mi va male, sarà la Vita stessa ad aiutarmi, punendomi. Ma se non commetto azione alcuna, chi mai mi aiuterà?

Questo era il mio status su facebook prima di ricevere un certo qual messaggio, e devo dire che sono stato profetico. Oppure “intuitivo”, come ha avuto modo di dire la pulzella oggetto degli ultimi tre post.

E’ giunto il momento di tirare il fiato e fare due riflessioni, a mente fredda. Nel mondo  dei sommergibili nucleari militari, la prima cosa che il comandante chiede quando succede qualcosa di spiacevole al mezzo navale è lo stato del reattore. Questo perchè dal reattore nucleare dipende tutto, specialmente la cosa più importante per un sommergibile, che è la capacità di tornare a galla.

Bene, la sala macchine riporta zero danni. Il cuore – reattore è felicemente inscatolato nella sua gabbia toracica, non è stato sfiorato (poggiarmi le mani sul petto non basta, no) e non ha riportato danni di sorta. Non solo è intatto, ma è migliore, ha imparato cose nuove. Forse un filino ispessito, ma per le analisi di dettaglio aspettiamo ancora un po’.

Ha imparato che dando senza chiedere non ti poni in una condizione di inferiorità, ma esprimi al massimo la tua forza. Dando tutto quel che hai al momento, senza limiti, senza misure, senza dietrologie come una vera coppa vuota sei… libero. Forte. Paradossalmente meno vulnerabile, perchè nessuno può sottrarti quel che non hai, neanche con gesti cattivi come quello che mi è stato fatto. Proprio perchè per me non ho mai trattenuto niente.

Ho imparato che nella mia vita c’è una persona bella che dice cose sagge: “Se sono a posto con la mia coscienza perchè ho fatto tutto quello che potevo fare, non soffro per la fine di una storia”. Un conto è sentirselo dire, un conto è rendersi conto di averlo fatto proprio e averlo vissuto. Le verità sono un regalo immenso, specie quando le assimili. Grazie, ragazzina. E io che ero venuto per un karkadè…

Sapevo già che nella vita esistono donne che fingono interesse. E sono tante. Esistono donne che fingono l’orgasmo. E sono troppe. Ma una donna che finge la felicità? mai vista. Perchè doveva esser finta, altrimenti al netto di un autolesionismo profondo non scappi da una situazione che ti rende felice. Tutte a me le perle rare, eh? :)

Ho imparato che i rapporti che crei senza aspettative sono rapporti sani. Sono sani quando li vivi e sono sani quando finiscono. Se avessi avuto aspettative per tutto quello che ho fatto per lei adesso starei piangendo sangue, invece sono sereno. Altra lezione metabolizzata: dare per dare, mai per ricevere. Sempre, e comunque.

Ho imparato che nel ventunesimo secolo esistono madri di famiglia assoltuamente non in grado di portare rispetto, di parlare di sentimenti ed emozioni, di comportarsi in modo diverso da una quindicenne ai primi amori. Ho imparato che non bisogna dare niente per scontato neanche guardando età, stato di famiglia e dimensione della cervice uterina. Bisogna sempre guardare tutti con occhi nuovi, per far si’ che molte non paghino le colpe di poche.

Ho imparato che sono più forte di quanto pensassi. E il tutto perchè ho imparato ad essere passivo. Quando lei mi diceva “guarda che ti farò male” e le rispondevo sereno “non ti preoccupare di me. Tu non puoi farmi niente di male, davvero” adesso so che quella consapevolezza non è figlia di una costruzione filosofica a tavolino, ma è metabolisi profonda di un nuovo modo di vivere la vita.

Ho imparato che ho fatto un bel lavoro su di me, e che situazioni che in un momento di debolezza maggiore mi avrebbero fatto a pezzi invece mi lasciano più perplesso – o arrabbiato – che non dolorante.

 

Intendiamoci, a mente serena, passato lo shock dell’inatteso, cosa ho perso? una ragazza che emotivamente è ancora una bambina. E mi spiace tanto per lei, per la strada che ancora deve fare, e che per come sta rigirando la sua vita non farà.

Ma io non sono un crocerossino. Sono un uomo, solo un uomo. Nihil aliud.

Cosa mi hanno fatto? male? NO. Non mi hanno fatto male. Mi hanno sorpreso, si, hanno provato a tagliare, si, hanno tolto la terra da sotto ma non mi hanno fatto male perchè ero leggero. Il mio patrimonio emotivo è lo stesso di prima. Il mio rapporto con me stesso è lo stesso di prima. Mangio come prima. Non mi sono neanche buttato sulla cioccolata! Sono come prima, se non migliore.

Mi hanno fatto male? NO. E io andrò avanti, come e più di prima, fino al giorno in cui chiuderò il libro davvero.

Mi hanno fatto male / 2

L’avrei sentita due giorni dopo. Due giorni dopo in cui mi si ringraziava per la serata e mi si chiedeva cosa avrei fatto sabato. Immaginate la mia faccia (ribadisco, per me era un episodio chiuso), e figuratevi un dialogo fatto più o meno come quello sottostante:

Martedì: “Ciao, ma hai programmi per sabato? ti vedrei volentieri! ti do’ la conferma tra qualche giorno…”

eeeeh? c’è vita su marte?

Giovedì: “Si, sabato ci sono! Che ne dici se mangiamo qualcosa assieme, una cosa rapida, e poi andiamo a vederci qualcosa, magari uno spettacolo a teatro?”

c’è vita su marte ed è vita intelligente?!?

Ergo Sabato cerco un posto dove mangiare una cosa semplice, trovo una splendida rilettura di Dante musicata con la chitarra classica e… “si, però viene anche una mia amica, che ne dici se andiamo al cinema?”

ok, è vita troppo intelligente…

Quindi rimetto l’anima in pace, mando a quel paese Dante e me ne vado al cinema con lei e l’amica a vedere “Alice in Wonderland”. Chiudo la serata sogghignando, e filo dal mio gruppo di amici/amiche a ridere assieme a loro di come sia possibile che una donna dopo una cena assieme ti invita fuori il sabato sera e all’ultimo aggiunge l’amica. Insomma, un nuovo articolo nella categoria “Pazze”, ecco, articolo che mi sarei ripromesso di scrivere a giorni.

Sembra finita, vero? No. Non è finita, perchè la gentile torna alla carica, e mi invita a passare una domenica pomeriggio con lei. Stavolta, senza l’amica. E stavolta, complice il romanticismo di un piccolo paesino della Toscana, complice il fatto che mi si è praticamente spalmata addosso, “succede”.

E rotti gli argini e rotta la paura finisce che ci iniziamo a frequentare per un po’. Poche serate insieme, poche occasioni di intimità, ma nel dare senza chiedere mi scopro forte più di quello che pensassi, e nonostante i suoi “tu sei un pazzo, io ti farò male” mi vedo allo specchio e trovo una persona serena.

Tralascerò dettagli e piccoli aneddoti, ma lei è felice e si premura di farmelo notare, anche in modo esplicito. Si attacca, inizia a sbilanciarsi con qualche frase ad effetto, e io commetto un errore: chiudo gli occhi un attimo.

Venerdì sera la vedo. Fino a lunedì pomeriggio mi tempesta di messaggini. Da lunedì pomeriggio sparisce. Ieri sera arriva messaggio su facebook: “Sei <lunga_serie_di_complimenti>, ma io non ti voglio vedere più. Non sei tu. Sono io. Mi dispiace.”

Non l’ho più sentita – e ovviamente non le ho risposto, cosa rispondo a fare ad una persona che ti comunica una decisione? le dico zi bwana? – e salvo un messaggino da quindicenne ricevuto stamani alle sette del mattino (“Come stai? mi dispiace, ti mando un abbraccio”) non l’ho neanche più letta.

sic transit gloria mundi. L’epilogo e la lezione appresa in un post a parte.