Sennò non sei un uomo…

“No, sai, perchè l’uomo deve essere uomo, voglio dire, se un uomo quando usciamo non mi apre la portiera della macchina, che uomo è?”

(ci si può anche stare) “eh, capisco, sei rimasta agli uomini di altri tempi, ma hai le tue ragioni”

“E poi, sai, a me piacciono gli uomini che sono uomini, che ti fanno le coccole in continuazione, se vedo che al ristorante il tuo sguardo non è fisso su di me, che uomo sei?”

(ok, qui siamo ai livelli del condizionamento stile “Arancia Meccanica”, ma insomma…) “eh, capisco, sei una ragazza bisognosa di attenzione”

“E in effetti, sai, l’uomo deve essere uomo sempre. Voglio dire, io sono donna, devo far la donna, devo essere cercata, corteggiata, deve essere lui a prendere l’iniziativa. Poi se non mi va pazienza, ma ci deve provare sempre”

(ma cerchi un uomo, un Uomo, o un omino con gli ormoni…) “…capisco, come si usava una volta…”

“…insomma, sai, mi fa piacere se mi propone un luogo, ma poi la decisione ovviamente è mia, se voglio andare da un’altra parte deve capire!”

(…ok, lo vuoi pure zerbino) “…capisco, magari finchè non si è costruito una sintonia sui luoghi che piacciono alla coppia…”

“…e poi, diciamocelo, un uomo deve essere Uomo! Mi deve venire a prendere, mi deve riportare a casa, e soprattutto quando usciamo, sia una cena o una vacanza, deve pagare lui! Sennò che uomo è? non è un uomo, è un quaquaraqua!

“…”

[…]

“Senti, che fai un sabato sera di questi? magari usciamo…”

Quarantuno anni. Fuma come una ciminiera. Nuova da rinnovare, con cellophan incluso. Circa cinquanta chilometri da casa mia. La guardo. Mi guarda. Guardo la mia busta paga per buona misura. Anche la busta paga mi guarda.

“Tata, abbi pazienza, forse hai frainteso certi segnali. Non sei la prima, capita spesso, ma io sono omosessuale.”

 

Anche no ragazza, anche no.