Sveglia al femminile

Sono le cinque. Suona la sua sveglia. Il suo cellulare. Deve essere al lavoro presto, e lavora lontano. Lei apre l’occhietto, prende il cellulare, lo guarda con l’occhio misto tra il languido e la trota lessa di chi ha dormito troppe poche ore, e sospende la sveglia. Mugola qualcosa, e mi viene a cercare. Io provo a riaddormentarmi.

Dopo cinque minuti, la sveglia sospesa risuona. Lei mugola di nuovo qualcosa, si rigira, mi prende il braccio e si acciambella… ovviamente dopo aver sospeso la sveglia. In trenta secondi il suo respiro cambia, e si riaddormenta. Io provo senza troppa convinzione a riaddormentarmi.

Dopo altri cinque minuti, la sveglia sospesa RIsuona. Lei borbotta qualcosa, si rigira un pochino, si rilassa un po’ con gli occhi chiusi e risospende la sveglia prima di riaddormentarsi. Io guardo il soffitto, ormai m’è venuta la visione al buio come agli elfi.

Dopo altri cinque minuti la sveglia sospesa RIrisuona. Lei si acciambella, si struscia un po’ sul mio petto, sputa un pelo senza muovere neanche un muscolo e rilassa di nuovo il respiro come per riaddormentarsi.

Io levo il braccio da sotto, mi alzo, cerco il pigiama chè il riscaldamento è programmato alle 5.30 e alle 5.20 la casa è ancora freschina.

“Che fai?”
“Vado a prepararti la colazione…”
“Ma dai, tu che puoi dormire ancora un’ora, perchè non resti a letto?”

 

Sorrido. Già, perchè non resto al letto? e soprattutto, perchè ho questo ghigno stampato sul viso mentre preparo il caffè, sapendo che finirai sul mio blog?