Teorema della Persistenza Comportamentale

Quanto era che non vi deliziavo con un teorema? Tanto. Lo so. Vi sono mancato.

Si enunzia – a seguito di riflessioni gentilmente offerte alla mia tutt’altro che augusta personcina – il seguente Teorema della Persistenza Comportamentale

Chi fa, rifà

applicando a codesto teorema le regole del cinismo si ottengono i seguenti corollari:

  1. Chi nasce tondo non muore quadrato
  2. A far bene agli asini si prendono solo calci

Inoltre, sia data la definizione del sostantivo femminile “Speranza”, così formulata

Speranza [spe-ràn-za) (s.f.): “attesa fiduciosa che si verifichi un futuro positivo”

e definendo Futuro come “elenco di accadimenti situati in avanti nel tempo”, possiamo dire

Speranza: “Attesa fiduciosa di accadimenti positivi in avanti nel tempo”

Purtuttavia, sappiamo che niente accade per caso: non esistendo il Caso si deduce quindi che ciò che accade avviene per diretta o  indiretta conseguenza delle azioni di qualcuno. Quindi possiamo riformulare la speranza come

Speranza: “Attesa fiduciosa che qualcuno faccia qualcosa di positivo in avanti nel tempo”.

Poichè per l’attesa della speranza di un accadimento positivo nel futuro implica giocoforza la sua assenza nel presente e in ossequio al principio di negazione che ci dice “chi fa, rifà implica che chi non fa non rifarà” possiamo quindi enunciare

Speranza: “Attesa fiduciosa che qualcuno faccia qualcosa che non ha mai fatto o che qualcuno smetta di fare qualcosa che sta attualmente facendo”

Applicando quindi il Teorema della Speranza Comportamentale, possiamo quindi dimostrare che la definizione stessa di speranza contrasta con detto teorema: è impossibile che chi fa non rifaccia e il suo inverso, quindi il proverbio

“La speranza è l’ultima a morire”

si dimostra fasullo in quanto la speranza è un insieme vuoto. Non è quindi vero che la speranza è l’ultima a morire: la speranza è nata morta.

Buon fine settimana a tutti!