Imparare a stirare

Fino a 24 anni ho vissuto con mia nonna. Mia nonna non mi faceva stirare. Facevo tutto, eccetto quello. Poi è morta.

Dai 24 ai 27 ho vissuto con mia madre. Mia madre non mi faceva stirare. Facevo tutto, eccetto quello.  Poi è morta.

Dai 27 ai 33 ho vissuto con Gamma. Gamma non mi faceva stirare. Facevo tutto (e venivo puntualmente criticato), eccetto quello. Poi se ne è andata.

 

A questo punto mi spiegate PER QUALE MOTIVO, se dico a una donna che ho imparato a stirare guardando dei video su youtube, quella stessa donna si mette a ridere come se avessi detto una cretinata da deficiente? con tutte le donne che hanno imparato (dalla loro madre) morte o semplicemente “non pervenute”, cosa dovevo fare? comprarmi un libro? sposarmi una donna solo per farmi stirare le magliette?

 

Ci sono uscite che mi lasciano veramente ma veramente perplesso.

Ricerche Scientifiche Banali

Visto che il Collega del Mulino Bianco mi ha portato la radiolina in ufficio, mi sto sorbendo da un’ora una animata discussione su una ricerca scientifica che pontifica sul fatto che le donne vadano a convivere per sollecitare il matrimonio e gli uomini “per assicurarsi il sesso”. Come dire: le donne sono creature angeliche che ragionano col Cuore Pulito Gonfio Di Amore, e gli uomini una massa di majali grufolanti.

 

Fermo restando che questa ricerca, di sicuro, l’ha fatta una donna. Malata terminale di aviopenismo, tra l’altro.

Fermo restando che andare a convivere per fare più sesso è come comprarsi una bicicletta per curarsi il mal di denti.

Fermo restando che la prima cosa che una donna smette di darti, appena te la metti in casa, è la patata.

 

Ma io mi chiedo: quali altre banalità mi toccherà ascoltare oggi? che non ci sono più le mezze stagioni? che i negri hanno il ritmo nel sangue? La caccia al luogo comune è aperta.

Depressioni Dottorali

Studio del mio direttore amministrativo.

“Dottoressa buongiorno, scusi se la disturbo, avrei bisogno di…”
“Ah, dottor sa30a! Vedo che ha ripreso dei bei chiletti, eh?”

 

Ammazzatemi. Ma fatelo chiamandomi per titolo, mi raccomando: la formalità è importante.

Mai offrire cioccolatini

Vi ho già raccontato delle ragazze del servizio civile che lavorano a 10 metri da me. Fin li’, ovviamente, niente di nuovo. Un po’ come le amiche della vicina, ecco. Calma piatta.

Ce ne è una soltanto con cui scambio due chiacchiere. Non bellissima, ma un tipino. Di quelli che solleticano la curiosità. Chiacchiera oggi, chiacchiera domani, un giorno la vedo sola alla scrivania e le offro un cioccolatino che avevo in tasca.

“Grazie…”
“Figurati, è un piacere…”

Dopodichè sorrido e vado via, anche perchè stavo diventando dello stesso colore di phlogos. Beata timidezza, che mi blocca sempre.

 

La morale? Non mi saluta più. Non mi parla più. Le sorrido, e gira lo sguardo. La saluto e non risponde.

 

La prossima la prendo a gomitate nelle gengive. Almeno lei non mi parla per un motivo valido, e io mi sono sfogato un po’.

Ridendo e scherzando…

…questo blog inizia a camminare incerto sulle sue gambe e ad emettere suoni: ebbene si, il 28 febbraio questo blog ha compiuto il suo primo anno di vita.

E come disse una lettrice, “pazze per sempre, per sempre pazze”. Continuerò a raccontare le mie storie, finchè sarete con me.

Nel ringraziarvi vi rigiro un pensiero che mi tormenta da un po’… mettere su carta tutti i miei pensieri, quello che è venuto fuori in un anno e rotti di blog, insomma… farne un libro. Secondo voi è fatta fuori dal vasino?