Non voglio arrivare secondo (epilogo)

Chiedo scusa per il ritardo, miei ventitre lettori, anche se alla fine tutto il male non vien per nuocere. Se avessi scritto questo post – come era in programma – domenica mi sarei evitato qualche fraintendimento e qualche anatema. Visto il tono dei commenti al post precedente faccio due cose: scrivo quel che avrei voluto scrivere in prima battuta, e seguo con un po’ di chiosa ai vostri commenti.

Prima parte: la morale delle due storielle. Partendo dal fondo, è abbastanza evidente la morale della seconda. Il punto cardine è la centralità della coppia, intendendo la coppia proprio come unione di due persone. Non tanto unione sessuale – per quello non serve neanche dividere la vita assieme – quanto unione di propositi, di vite, di intenti e comunanza di ideali: una “coppia” che in quanto tale riesca a dimostrare, in società come fuori, che 1 + 1 > 2. La scelta fatta da mio padre, per quanto mi possa aver dato fastidio sentirla, opera in questo senso: nel fare una pur amara scelta, ha ribadito che la coppia è ciò attorno a cui ruota la sua vita, e ha scelto ancora una volta – come il giorno del suo matrimonio – sua moglie come compagna di ogni giorno, dimostrandosi disposto a pagarne anche un prezzo alto al di là di ogni forma di egoismo.

La morale della prima è ancora più semplice, eppure è quella che ha causato più fraintendimenti. Mario e Luisa. La coppia da mulino bianco, ma mulino bianco sul serio, non come il mio collega. La coppia perennemente innamorata, che si litiga il privilegio di alzarsi la notte per dar da mangiare ai bimbi che hanno fame. La coppia che nonostante anni di matrimonio si ama come e più del primo giorno (non so voi, ma io di coppie che dopo quindici anni sono alimentate dall’amore e non dall’abitudine ne conosco pochine) e se lo dimostra in continuazione. Tutto ad un tratto la coppia si arresta, lui si allontana, lei pure. Perchè non trombano più? lo pensate davvero? No. La chiave di lettura è esplicita nel testo. “Lei non mi cerca più”, sono state le sue parole precise e testuali. E non parla – e non parlava – di sesso. Parla del non sentirsi più cercato, come se avesse esaurito il suo compito, come se fosse un estraneo – e tale si sentiva. Prima non gli occorreva molto: bastava un pensiero di lei del tipo “non vedo l’ora di tornare a casa e godermi mio marito”. Non si parla di settanta pagine di kamasutra tutte d’un fiato. Si parla di voglia di godersi, di cercarsi. Voglia che evidentemente è venuta meno, ed ha scatenato una serie di problemi. Cercarsi ogni giorno. Scegliersi ogni giorno.

Facciamo la somma delle due morali? centralità della coppia e cercarsi continuamente. Ecco le parole chiave, la mia idea per far sopravvivere una coppia alle tempeste e agli stravolgimenti che l’arrivo di uno o più nani per casa inevitabilmente – e giustamente! – comporta. Il/i nano/i visti come prodotto della coppia, che si incastonano nella vita di coppia modificandola senza violentarla e aggiungendo complessità senza dominarla. Perchè è perfettamente normale che la prole modifichi certe dinamiche, ma ognuno deve stare al suo posto. Che poi si possa o non si possa essere d’accordo è pacifico. Ma il non arrivare secondo, per me, è fondamentale. Ci deve essere posto per tutti nella dinamica di una coppia, “da ciascuno secondo le sue possibilità, a ciascuno secondo i suoi bisogni”.

Ci siamo fin qui? e ora veniamo ai commenti vostri. Iniziamo subito sparando la bordata pesante: sono deluso. Non tanto dai concetti espressi – il dissenso è fondamentale – o dai toni – e il tono acceso ci può stare – quanto dall’acrimonia, dalla dislessia o dal voler saltare alle conclusioni. E’ stato quasi un esperimento sociale: ho raccontato due storie, non le ho commentate e non mi sono espresso in merito, e mi sono beccato nell’ordine:

  • dell'”immaturo” da Lys
  • dell'”egocentrico” financo del “quaquaraqua” da Eka (nota1: si scrive “quaquaraquà” e non “quaraquaqua“) (nota2: su quel post ci ritornerò, garantito al limone, ne val davvero la pena)
  • varie ed eventuali da selkis

…e la delusione non è stata per il dissenso o i modi in cui lo si è espresso. E’ dovuta al fatto che si leggono due storie, le si contestualizzano in base ai propri preconcetti sull’altra metà del cielo (o sulla propria, se ci si sente particolarmente “eletti”) dopodichè se ne trae una conclusione sommando i pareri non espressi con i propri preconcetti e si usa il risultato per prendere una persona e affibbiargli degli epiteti o delle connotazioni. Posso dirlo? non si fa. Se uno vota un partito che non ci piace, è una persona diversa da noi, non un ladro o un assassino. Se Eka esprime un pensiero che ritengo agghiacciante, mi scaglio contro il suo pensiero, non contro di lei. Ma forse pecco di eccesso di buonismo io, e sbaglio. Bon, meditateci che io passo oltre.

Al solito, Tom si conferma un grande. Un grande perchè è riuscito a prendere le mie parole, estraniarle da ogni preconcetto e arrivare al messaggio che volevano trasmettere in totale autonomia e con il suo stile e il suo marchio. Grande ragazzo. Anche tu, quando leggerai il post di eka, mi raccomando, poniti delle domande. E sappi che vali molto più di certe domande.

Mauro pone giustamente l’accento su un dato un po’ trascurato, vale a dire la collaborazione e la condivisione del pargolo (e dei pargoli) nella coppia. L’ho data per scontata perchè c’è. Pecca nel voler ridurre tutto al solo sesso, perchè c’è altro, ma pone l’accento su un problema che merita sicuramente attenzione. Esistono uomini che si disinteressano dei nani finchè non raggiungono un’età pensante, così come esistono donne – trovate di persona – capaci di dialoghi del genere: “Eh, certo, noi donne, sempre sole quando il bimbo si ammala o ha bisogno… ““scusami, ma tuo marito non ti aiuta?”“Figurati se lascio mio figlio a mio marito quando si ammala!”. Ecco. Cerchiamo sempre di porci a 360°, prima di finire a 90… ah, sul tuo “request for post” tornerò. Promesso.

Xlthlx giustamente fa notare che manca il punto di vista di lei. Quello lo conosco fino al terzo figlio, poi non ho avuto modo di parlarci – e mi sembra indelicato entrare a gamba tesa su un punto del genere. L’osservazione è giusta, io ovviamente sono un maschietto (cosi’ mi dissero, almeno) e conoscendoli in questo caso mi sono fidato del fatto che prima si cercavano e ora non si cercano più. Nota bene: ho raccontato le cose “relata refero”, non ho assegnato in alcun modo responsabilità.

Attila, grande anch’egli, sottolinea un punto che poi è stato rimarcato anche da me. L’arrivo di uno o più nani in una coppia aggiunge gradi di complessità al rapporto, ed è innegabile e giusto che sia così. L’importante è che questi gradi di complessità non vadano ad eliderne altri, ecco.

Sarajazz ha ragione. Come al solito, del resto. E ci ha preso in pieno.

S.m.t. dice cose condivisibili; io nel post pensavo di essere stato chiaro ma lo ribadisco qui: la vita di coppia non è l’intesa sessuale. Sono due animali simbiotici, non sono la stessa cosa. C’è una differenza neanche troppo sottile.

B. scrive anche lei (o lui?) cose assai sensate. Da incorniciare la conclusione, super partes, rigorosa e corretta che pur utilizzando i luoghi comuni come metodo di analisi, almeno li utilizza TUTTI. E viene fuori con conclusioni più che condivisibili.

Lys purtroppo attacca la persona senza neanche averle dato tempo di esprimersi, ponendosi da un punto di vista di “been there, done that” che non mi piace. Dissento, mi spiace. Dissento dalla tua valutazione sia della situazione che della mia persona. Logico che una coppia con prole non possa andare in vacanza con la spiderina due posti legando il figlio a mo’ di polena e godendosi la vita come due “singolazzi gaudenti”. Ma che possano – e debbano! – trovare alcuni momenti per essere ancora fidanzatini e complici, cacchio, quello si. Altrimenti finiscono ad annullarsi entrambi nel ruolo di genitore, con il nano nella veste di vero capofamiglia. Quante ne vedi di coppie che non vivono neanche più perchè entrambi focalizzati sul figlio? Il problema è che hanno smesso di essere coppia e manco se ne sono accorti.

Del post di eka – e del post sul suo blog – riparlerò in seguito perchè merita una chiosa più appropriata.

Lalla, io in realtà queste donne le capisco fino a un certo punto, ma non oltre. Perchè come disse simpaticamente una mia amica livornese “ma dov’è il problema, una puppa a uno e una puppa all’altro”. Semplicisticamente, però ognuno deve ritagliare un po’ di spazio sia per il piccoletto che per il partner. Se il figlio fagocita, allora il rapporto col figlio va rivisto.

Selkis, condivido il tuo punto di vista sulla condivisione del piccolo tra i due, anche se – credimi – ho incontrato molte resistenze da parte delle donne che conosco a far si che il piccoletto fosse accudito da entrambi. La condivisione della maternità, per inciso, è già legge: il congedo può essere usufruito anche dall’uomo – in sostituzione della donna, ovviamente – così come tutti i congedi per malattia. Ovviamente non quelli per allattamento. Ora fammi un favore: vai da tue amiche figliomunite e chiedi loro quante sarebbero volute tornare al lavoro la settimana successiva lasciando il marito a casa solo col nano, o quante – in caso di malattia del piccolo – dicono “vabbè, io oggi vado al lavoro, col bimbo a casa ci stai tu amore?” rivolte al proprio compagno. Io credo poche. Sbagli pero’ a ridurre il tutto ad una visione fallocentrica della vita, la coppia è coppia sempre, non solo quando si è a letto.

 

Concludo una cosa: la affinità di coppia si vede anche e soprattutto CON e PER il figlio. Conservare una vita di coppia, oltre a mantenere felici i genitori, fornisce al piccolo un ambiente più sereno. Più sereno perchè c’è amore. Più equilibrato, perchè il figlio può capire – e a mio avviso deve – che non può essere sempre al centro del mondo. Farsi carico del figlio da parte di un genitore solo, o mettere il partner in secondo piano, significa anche escluderlo dall’educazione del piccolo, significa che giocoforza le proprie decisioni sono “più decisioni” di quelle altrui: penso che non ci sia niente di più diseducativo nei confronti del piccolo di vedere i propri genitori lontani dalla concordia sulle scelte che lo riguardano…

 

Ripeto, mi scuso se non ho scritto questo post Domenica. Ma ero ad organizzare il compleanno di una bambina.

19 thoughts on “Non voglio arrivare secondo (epilogo)

  1. Ok.
    Il tuo discorso non fa una piega, dal tuo punto di vista.
    Posso raccontartela io la storia di Mario e Luisa?
    Fino al secondo figlio è identica a quella che hai scritto tu.
    Dopo il terzo figlio, sento Luisa, che è a pezza. Il terzo figlio ha una malattia genetica rara, che gli preclude la capacità di parlare. Per sempre.
    La mamma (Luisa) è assorbita al 100% da questo dramma, perchè, come è ovvio, non è facilissimo trovare una cura e un’alternativa a un problema del genere. Questo perchè il nostro paese è parecchio indietro, quando si parla di ricerca.
    La coppia ne risente e ne risente tutta la famiglia.

    Ma lui non si lagna dicendo “lei non mi caga più”. Probabilmente a volte lo pensa, ed è anche legittimato a pensarlo…però sta vicino alla sua compagna e alla sua famiglia.
    Questo perché i problemi si affrontano insieme. sempre.

    Almeno questa è la mia visione di famiglia e soprattutto di vita di coppia. Facile andare d’accordo quando tutto va bene.
    Ti avverto che questa storia che ti ho scritto mi riguarda estremamente da vicino, non è il solito “SENTITO DIRE” dell’amica che si lagna ecc… l’ho visto e vissuto, anche se non in primissima persona. So di cosa parlo.

    Nei 2 post precedenti mi sembrava una visione un po’ troppo di parte. Come forse lo sarà stato il mio primo impulsivo commento, di cui mi sono già scusata.

    A nessuno piace arrivare secondo.
    Ma a volte, purtroppo, la vita ti pone nella condizione di doverlo fare.

  2. Mancando il punto di vista di lei, manca la vera ragione per cui lei non lo cerca, che non sappiamo. Certo è che in qualche modo l’intesa tra di loro s’è rotta, e forse cercare le colpe non serve, ma serve capire come ritrovarla. Però sai potrebbe anche essere che sia lui quello che non si sente cercato, che la realtà sia diversa :)
    Ad ogni modo, concordo con te soprattutto quando dici che “Conservare una vita di coppia, oltre a mantenere felici i genitori, fornisce al piccolo un ambiente più sereno.” Questo è un fondamentale. E anche che non è tanto il sesso in sé, può capitare di non farlo anche per lunghi periodi, ma il cercarsi ugualmente, anche solo a parole.
    Sul delegare non dico nulla, che lo dico anche troppo spesso 😉 (una coppia dovrebbe essere ‘intercambiabile’ in ogni compito, chiaro che uno dei due è più bravo a fare una cosa dell’altro e ci mancherebbe, ma ciascun deve poter sempre sostituire l’altro, diamine)

  3. Laura: lieto di averti ritrovata, se non altro come confronto sereno. Che poi ci sia il dissenso, per carità, fa piacere anche a me… ma almeno la smettiamo di abbaiarci.

    Il tuo discorso è una estremizzazione del mio, ma ci può stare. Li’ pero’ credo che subentrino altri meccanismi, avere dei figli normali o dei figli disabili non è la stessa cosa. Le esperienze che ho visto io (parlo di prima persona, non di riportati) mi insegnano che un figlio con problemi seri sfascia la coppia se era debole, o la rinserra se è salda. Un po’ come la famosa frase da quindicenni sulla fiamma dell’amore e il vento, ecco. Mi perdonerai però se di fronte a drammi del genere – perchè di drammi è lecito parlare – sto un po’ più in punta di piedi del solito.

    Provo lo stesso ad operare dei distinguo, contando sulla tua collaborazione qualora le parole lette tramite lo schermo ti restituiscano un fastidio non voluto. Casi del genere li puoi vivere – senza frantumarti – in due modi: come due persone che collaborano nella gestione di una situazione difficile, o come coppia. Se vuoi provo a spiegarti le differenze per come le vedo io, ma prima di far rialzare inutilmente i toni vorrei provare a passarti la palla e a capire quali immagini e quali “valenze” ti evoca la frase sopra.

    Xlthlx: posso dirti unacosa “scottante”? io sulle *ragioni* non mi sono voluto interrogare, e di proposito. E’ li’ che sta la differenza tra il mio pensiero e quello di molte commentatrici dell’ultimora. A me non interessa cercare torti o ragioni, dire chi fa e chi non fa. Io sto esaminando un *effetto*, per cercare di capire cosa può servire ad una coppia per tirare avanti in quanto tale con il mutare delle condizioni di vita. Stare a cercare le responsabilità è lungo, penoso, difficile e tutto sommato inutile per tutti. Volevo concludere semplicemente che l’importante è continuare a cercarsi, non dire che lei è una chioccia frigida e lui un testadicazzo da macchinette di videopoker.

    Concordo con te che abbiano smesso di cercarsi, ed è li’ che volevo porre l’accento. Non sul “per colpa di chi”, perchè il mio fallito matrimonio mi insegna che capire se è nato prima l’uovo o la gallina è IMPOSSIBILE. Esiste una coppia che si sfalda, e ne esiste un motivo. Se stiamo a cercare il demiurgo del fallimento (che bello discutere con una laureata in filosofia :) ) è uno splendido esercizio di stile, ma privo di costrutto.

    Per il resto, ossia i tuoi ultimi due capoversi, concordiamo al 100%.

  4. Il nocciolo della questione è che ci sono un’infinità di variabili di Mario e Luisa e ognuno di loro porta con sé una storia diversa, universalmente condivisibile o criticabile. Il fatto è che ci sono poche, pochissime cose che a mio avviso dovrebbero rimanere punti saldi e fermi per un individuo. Il mettere al mondo un figlio (quando lo cerchi e lo vuoi) dovrebbe far scattare un meccanismo nella testa dei futuri genitori: è naturale e istintivo anteporre tuo figlio a te stesso…vale per madre e padre allo stesso modo ed è qualcosa che non si insegna, è un meccanismo che scatta dentro ognuno di noi, quando diventa genitore.
    Poi è ovvio che a volte ti pesa e vorresti andare su un eremo e farti solo gli stracazzi tuoi…siamo tutti esseri umani.
    Una gravidanza dura nove mesi ed è tutto tranne che un’esperienza facile. Quelle che dicono che è solo una gran figata mentono spudoratamente. Però si instaura un legame viscerale con la creatura che ti porti dentro. Siamo mammiferi, per quanto evoluti e gli istinti di base sono quelli da 2000 anni. Ci può stare che nel primo periodo la madre sia come una tigre del Bengala pronta a sbranarsi chiunque si avvicini al nano.
    Ma se questo poi si trasforma in una negazione di sè come donna (perché il problema è lì: sono mamma, quindi smetto di essere tutto il resto), il problema piano piano si insinua nella coppia. E a volte la sfascia.

    Però andare a cercarsi un’avventura in giro anziché cercare di sistemarlo, questo problema, è un po’ troppo facile. I problemi si condividono, quando si vive insieme. O almeno ci si prova.

    E ti dico un’altra cosa: le coppie Mulino Bianco secondo me non esistono. Per fortuna.

  5. Secondo me nel post premessa hai usato parole fraintendibili: nella sua sinteticità, sembrava che quasi tutto ruotasse attorno al sesso nella vita di coppia da te citata…viste le reazioni, sei stato frainteso. A riguardo non avevo voluto scrivere niente perchè volevo sentire il “finale”, che certo è molto più illuminante e fa luce sull’effettiva morale del post (più che altro, pensavo a tua madre….).
    La PRIMA VERA polemica si era però innescata nei commenti del post sulla tua donna ideale, in cui è venuto fuori il discorso del tradimento in caso di “assenza” cronica della donna (su questa cosa sono DEL TUTTO IN DISACCORDO con te-allora meglio lasciarsi o starsene lontani che tradire- ma ben vengano le opinioni diverse, 1-1 e palla al centro!).
    Il riferimento al 10elode alla propria dolce metà (che ho inaugurato io nel blog di Eka) era sempre riguardo al tradimento che, nel mio caso, vede una felice congruenza di opinioni…da qui la mia relativa fortuna.
    In genere non ribatto più di tanto sulle tue opinioni (almeno per ora :P), ma ti faccio notare che nei tuoi post metti tanta, tanta carne al fuoco, a volte usi parole pesanti e a volte frasi un po’ ambigue (dove inizia l’ironia? Dove la polemica? Col Single non si sa mai con certezza!). Attenzione!
    Saluti, Neofanta

  6. Qualsiasi uomo (ok non generalizziamo, facciamo il 99%) di fronte alla scelta se salvare la compagna o salvare il non-ancora-nato, sceglierebbe la compagna.
    Chiedi ad una donna in travaglio se possono lasciar morire il figlio che sta partorendo per salvarle la vita, e vedi se ti risponde di sì. Dirà salvate mio figlio.
    L’uomo vive la gravidanza in differita per forza di cose e ha bisogno di entrare in relazione col figlio per costruire il suo ruolo di padre. La donna non ha bisogno di entrare in relazione, lei è già in relazione, nel suo caso “legame di sangue” non è un concetto figurato ma è la realtà.
    Quindi il discorso non è tanto mettere al centro la coppia, nella scelta di tuo padre di salvare tua madre, ma è lasciare andare qualcosa che in fin dei conti ancora non si conosce e che quindi potrà essere rimandato ad un secondo momento.
    Naturalmente, semplificando. Non sto dicendo che non ci sia del dolore, in questo.
    Ps. B è una lei (Barbara) 😉

  7. Per la cronaca, so come si scrive quaraquaquà, il punto è che la “a” accentata non era inclusa nel gruppo di font usati, così ho scelto l’apostrofo.
    Cielo, è davvero ridicolo, come, quando non si sa cosa rispondere a delle accuse ci si attacchi agli accenti o agli errori di battitura.

    Io sono stata molto gentile con te, nei commenti, ma sentirmi dire che sei inorridito perchè “ci sono donne che la pensano come me” mi ha fatto pensare “sono un alieno? Solo io la penso così?”.
    La trentina di commenti a quel post mi ha risposto (e c’è pure il parere di un uomo…).

    Non voglio dire che il pensiero comune sia il più giusto, il più puro… però insomma… nessuno ti ha dato ragione, chiediti perchè.

    Io non credo che fare figli sia obbligatorio, anzi, però mi da tristezza sapere che ci sono dei futuri probabili padri come te. A questo punto nella top ten di cosa vorresti in una donna dovresti semplicemente includere “che non abbia/non voglia figli”.
    Sarebbe più onesto.

  8. Sono completamente d’accordo a metà con te. Inizio con la metà che dissente e faccio una premessa: Hai pestato una merda gigante, con questo discorso, la questione dei figli è molto complessa per noi donne, davvero e molto spinosa. Inadeguatezza, timore di restare sole (anche se in coppia), difficoltà enormi… E il senso di colpa se non ne vuoi che TUTTE se diciamo “io non voglio figli” abbiamo nel DNA il senso di colpa. Ma va bè. E’ evidente che fra Marco e Luisa manca appunto un grosso pezzo di informazione, non sappiamo se lui magari, è diventato uno stronzo divanocentrico, se lei è depressa o sta poco bene, noi ci modifichiamo anche da un punto di vista biologico, coi figli, voi no. Essere una coppia (e qui con te concordo appieno) vuol dire appunto anche stare in piedi insieme, non sappiamo se marco al di là del lamento, faccia qualcosa. Ti do ragione invece sul fatto che spesso, troppo spesso, una donna che diventa mamma, può perdere il senno e diventare psicologcamente schiava del mostriciattolo/a. Anche al terzo , anche se fino ad allora andava tutto bene… E questo è un limite sicuramente. Sta di fatto che, secondo me, stare insieme, già in due è DIFFICILISSIMO, è un continuo gioco di smussamenti, incastri, autocontrollo… In 5 figuriamoci.
    Però appunto l’impegno ci deve essere da tutte e due le parti, magari lei non lo cerca, magari lui non fa nient’altro se non lamentarsi del fatto che non viene più cercato.
    Da donna che vorrebbe infinitamente essere anche mamma: Prima della nascita di un figlio NESSUNO viene prima di te. Dopo ho paura anch’io che, magari di poco, magari di un infinitesima frazione, ma sarai secondo. Non credo si possa e si debba pensare in questi termini, è così e basta. A te ti ho scelto, ok, mi piaci e ho deciso di dividere TUTTA la mia vita con te. Sì. D’accordo, quindi sei (tra virgolette) il mio re, il mio sole, il mio tutto. MA il mostro l’ho FATTO. L’ho creato, mi è cresciuto dentro… Come faccio a non metterlo in cima a qualunque cosa? Bisogna solo cercare di bilanciare le cose…
    Da tutti e due i lati.

  9. Del tutto d’accordo con B.
    pensare che ho scritto un pò la stessa cosa…

    E NEOFANTA rimarca che hai usato parole fraintendibili…

    vabè, evito di infierire,va.

  10. @ Eka
    ehm, non e’ questione d’accenti messi male… proprio hai cambiato l’ordine delle sillabe. Quaraquaquà—>corretto:”Quaquaraquà”
    Col solito atteggiamento di chiusura “io so come si scrive…” —> “io so quel che dico e non ritratto…” penso tu abbia fatto un post pieno di ovvieta’ sul proprietario del blog partendo da quei discorsi abusati: io donna-tu uomo…e via alla sagra dei luoghi comuni.
    Su questo sono pienamente d’accordo con Sa3o: giusto contrastare un pensiero diverso dal nostro, sbagliato contrastare la persona. “sei un cretino” e’ ben diverso dal dire “hai detto una cosa cretina”(era un esempio elementare tanto per capirsi).
    Si era spiegato molto male, aveva lasciato dubbi sui ruoli donna-madre-compagna e in che modo intendesse legarli all’altra meta’ della coppia, ma pare chiaro adesso, dopo quest’ultimo post, che non era esattamente cio’ che ne e’uscito dai commenti.

    Non condivido tutto quello che hai scritto Sa3o, ci son sfumature sulle quali mi soffermerei, di base pero’ la penso come te; prima di tutto, per essere genitori, per avere equilibrio e serenita’ in famiglia e far crescere un bambino felice e sicuro di se’, serve non dimenticarsi mai del sentimento (che fa amare in tante forme,rispettare,dare attenzioni,condividere e molto altro) che ha unito due persone la cui scelta ha portato ad un cammino insieme.
    Da questa radice cresce tutto il resto, anche il comune senso del valore nei confronti della cosa piu’ bella fatta insieme: un figlio. (Sempre partendo dal presupposto che esista una coppia che sta insieme, altrimenti il discorso cambia).
    Il vero riassunto del tutto, credo a grandi linee volesse essere questo… e sempre se era questo che intendevi, non trovo motivo per rifilarti nella categoria “uomo medio”, anzi…

  11. @Nina, son dislessica (o qualcosa del genere) con certe parole, non riesco quasi a pronunciarle, ed in effetti hai ragione.
    Quello che però mi irrita è che ci sofferma sugli errori e non sul contenuto: ho detto un sacco di ovvietà?
    Pare che per molti non lo siano, delle ovvietà.

    Non metto in dubbio che Sa30a sia un bravo cristo, dico solo che per me, un uomo che la pensa così, non merita nulla. E non credo di aver “frainteso”, visto che chiaramente “se mi metti al secondo posto ti pianto un corno” non lascia spazio a fraintendimenti. Tanto più che in un commento ho aggiunto “guarda che con un bimbo piccolo è normale, che tu sia messo un po’ in secondo piano”, e giù con lo stesso discorso.

    Quindi, ora dimmi: cosa, precisamente, ho frainteso?

  12. “Immaturo” ?

    Non è la sintesi che avrei fatto io del mio commento, ma ci può stare.
    Con la precisazione, però, che la “maturità” non è uno status metafisico che si raggiunge una volta per sempre.

    Ci sono situazioni diverse che ci portano a mutare il nostro pensiero razionale ma soprattutto il nostro sentire istintivo. Diventare padre è una di queste… ma anche, per esempio, trovare il primo lavoro serio… oppure avere per la prima volta una casa propria… avere per la prima volta in vita nostra un genitore che, invecchiando, da nostro soccorritore diventa nostro assistito… rischiare per la prima volta di morire davvero…

    Sono tante situazioni che uno, prima, può provare ad immaginare, ma che quando arrivano stravolgono il nostro essere e fanno sì che una cosa che fino al giorno prima per noi era fondamentale, poi diventi meno importante se non addirittura trascurabile.

    Cambi di prospettiva.
    Possono verificarsene tanti in una vita, in tanti momenti diversi, per tante cause diverse. E nessuno è un risultato definitivo. Può sempre capitare che il giorno dopo ti succeda qualcosa che stravolge tutto da capo.

    Se questo è il senso che vogliamo dare alla parola “immaturo”, allora tu sei ancora “immaturo” relativamente alla paternità perché non sai sulla tua pelle cosa significhi essere padre. Provi ad immaginartelo, “simuli”, pontifichi, stabilisci cosa è giusto e cosa no in un equilibrio di coppia. Ed in tutto ciò decidi quale debba essere il giusto peso dei “nani”.

    Be’, ribadisco che tu dei “nani” non sai un cazzo finchè non ne fai uno.
    Io non ne sapevo un cazzo finché non l’ho fatto. Pontificavo, esattamente come te, e poi, dopo, mi sono trovato a pensare “ma tu guarda come cambiano le cose da quest’altro punto di vista!”

    Ero immaturo?
    Sì, non ho problemi ad ammetterlo. E sono convinto che non potesse essere altrimenti: ci sono cose che ti cambiano, ma solo quando ti capitano.
    A te, per ora, non sono capitate.

    Io te l’ho detto, ed ora sono qui seduto sulla riva del fiume.
    Quando sarai padre ne riparleremo.

    Ciao, Lys.

    Piesse: se c’è stata equivoca interpretazione della tua storiellina n.1 da parte di molti, pensando che tu parlassi di sesso e non di “cercarsi”, be’, fatti un mea culpa. Il tuo racconto la dava ad intendere così: “ci massacriamo” e “lo strizzo come un asciugamano bagnato” non sono espressioni che fanno pensare a serate passate a giocare a backgammon sorseggiando brandy e discorrendo dei casi della vita…

  13. Pingback: I miei due cent… « Il giorno peggiore

  14. http://ilgiornopeggiore.wordpress.com/2010/07/18/i-miei-due-cent/

    Ultimamente nel blog di Single a trentanni è nata una querelle, tra lui ed Eka a cui vi rimando in questo post.
    Premesso che quelli che seguiranno sono esclusivamente mie considerazioni personali, di un single, trentenne, maschio con nessuna esperienza di paternità o affini, passo a raccontarvi una storiella…

    spero si facciano così i trackback non ne ho un’idea!

  15. Tom, applausi a scena aperta. Spero che le moderne spice girls risparmino il tuo blog da commenti inopportuni, perchè hai esternato il mio pensiero come e meglio di me.

    Grande :)

  16. E’ per quello che recluto i fini linguisti come te, VdS :-)

    (che poi tu sia OdiosoDaFareSchifo(TM) e discuta con svssiego anche delle più fvtili questioni è un plus)

    :-)

  17. Non mi sono soffermato troppo sui commenti precedenti, per cui mi scuso se l’osservazione può essere una ripetizione. Mi sono abbastanza stupito del fatto che una coppia decida che sia finita così, dopo diversi anni di matrimonio e dopo diversi figli. Potrei capire che due persone non vadano d’accordo da subito, o che il primo figlio possa creare una sorta di cambiamento. Ma che la cosa salti fuori dopo tre figli e (come dicevi) un desiderio reciproco piuttosto marcato, mi fa un po’ strano. Mi viene da pensare che sia successo qualcosa nel mentre, o che la situazione sia cambiata per altre ragioni. Poi non so, se comunque tu conosci bene la coppia, avrai potuto certamente cogliere migliori sfumature.

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