Io non sono trasparente

Stamani sulla via per l’ufficio mi sintonizzo come da copione sulla radio preferita. Intrattenitori di professione, che ogni giorno scelgono un tema diverso e talvolta chiamano direttamente il pubblico.

Il tema di oggi era “fiducia”: quanto e come ci siamo fidati di altre persone, non necessariamente con un epilogo che fosse un lieto fine.

Ne ho sentite di tutte. Chiama una tizia.

“Io quando mi sono messa insieme al mio ragazzo mi sono fatto dare le password di posta, facebook, tutto”
“Ah”
– commenta il dj – “e poi cosa è successo?”
“E’ successo che un giorno mi collego per controllare e la password di facebook non funziona più”
“Succede, alle volte si…”
“No, era una bugia, si è inventato che se l’era dimenticata e gliene hanno data una nuova, ma io gli ho detto ‘ora rimetti quella vecchia o con me hai chiuso’, ne inventano di tutte!”

Un altro scrive un messaggio per dire “Si, io avevo dato alla mia ragazza la password di facebook. Solo che lei insospettita di una nuova amicizia femminile si è collegata, ci ha provato, la tizia ci è stata e quindi la mia ragazza mi ha lasciato. Ad averlo saputo prima, almeno ci avrei provato io!”

Io non so voi, ma ho degli spazi che sono inviolabili, e travalicarli è uno dei modi migliori per farmi incazzare come una bestia. Il mio telefono, la mia posta elettronica, il mio account facebook o quant’altro sono spazi *miei* e personali. Nessuno ci deve entrare dentro. Chiedo assoluto rispetto e ne offro altrettanto: non frugo nelle borse, non prendo telefoni altrui mentre squillano, mi alzo quando qualcuno digita una password in mia presenza.

Ma dico io, c’è davvero tutto questo bisogno di dimostrare “io sono trasparente” o è zerbinaggio terminale? perchè scusatemi, mi dispiace, ma io non sono trasparente. Ho i miei spazi e perchè no, mi riserbo il diritto di avere i miei segreti, ovviamente concedendoli alle controparti.

Sbaglio?

Amore per le piccole cose

Casello dell’autostrada. Un’auto davanti a me si ferma e mi blocca lì, io ho il telepass e a causa sua mi devo fermare. Sbuffo.

Di fronte a me la proprietaria sistema il biglietto in tutta fretta e mi guarda dallo specchietto di cortesia.

Uno sguardo bellissimo. Sorrido.

Lei forse pensa che la volessi tamponare per chiederle il numero di telefono (molto romantico, specie per il carrozziere), ingrana la marcia e va via.

Continuo a sorridere. Non per lei, non a lei. Sorrido perchè tutto sommato la mia capacità di trovare la bellezza nei particolari, nelle piccole cose di ogni giorno è ancora lì. E non è facile, credetemi, non è facile evitare di seppellirla sotto un cumulo di cinismo.

Ancora Sintesi

Non voglio riacuire la polemica sul modo di comunicare ad oltranza e lanciarmi preda di facili sessismi che poi verranno colti come spunto da utenti logorroiche che vorranno fare un lungo panegirico che parte dall’alba dei tempi, passa per i paralipomeni alla batracomiomachia, tutte le altre ricette di cacciagione del Leopardi per poi concludere dopo una dissertazione di stampo hegeliano sull’astronomia che in fondo basterebbe fare un po’ di fatica, però colgo spunto da un vero case study per farvi capire come mai, alle volte e invecchiando, si diventa un filino intolleranti.

Versione femminile:

Prende il telefono e mi chiama.

“Ciao, ti disturbo?”
“Guarda, sarei al lavoro e…”
“…ancora al lavoro a quest’ora?”
“…si, e…”
“…ho capito, e quando esci?”
“…mah, con un po’ di fortuna tra un paio d’ore, avrei ancora parecchio da fare, perchè?”
“E dopo che fai?”
“Mah, non lo so, dopo passo da casa, raccatto le mie cose, prendo lo strumento, dò una rassettata e poi vengo da te, perchè?”
“No, perchè vedi, stamani ero al lavoro, poi ho avuto un’ora di buco dall’una alle due, un’altra dalle quattro alle cinque, però adesso rientro, torno al lavoro fino alle otto poi devo passare da un’amica che sta nel paese vicino, hai presente vicino al supermercato? quindi dopo che sono passata dall’amica monto in macchina e…”
“TORNI TARDI?”
“Si, ma devo sapere cosa fai e quando parti e quando arrivi e cosa fai prima ch…”
“Cucino io.”

Versione maschile:

Telefono. SMS: “Torno tardi, se torni prima e ne hai voglia cucina tu”. Invia.  Mi rimetto al lavoro.