Logica dell’abbandono selettivo

Tempo fa, tanto tempo fa, avevo commentato un post di un altro blog, che vi linko: il sito è pianetadonna.

Me ne ero dimenticato fino all’altro giorno quando, facendo il controllo ormai mensile sulla mail, trovo che qualcuno ha lasciato un commento. Orbene… quel commento mi ha lasciato assolutamente perplesso.

Io non capisco in base a quale metro si asserisce che “per un uomo è più facile“, mentre “una donna abbandonata torna a casa alla sera e si ritrova sola.

Io ho controllato, ho frugato anche tra i ricordi, ma non mi sembra di aver trovato odalische pronte a consolarmi quando tornavo a casa: cacchio, ero solo pure io. Non è che un uomo abbandonato è diverso da una donna abbandonata, una persona abbandonata è una persona abbandonata, indipendentemente dal suo sesso. Che poi diciamocelo, è anche brutto dire “abbandonata”; è più carino dire “restituito alla libertà”, anche quando vieni restituito alla libertà come un cane.

Poi, abbiate pazienza, concedetemi una punta di maschilismo. Se una donna prende la passerina e la lancia per aria, io penso che non tocchi neanche terra: la prendono prima. Se lo prendo io e lo lancio per aria, non solo tocca terra, ma scava pure. Lentamente, ma scava… sapete, la vanga piccola…