Devin Townsend – “Grace” e gli ossimori d’amore

Chiariamoci: io, Devin Townsend, l’adoro. L’adoro per quella sua capacità di unire canzoni dolci e dischi orecchiabili come Terria a assalti sonori come gli Strapping Young Lad, roba che lasciano seduti metallari incalliti dalla ferocia che hanno addosso.

Lo adoro per la sua capacità di sperimentare e di rinnovarsi.

Soprattutto, però, lo adoro per il suo gusto per gli ossimori, una delle figure retoriche che mi stanno più care. Il trasporto di un messaggio attraverso una giustapposizione d’opposti è un processo mentale che mi affascina e mi appartiene in tanti campi della mia vita, dal pecorino col miele di castagno, alle fragole con l’aceto, fino a… beh, fatemi fermare prima che mi spinga un po’ troppo in là.

Qui Townsend s’è sprecato: heavy metal e gospel assieme, melodia unita ad una batteria furiosa e dalla precisione implacabile. Un testo assieme martellante e dolcissimo… e la sua voce, il suo volto, la sua mimica. Che un po’ mi somigliano, tra l’altro. Quando suono certe cose, perlomeno. O quando ne faccio altre :-)

“We all fall down if we fear love”

Buona domenica!

sa30a

Pazze Antiche e Moderne

Ho avuto un lungo hiatus. Mi faccio perdonare con una pazza. Non basta? Due. Una moderna e una antica.

Ho un’amica che mi conosce da un po’ e con la quale divido tante cose belle. Prima che me lo chiediate: no. Tranquilli. E’ una che se le dico “stasera passo a prenderti” tiene il broncio per due settimane perchè si sente violata nella privacy, fate voi.

Ad ogni modo questa gentil pulzella, realizzata la mia singletudine di lungo corso, si offre di fare la moderna Marta Flavi.

“Sa30a, ho una amica libera, magari, eh, che dici? E’ un po’ che è dietro a un tipo irraggiungibile, ma magari conosce te e…”
“Non è un problema conoscere gente nuova” – (certo, il “questo tipo non la caga e magari si svaga con te” può risultare umiliante, ma in fondo fare l’uomo oggetto non è mai stato un problema) – “magari una sera che ci si vede portala, o organizziamo un’aperitivo, una pizzata, un qualcosa”.

Li’ si chiude la quaestio. Passa il tempo, e detta amica ritorna alla carica.

“sa30a, ho parlato di te alla mia amica!”
“Carino da parte tua. Curiosità, che le hai detto?”
“Questo non te lo dico. Le ho anche passato il profilo tuo di facebook…”
“…ah, curiosità, che ha detto?”
“Questo non te lo dico.” (l’ossessione per la segretezza inizia a preoccuparmi)
“C’è verso di vederla questa ragazza?
“Certo. Attende la tua richiesta di amicizia su Facebook.”

Ora, quando mi viene detta una boutade colossale prende il sopravvento la mia educazione. Nel senso che non ti dico “ma che stracazzaccio stai dicendo”. Faccio finta di non aver capito, dandoti l’opportunità di riformulare la frase in modo che sia meno offensiva per le mie povere sinapsi già abbastanza martoriate dall’altra metà del cielo.

“Non ho capito.”
“Attende la tua richiesta di amicizia su Facebook”
“Non ho capito.”
“Ho detto che attende la tua richiesta di amicizia su Facebook…”
“Non ho capito.”
“ATTENDE LA TUA RICHIESTA DI AMICIZIA SU FACEBOOK! Ma sei sordo?”
“No. Per nulla.”

Ora, va bene, io sono un ragazzo all’antica. Sono timido. Sono anche biologicamente incapace di corteggiare una donna, e chi mi legge da un po’ lo sa. Ma… attende la mia richiesta di amicizia su facebook? vedersi, due chiacchiere anche in gruppo, un aperitivo, una pizza, passa a trovarci una cena che si sta tutti insieme, no? Pare brutto?

Vabbè. La pazza antica, invece. Scena: sa30a va al suo supermercato preferito post palestra. La volta scorsa aveva scambiato due-chiacchiere-due con una addetta che stava spostando un pancale intero di latte. Questa volta la ritrova.

“Ciao!”
“Ciao! Niente pancale di latte stavolta?”
“No, oggi cose più leggere. Tutto tranquillo?”
“Si, assolutamente si. Via, scappo che ho da far spesa. Fai la brava!”
“Certo! Ciao!”

Fin li’, tutto bene. Conversazione civile. Se non fosse che mi allontano e lei inizia a parlare con una sua collega, da corsia a corsia del supermercato…

“Hai visto? E’ carino?”
“Si, dai, ci si può stare!”
“E gliel’hai visto il culo?”
“No, quello no…”
“E ora come faccio?”

Avevo lo stesso colore dei peperoni che avevo nel carrello. Rosso vivo. Complimenti ricevuti nella mia vita, tipicamente, zero. Non ci sono abituato, anche perchè ho una considerazione decisamente bassa del mio aspetto fisico… morale, sarei scappato subito. Se non fosse che la tizia m’ha preso e, molto simpaticamente, m’ha infilato il suo numero di cellulare in una tasca della giacca.

Sarò antico. Ma preferisco tanto le pazze old-style come me…