Routine

Post per salutarvi tutti, sarò fuori per tutta la settimana a partire da stamani e in seria difficoltà a rispondere ai messaggi e ad approvare i commenti.

E’ un luminoso pomeriggio quasi primaverile. Rivedo, dopo tanto, il Collega del Mulino Bianco. Ve lo ricordate, si? Casale di campagna, i campi tutto intorno, moglie, due figlie, due gatte e una canina. Un amico, oltre che un collega, uno che me le ha viste passare tante. Che dico tante, tutte.

Ci sediamo di fronte a una insalata, e attacchiamo a parlare. E’ tanto che non ci vediamo e come due ragazze ci mettiamo a parlottare, prima del più e del meno, poi dei colleghi, e poi alla fine di noi due.

Attacco il mio repertorio fatto di gente che viene e gente che se ne va, di incontri, di scontri, di scene dolcissime e di tagli, di belle persone e di altre che hanno litigato con la propria umanità. Parlo a ruota libera per parecchi minuti, interrotto solo da qualche sguardo o da qualche domanda puntuale. Lui è un bravissimo ascoltatore, e mi sento bene. Ma anche io sono curioso e trovo gioia nel sapere di lui.

“…e tu, invece? che mi racconti?”
“Io? Solita routine, la moglie, le bimbe, le gatte, la canina…”
“…”
“…è rassicurante, sai?”

Ecco. Fai pure. Trapassami senza misericordia, proprio li’, che sono bello morbidino e il punteruolo entra bene.

Ha ragione. E’ rassicurante, ma non nel modo in cui potevo intendere io anni fa. Non è rassicurante perchè arrivi a casa e più o meno sai cosa trovi e non devi metterti in gioco più di quel tanto. E’ rassicurante perchè è una vita di amore puro, di impegno, di dedizione. Di cose rotte che vengono aggiustate invece che buttate, alle volte di fatica dura, alle volte di incazzature belle solenni che ti fanno arrivare in ufficio schiumante di rabbia dalla sera prima. Con le gioie che la vita può concederti a darti la bussola per andare avanti ancora.

Ma è amore. Quello vero, non quello che si dice, non l’innamoramento, non il corteggiamento, non la scoperta. E’ un amore di scelta, che viene ripetuto e reiterato giorno dopo giorno.

L’amore, ma non quello che si dice. L’amore che si fa. Perchè a innamorarci siamo capaci più o meno tutti, è bello, è uno sfogo. E’ un correre. E’ fottutamente divertente e si tromba pure come ricci.

Ma non tutto li’. Innamorarsi non è correre, innamorarsi è prendere la rincorsa e prepararsi a un salto nel vuoto. Amore è trovare la forza di sbattere entrambe le ali e continuare a volare, talvolta in alto, talvolta in basso… talvolta tra le nubi e talvolta sotto il sole.

Amore. E routine.

Grazie per la splendida lezione di vita, amico mio. E per l’esempio. Sei un faro.

29 thoughts on “Routine

  1. Ecco, adesso apro la finestra e mi butto di sotto.
    E di certo non per il salto nel vuoto di cui parli tu.

  2. Io penso che Amore sia sì la soavità rassicurante della sicurezza che si ripete ma anche la scoperta, l’avventura, il brivido e le emozioni del rischio.
    Senza le prime è solo scoperta, senza i secondi è gabbia dorata.

  3. Beh però prima di tutto questo ci vogliono: innamoramento, corteggiamento, scoperta, scopate… sennò non ci possiamo arrivare all’amor perfetto. E’ un mondo diffizile e vita intensa…

  4. Io, che sono routinario come un addetto alla catena di montaggio della Zastava nel 1975, quando leggo questo

    “e si tromba pure come ricci”

    sarà per le piume che fuoriescono dalle ali o per lo spostamento d’aria dato il volo costante, ma una lacrimuccia mi scende anche…

    Cordialità

    Attila

  5. Lamb: perché dici questo?

    Steven: lo sai che noi omosessuali siamo persone sensibili 😉

    Uomoincammino e scusiscende: nessuno ha detto che sono due fasi distinte.
    Sono compenetranti. Assolutamente compenetranti.

  6. Vicky: è bello sentirselo dire. Sono parole che costano care da pronunciare.
    Attila: tu hai i tuoi impegni, ma sei troppo saggio per perdere di vista certe cose :)
    Micol: grazie. E bentrovato :)
    Neofanta: ci vuole un po’ di attenzione, ma non è cosi’ difficile. Basta aver vissuto.

  7. Non conosco il tuo collega, ma sottoscrivo in pieno tutte le tue considerazioni sulla routine e sull’amore.
    (sospiro)

    Ciao!

  8. La routine è rassicurante come per una nave il porto. Ma ben presto ti accorgi che hai un posto ben preciso assegnato sul molo, sei legato a prua e a poppa da solide catene, bisogna pagare salatissime tasse di ormeggio e sei sottoposto a severissime disposizioni portuali sullo smaltimento dei fluidi prodotti a bordo.

    Mica per niente sempre più armatori decidono che rimanere ancorati alla fonda sia la scelta migliore. Soprattutto per lo smaltimento dei fluidi prodotti a bordo.

  9. THEM

    Ho capito che é ben piu’ comodo e “furbesco” starsene a distanza opportuna ancorati alla fonda per turlupinare le autorita’ portuali, risparmiarsi tasse, soprattasse e contributi di ormeggio ( e fin qui posso anche seguirti ) .. ma l’elusione delle norme a protezione dell’ambiente marino sullo scarico dei fluidi e menate varie no.. e che cazzo.

    Allora mettiamoci anche risciaquare i serbatoi in rada .. tanto checcefrega…

    Un minimo di rispetto per l’ambiente e il territorio..

    Amichevolmente

    Commodoro Steven

  10. Giuro, io ho riletto questo post due volte perché non riuscivo a credere fosse scritto da un uomo. Solitamente, sai com’è, l’uomo trentenne single parla come Them. E nel peggiore dei casi PENSA come Them. Invece eccoti qua, l’eccezione che conferma la regola. All my compliments! Per il post molto dolce, per il blog molto interessante e per come scrivi, molto bene. :)

  11. @lamb: non sei ancora mica da buttare via :) se non lo sono io, non lo sei nemmeno tu.
    @emilio: si. Ti capisco. Ho sempre pensato che un uomo si misura da quello che è in grado di costruire, per cui si, ti capisco.
    @them: non siamo animali marini. E’ quello il problema. Siamo animali terrestri.
    @lilaccci: ma bentrovata. Si, credimi, l’ultima volta che ho controllato ero un maschietto. Torni a trovarmi spesso, vero?

  12. Scusate se intervengo sulla risposta che hai dato al commento tutto sommato innocuo di “emilio”… ma ho notato una certa amarezza nella tua risposta.

    Emilio dice “Mi manca incredibilmente quella routine”

    TU gli rispondi “@emilio: si. Ti capisco. Ho sempre pensato che un uomo si misura da quello che è in grado di costruire, per cui si, ti capisco.”

    Ora, tralasciando il fatto che la risposta sembra un po’ fuori target e sopra le righe rispetto alla considerazione sulla (mancanza della) routine .. onestamente single, non hai mai considerato il fatto che le cose si costruiscono in due, e se lo vedi in ottica sociale addirittura si tratta di sforzi collettivi .. senza considerare il caso, non infrequente, in cui quello che costruisce l’uno viene piu’ o meno metodicamente smantellato da altri ( con o senza malafede .. per una miriade di ragioni ) .. allora che tipo di “misure” vuoi fare ? Vuoi misurare solo quello che rimane .. ovvero i cocci… e non tener conto degli sforzi proattivi e positivi di chi ha costruito .. senza considerare che vi sono una quantita’ di costruzioni assolutamente “invisibili” all’occhio e li mi spieghi che tipo di metro da carpentiere usi .. sai quasi sempre i giudizi basati sulla mera evidenza sensoriale sono fallaci.

    Meditate gente … meditate

  13. @steven: ti adoro! Non avrei potuto dirlo meglio! non credo che la misura di un essere umano sia data da cio’ che ha costruito ma da che tipo di persona sia diventata. Vedo amiche moglie e madri, cosi’ come vorrei esserlo io, essere “donne” o per meglio dire individui di bassissima levatura morale. Quindi mi dispiace, io non avro’ ancora costruito quella famiglia che tanto desidero, ma sto costruendo per ora la miglior versione di me stessa! Vi abbraccio tutti!

  14. Steven: fuori target la risposta direi di no, forse ti è passato in cavalleria il post di Emilio sul “chi e perché”. Da un certo punto di vista non posso darti torto, hai ragione: finisco sempre a misurare dei cocci e delle rovine e non mi ricordo di quanto fossi vivo con la cazzuola in mano. É il mio atteggiamento purtroppo, un po’ superomistico, che mi porta a mettermi sempre in discussione a ogni fallimento. Anche quando qualcun altro sbaglia, mi sento responsabile perché l’ho messo in condizione di farlo.
    Probabilmente sbaglio. Sara’ dura cambiare un punto cosi’ radicato in me.

  15. Se qualcun altro sbaglia, ti senti responsabile perché l’hai messo nella condizione di farlo…ma…MariannaMmmiala!
    Abbiamo un nocciolo duro dentro, che si chiama libero arbitrio e l’unica, l’unica (lo ripeto, fa molto arringa finale!)forza che ci fa muovere è la nostra volontà. Qualsiasi cosa facciamo, c’è a monte la nostra volontà. Le vittime non esistono. Esistono le scelte e farsi vittima dell’influenza altrui significa togliersi potere e deresponsabilizzarsi. Ora, ti sembra che le persone che con te hanno sbagliato siano così “poffole” e indifese, davanti alle tue azioni? Hanno molto più potere sulla propria vita di quello che pensi. Hanno valutato i pro e i contro e hanno scelto.
    Liberati dai sensi di colpa inutili. Chiediti se avevi delle ragioni (le Tue ragioni) per agire in un determinato modo, invece di interrogarti sulla tue colpe.

  16. Da sola, detesto la routine.
    Con mia figlia, la routine faticosissima (sveglia alle 6, asilo-lavoro-asilo-casa, fino al crollo a letto verso le 22) mi sembra una gioia.
    Mi piacerebbe che le cose fossero andate diversamente, per non doverla dividere con un uomo che un giorno ha deciso che non voleva più provarci – e rimango dell’opinione che lo abbia deciso troppo presto, dopo essersi sforzato troppo poco. Però anche una routine imperfetta, zoppa, può essere rassicurante, o meglio ancora, rasserenante.

  17. @Salina: tutti i torti non ce l’hai. E’ che è proprio la natura mia: quando qualcuno mi fa male, la prima mia reazione è chiedermi “dove ho sbagliato”. E si che dovresti pur saperne qualcosa. Ad ogni modo, pensavo tu volessi dire *maremma* 😛

    @eli: con una bimba tutto è diverso. Nel bene e nel male, danno una forza e un focus che a cose normali non avremmo. Fanno fare cose che normalmente non faremmo. Con un uomo sarebbe tutto diverso, concordo. Ma scegli con cura l’uomo da dare a tua figlia.

  18. Ciao, incuriosita ho continuato a leggerti a ritroso nel tempo, mi sembra una invasione di campo perchè non ci conosciamo e mi sento un po’ una “spiona”. Però mi piace leggerti, soprattutto quando le righe che scrivi sono ispirate e dense di umanità come queste. F

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