Punti di Vista

Di ritorno dalla mensa, io e il Collega Del Mulino Bianco (ve lo ricordate?)

“ehi sa30a, hai visto che bella la ragazza seduta accanto a me? bella, eh?”
“Si, ma…”
“ma come ‘ma’! Era una sventola che passava il metro e settanta!”
“Si, ma…”
“ma quale ‘ma’! Capelli lunghi, fisico asciutto, spalle larghe come piacciono a te…”
“Si, ma…”
“non ci sono ma! Due occhioni azzurri tondi e grandi, labbra carnose…”
“Si, ma…”
“‘ma’ una cippa, sa30a! Poi hai visto che roba? sarà stata almeno una terza!”
“Si, ma…”
“Insomma, ‘MA’ COSA?”

“Hai fatto caso che è stata accanto a noi mezz’ora e non ha mangiato *niente*?”
“Cacchio, non ci avevo fatto caso…”
“Che me ne faccio io di una donna che schifa il cibo a quella maniera?”
“Nulla?”
“Nulla.”
“Ma proprio nulla-nulla?” sorride malizioso.
“Se tromba come mangia, mi compro una pleistescion.”
“Già. Hai ragione”.

Donne, occhio. Perchè gli uomini, passati i trenta, guardano cose ben diverse dal trucco, dalle gambe e dai bei vestiti.

Trucchi per restare single

Alle volte ci metto del mio, magari quando mi arrivano i messaggi con le richieste di denaro dal provider web (eh si, www.singleatrentanni.com è in passivo di un centinaio di euretti l’anno) e dico “cacchio, la mail!” e scopro che c’è gente che mi ha scritto un mese fa e aspetta una risposta…

…vi giuro, mi sono sentito tanto cafone. Scusate! Non è che per mail mi corteggino, ok, anzi non è che mi corteggino punto e basta, ma almeno l’educazione di rispondere quella si, ve la devo.

Ancora Sintesi

Non voglio riacuire la polemica sul modo di comunicare ad oltranza e lanciarmi preda di facili sessismi che poi verranno colti come spunto da utenti logorroiche che vorranno fare un lungo panegirico che parte dall’alba dei tempi, passa per i paralipomeni alla batracomiomachia, tutte le altre ricette di cacciagione del Leopardi per poi concludere dopo una dissertazione di stampo hegeliano sull’astronomia che in fondo basterebbe fare un po’ di fatica, però colgo spunto da un vero case study per farvi capire come mai, alle volte e invecchiando, si diventa un filino intolleranti.

Versione femminile:

Prende il telefono e mi chiama.

“Ciao, ti disturbo?”
“Guarda, sarei al lavoro e…”
“…ancora al lavoro a quest’ora?”
“…si, e…”
“…ho capito, e quando esci?”
“…mah, con un po’ di fortuna tra un paio d’ore, avrei ancora parecchio da fare, perchè?”
“E dopo che fai?”
“Mah, non lo so, dopo passo da casa, raccatto le mie cose, prendo lo strumento, dò una rassettata e poi vengo da te, perchè?”
“No, perchè vedi, stamani ero al lavoro, poi ho avuto un’ora di buco dall’una alle due, un’altra dalle quattro alle cinque, però adesso rientro, torno al lavoro fino alle otto poi devo passare da un’amica che sta nel paese vicino, hai presente vicino al supermercato? quindi dopo che sono passata dall’amica monto in macchina e…”
“TORNI TARDI?”
“Si, ma devo sapere cosa fai e quando parti e quando arrivi e cosa fai prima ch…”
“Cucino io.”

Versione maschile:

Telefono. SMS: “Torno tardi, se torni prima e ne hai voglia cucina tu”. Invia.  Mi rimetto al lavoro.

Donne Difficili e Sintesi

Versione analitica, presa da uno dei soliti link di facebook:

Sono le donne difficili quelle che hanno più amore da dare…
ma non lo danno a chiunque. Quelle che parlano quando hanno qualcosa da dire.Quelle che hanno imparato a proteggersi e a proteggere.Quelle che non si accontentano più.Sono le donne difficili, quelle che sanno distinguere i sorrisi della gente.Quelle che ti studiano bene, prima di aprirti il cuore,che non si stancano mai di cercare qualcuno che valga la pena.Quelle che vale la pena.Sono le donne difficili, quelle che sanno sentire il dolore degli altri.Quelle con l’anima vicina alla pelle,che vedono con mille occhi nascosti.Quelle che sognano a colori.Sono le donne difficili che sanno riconoscersi tra loro.Sono quelle che, quando la vita non ha alcun sapore, danno sapore alla vita.© Alma Gjini
Versione sintetica, sa30a:
Sono le donne difficili quelle che trapanano i maroni e quando glielo fai notare dicono “eh, io sono difficile e tu invece non sei alla mia altezza perchè vali poco”.
Imparassero la punteggiatura, almeno.
MODIFICA: ricevo da Mara (http://lacasasullezampedigallina.blogspot.com/2010/12/le-donne-difficili.html) notifica che è lei la proprietaria del diritto d’autore su questo pezzo, e coerentemente alla sua richiesta espongo il link da lei fornito al pezzo originale qui. Trattandosi di testo distribuito secondo licenza Creative Commons, lascio qui il testo in quanto le finalità di pubblicazione non violano la licenza.

Zoofilia e un saluto

Iniziamo dalle notizie importanti: sono vivo. E’ stato un mese piuttosto turbolento sul lavoro e fuori, dove la musica sta iniziando a fagocitare spazi sempre più importanti della mia vita. Niente che non mi dia gioia, per carità, ma non sono riuscito a dedicare al blog il tempo che avrei voluto.

Il poco tempo che sono riuscito a passare da qui… è stato dedicato alla “pulizia” dei commenti degli spammer. Singleatrentanni.com deve essere finito nel mirino di una qualche forma di spam organizzato, perchè ricevo grossomodo trenta-quaranta commenti di spam al giorno. Stanno diminuendo soltanto ora, che ho iniziato a “blacklistare”, come si dice in inglaliano, alcune parole. In pratica alcune parole nel testo del commento lo fanno cestinare direttamente. Scusate, ma era l’unica strada.

Passiamo a noi. E’ una mattinata relativamente tranquilla, sono alla macchinetta del caffè dove trovo un collega e la già citata collega Boga, che vi ho fatto conoscere in altri post. L’argomento verte sui gattini.

“Io i gatti li adoro, ma devono essere zoccole, sennò non mi piacciono”
“Eh no” – interviene il collega – “la zoccola è la femmina del topo di fogna, te le immagini le proteste dei tarponi?”
“Vabbè, zoccole no, ma mi piacciono un po’ troie, ecco…”
“Non sia mai” – stavolta è Boga – “La troia è la femmina del maiale! Non si può mica, eh!”
“Uffa, allora non posso neanche dire che mi piacciono i gatti puttane…”

Il collega afferra, e sta zitto. Boga no.

“Perchè?”
“Ti immagini tutte le femmine di homo sapiens che protestano?”
“STRONZO!”

Menomale che l’abbiamo presa sul ridere. E con questo post saluto la povera Boga, che i recenti tagli al pubblico impiego allontaneranno, temo per sempre, dal mio circondario. E’ un peccato, era una cara ragazza, dolce e gentile.

La Sindrome da Principe Azzurro

Ci sono comportamenti che vengono definiti atavici, acquisiti quasi nel nostro DNA. Un pastore tedesco ha l’istinto alla guardia: è atavico. Un gattino la fa nella lettiera e la copre: è l’istinto atavico da predatore.

Gli esemplari maschi della specie homo sapiens sono atavicamente competitivi. Cercano la competizione, il confronto, fin da quando alle scuole elementari sbirciano nei vespasiani per capire chi ce l’ha più lungo, o quando si prendono a pedate giocando a pallone mentre le bambine giocano con i peluches di hello kitty o a far spostare i mobili della casa delle bambole a Big Jim mentre Barbie dirige i lavori.

Giocoforza, si cresce. Arriva l’età in cui non puoi più sbirciare i piselli al vespasiano, vuoi perchè ti sei stancato di perdere, vuoi perchè inizi a sentirti dare del finocchio dai compagni di classe e non apprezzi molto l’ostracismo che ne consegue. Allora cosa fai? sposti l’istinto predatorio, l’istinto di competizione, su altre cose. Se ti va di culo, usi i soldi dei tuoi genitori per competere con gli abiti firmati o i motorini truccati. Se ti va male, inizi a ragionare con le donne.

Facciamo un attimo di osservazione della realtà: quanti di voi hanno sentito dire ad una donna “guarda, era veramente un amore il mio ex… solo che sono stata una cretina, tra paturnie autoinventate, castità imposte per ripicca e rompimenti di gonadi vari l’ho fatto scappare“? Tutti con le mani sul grembo, eh? bravi. Normale amministrazione; non me ne stupisco.

All’atto pratico, all’inizio di una storia, vi sentirete raccontare peste e corna dell’eventuale ex. Dal “non mi dava attenzioni” fino al “mi picchiava“, passando per tutte le gradazioni intermedie di crudeltà gratuite (si, fateci caso: sono tutte gratuite) perpetrate dall’ex alla gentil pulzella.

Li’, in assenza di vespasiano, scatta l’istinto di competizione del maschio del terzo millennio: la Sindrome del Principe Azzurro. “Si, io sono più Principe Azzurro di lui!” ci si ripete convinti, magari per controbilanciare il fatto che al vespasiano ci avrebbe suonato come zampogne. E da li’ parte un crescendo di errori, altrimenti noto come il “dare il 120%“, quel madornale errore che ci porta a sovraimpegnarci, a coprirle di attenzioni, a rimediare a tutti gli errori dei suoi ex passati presenti e futuri, a dispendere preziose energie che servirebbero per ricaricarci.

Ignoriamo, tapini, che in quel momento siamo dei Big Jim che spostano mobili nella casa delle bambole, ad una Barbie a cui non andrà mai bene qualsiasi arredamento, fino a che ci stancheremo e non saremo più al 120%. E lei, al prossimo, dirà “Non mi dava attenzioni, non mi cercava, era distante, non vedi come ci sta male quel divano accostato a quel muro? pensa, lui si rifiutava sempre di spostarlo!”

Meditate gente, meditate.