Non voglio arrivare secondo (epilogo)

Chiedo scusa per il ritardo, miei ventitre lettori, anche se alla fine tutto il male non vien per nuocere. Se avessi scritto questo post – come era in programma – domenica mi sarei evitato qualche fraintendimento e qualche anatema. Visto il tono dei commenti al post precedente faccio due cose: scrivo quel che avrei voluto scrivere in prima battuta, e seguo con un po’ di chiosa ai vostri commenti.

Prima parte: la morale delle due storielle. Partendo dal fondo, è abbastanza evidente la morale della seconda. Il punto cardine è la centralità della coppia, intendendo la coppia proprio come unione di due persone. Non tanto unione sessuale – per quello non serve neanche dividere la vita assieme – quanto unione di propositi, di vite, di intenti e comunanza di ideali: una “coppia” che in quanto tale riesca a dimostrare, in società come fuori, che 1 + 1 > 2. La scelta fatta da mio padre, per quanto mi possa aver dato fastidio sentirla, opera in questo senso: nel fare una pur amara scelta, ha ribadito che la coppia è ciò attorno a cui ruota la sua vita, e ha scelto ancora una volta – come il giorno del suo matrimonio – sua moglie come compagna di ogni giorno, dimostrandosi disposto a pagarne anche un prezzo alto al di là di ogni forma di egoismo.

La morale della prima è ancora più semplice, eppure è quella che ha causato più fraintendimenti. Mario e Luisa. La coppia da mulino bianco, ma mulino bianco sul serio, non come il mio collega. La coppia perennemente innamorata, che si litiga il privilegio di alzarsi la notte per dar da mangiare ai bimbi che hanno fame. La coppia che nonostante anni di matrimonio si ama come e più del primo giorno (non so voi, ma io di coppie che dopo quindici anni sono alimentate dall’amore e non dall’abitudine ne conosco pochine) e se lo dimostra in continuazione. Tutto ad un tratto la coppia si arresta, lui si allontana, lei pure. Perchè non trombano più? lo pensate davvero? No. La chiave di lettura è esplicita nel testo. “Lei non mi cerca più”, sono state le sue parole precise e testuali. E non parla – e non parlava – di sesso. Parla del non sentirsi più cercato, come se avesse esaurito il suo compito, come se fosse un estraneo – e tale si sentiva. Prima non gli occorreva molto: bastava un pensiero di lei del tipo “non vedo l’ora di tornare a casa e godermi mio marito”. Non si parla di settanta pagine di kamasutra tutte d’un fiato. Si parla di voglia di godersi, di cercarsi. Voglia che evidentemente è venuta meno, ed ha scatenato una serie di problemi. Cercarsi ogni giorno. Scegliersi ogni giorno.

Facciamo la somma delle due morali? centralità della coppia e cercarsi continuamente. Ecco le parole chiave, la mia idea per far sopravvivere una coppia alle tempeste e agli stravolgimenti che l’arrivo di uno o più nani per casa inevitabilmente – e giustamente! – comporta. Il/i nano/i visti come prodotto della coppia, che si incastonano nella vita di coppia modificandola senza violentarla e aggiungendo complessità senza dominarla. Perchè è perfettamente normale che la prole modifichi certe dinamiche, ma ognuno deve stare al suo posto. Che poi si possa o non si possa essere d’accordo è pacifico. Ma il non arrivare secondo, per me, è fondamentale. Ci deve essere posto per tutti nella dinamica di una coppia, “da ciascuno secondo le sue possibilità, a ciascuno secondo i suoi bisogni”.

Ci siamo fin qui? e ora veniamo ai commenti vostri. Iniziamo subito sparando la bordata pesante: sono deluso. Non tanto dai concetti espressi – il dissenso è fondamentale – o dai toni – e il tono acceso ci può stare – quanto dall’acrimonia, dalla dislessia o dal voler saltare alle conclusioni. E’ stato quasi un esperimento sociale: ho raccontato due storie, non le ho commentate e non mi sono espresso in merito, e mi sono beccato nell’ordine:

  • dell'”immaturo” da Lys
  • dell'”egocentrico” financo del “quaquaraqua” da Eka (nota1: si scrive “quaquaraquà” e non “quaraquaqua“) (nota2: su quel post ci ritornerò, garantito al limone, ne val davvero la pena)
  • varie ed eventuali da selkis

…e la delusione non è stata per il dissenso o i modi in cui lo si è espresso. E’ dovuta al fatto che si leggono due storie, le si contestualizzano in base ai propri preconcetti sull’altra metà del cielo (o sulla propria, se ci si sente particolarmente “eletti”) dopodichè se ne trae una conclusione sommando i pareri non espressi con i propri preconcetti e si usa il risultato per prendere una persona e affibbiargli degli epiteti o delle connotazioni. Posso dirlo? non si fa. Se uno vota un partito che non ci piace, è una persona diversa da noi, non un ladro o un assassino. Se Eka esprime un pensiero che ritengo agghiacciante, mi scaglio contro il suo pensiero, non contro di lei. Ma forse pecco di eccesso di buonismo io, e sbaglio. Bon, meditateci che io passo oltre.

Al solito, Tom si conferma un grande. Un grande perchè è riuscito a prendere le mie parole, estraniarle da ogni preconcetto e arrivare al messaggio che volevano trasmettere in totale autonomia e con il suo stile e il suo marchio. Grande ragazzo. Anche tu, quando leggerai il post di eka, mi raccomando, poniti delle domande. E sappi che vali molto più di certe domande.

Mauro pone giustamente l’accento su un dato un po’ trascurato, vale a dire la collaborazione e la condivisione del pargolo (e dei pargoli) nella coppia. L’ho data per scontata perchè c’è. Pecca nel voler ridurre tutto al solo sesso, perchè c’è altro, ma pone l’accento su un problema che merita sicuramente attenzione. Esistono uomini che si disinteressano dei nani finchè non raggiungono un’età pensante, così come esistono donne – trovate di persona – capaci di dialoghi del genere: “Eh, certo, noi donne, sempre sole quando il bimbo si ammala o ha bisogno… ““scusami, ma tuo marito non ti aiuta?”“Figurati se lascio mio figlio a mio marito quando si ammala!”. Ecco. Cerchiamo sempre di porci a 360°, prima di finire a 90… ah, sul tuo “request for post” tornerò. Promesso.

Xlthlx giustamente fa notare che manca il punto di vista di lei. Quello lo conosco fino al terzo figlio, poi non ho avuto modo di parlarci – e mi sembra indelicato entrare a gamba tesa su un punto del genere. L’osservazione è giusta, io ovviamente sono un maschietto (cosi’ mi dissero, almeno) e conoscendoli in questo caso mi sono fidato del fatto che prima si cercavano e ora non si cercano più. Nota bene: ho raccontato le cose “relata refero”, non ho assegnato in alcun modo responsabilità.

Attila, grande anch’egli, sottolinea un punto che poi è stato rimarcato anche da me. L’arrivo di uno o più nani in una coppia aggiunge gradi di complessità al rapporto, ed è innegabile e giusto che sia così. L’importante è che questi gradi di complessità non vadano ad eliderne altri, ecco.

Sarajazz ha ragione. Come al solito, del resto. E ci ha preso in pieno.

S.m.t. dice cose condivisibili; io nel post pensavo di essere stato chiaro ma lo ribadisco qui: la vita di coppia non è l’intesa sessuale. Sono due animali simbiotici, non sono la stessa cosa. C’è una differenza neanche troppo sottile.

B. scrive anche lei (o lui?) cose assai sensate. Da incorniciare la conclusione, super partes, rigorosa e corretta che pur utilizzando i luoghi comuni come metodo di analisi, almeno li utilizza TUTTI. E viene fuori con conclusioni più che condivisibili.

Lys purtroppo attacca la persona senza neanche averle dato tempo di esprimersi, ponendosi da un punto di vista di “been there, done that” che non mi piace. Dissento, mi spiace. Dissento dalla tua valutazione sia della situazione che della mia persona. Logico che una coppia con prole non possa andare in vacanza con la spiderina due posti legando il figlio a mo’ di polena e godendosi la vita come due “singolazzi gaudenti”. Ma che possano – e debbano! – trovare alcuni momenti per essere ancora fidanzatini e complici, cacchio, quello si. Altrimenti finiscono ad annullarsi entrambi nel ruolo di genitore, con il nano nella veste di vero capofamiglia. Quante ne vedi di coppie che non vivono neanche più perchè entrambi focalizzati sul figlio? Il problema è che hanno smesso di essere coppia e manco se ne sono accorti.

Del post di eka – e del post sul suo blog – riparlerò in seguito perchè merita una chiosa più appropriata.

Lalla, io in realtà queste donne le capisco fino a un certo punto, ma non oltre. Perchè come disse simpaticamente una mia amica livornese “ma dov’è il problema, una puppa a uno e una puppa all’altro”. Semplicisticamente, però ognuno deve ritagliare un po’ di spazio sia per il piccoletto che per il partner. Se il figlio fagocita, allora il rapporto col figlio va rivisto.

Selkis, condivido il tuo punto di vista sulla condivisione del piccolo tra i due, anche se – credimi – ho incontrato molte resistenze da parte delle donne che conosco a far si che il piccoletto fosse accudito da entrambi. La condivisione della maternità, per inciso, è già legge: il congedo può essere usufruito anche dall’uomo – in sostituzione della donna, ovviamente – così come tutti i congedi per malattia. Ovviamente non quelli per allattamento. Ora fammi un favore: vai da tue amiche figliomunite e chiedi loro quante sarebbero volute tornare al lavoro la settimana successiva lasciando il marito a casa solo col nano, o quante – in caso di malattia del piccolo – dicono “vabbè, io oggi vado al lavoro, col bimbo a casa ci stai tu amore?” rivolte al proprio compagno. Io credo poche. Sbagli pero’ a ridurre il tutto ad una visione fallocentrica della vita, la coppia è coppia sempre, non solo quando si è a letto.

 

Concludo una cosa: la affinità di coppia si vede anche e soprattutto CON e PER il figlio. Conservare una vita di coppia, oltre a mantenere felici i genitori, fornisce al piccolo un ambiente più sereno. Più sereno perchè c’è amore. Più equilibrato, perchè il figlio può capire – e a mio avviso deve – che non può essere sempre al centro del mondo. Farsi carico del figlio da parte di un genitore solo, o mettere il partner in secondo piano, significa anche escluderlo dall’educazione del piccolo, significa che giocoforza le proprie decisioni sono “più decisioni” di quelle altrui: penso che non ci sia niente di più diseducativo nei confronti del piccolo di vedere i propri genitori lontani dalla concordia sulle scelte che lo riguardano…

 

Ripeto, mi scuso se non ho scritto questo post Domenica. Ma ero ad organizzare il compleanno di una bambina.