Quote Rosa

Interrompo le narrazioni per chiedervi un parere su un tema già trattato.

Come qualcuno di voi forse sa, ho avuto uno scontro dialettico con un giornalista di Repubblica. Fin lì tutto bene: io la penso in un modo, lui la pensa in un altro, così è la vita. Ci siamo sentiti per posta elettronica e mi ha menzionato le quote rosa come conquista di civiltà.

Vi anticipo il mio pensiero: obbligare un qualcuno ad assumere una persona in base a una sua caratteristica vuol dire che quella caratteristica è penalizzante. L’esempio di un disabile è calzante: “tu hai un ritardo mentale o un difetto fisico, in un mondo non filtrato non troveresti una occupazione e moriresti di fame, ma qui siamo in uno stato civile e io obbligo le aziende ad assumere una quota-disabili in modo che le persone oggettivamente svantaggiate come te possano comunque integrarsi nella società”.

Il che mi sta bene per un videoleso, mi sta bene per un non deambulante, mi sta bene per una persona con un ritardo cognitivo o un disagio comportamentale. Sono persone che hanno *bisogno* del supporto di una società che ambisce a chiamarsi civile, altrimenti vivrebbero di stenti.

Alla luce del ragionamento di cui sopra, se fossi una donna e mi parlassero di “quote rosa”, io mi incazzerei come un’ape. Mi incazzerei perchè in quanto donna non sono biologicamente impedita a svolgere qualsivoglia lavoro. Mi incazzerei perchè in quanto donna non sono geneticamente stupida. Non ho bisogno che tu obblighi un’azienda ad assumermi come se fossi inabile!

Le donne hanno bisogno di tante cose: hanno bisogno di uno Stato che non le lasci sole rispetto alla famiglia e alla maternità in primis, hanno bisogno in seconda causa di una cultura che dia loro pari opportunità, pari diritti e pari doveri (penso alle separazioni e alle politiche di affido dei figli, dove per “tradizione giudiziaria” la mamma gestisce il bimbo e il papà caccia il danaro), hanno bisogno di tante cose.

Non di sentirsi equiparate a disabili, perché non mi risultano che siano disabili. Stronze, forse. Ma subnormali proprio no.

Che ne pensate?

23 thoughts on “Quote Rosa

  1. Da tempo la penso come te. In un regime di quote rosa si può innescare un pericoloso pregiudizio: che la professionista con cui lavori non sia stata assunta per le sue capacità, ma solo perché passera-munita e ciò dovrebbe essere avvilente per le donne tutte.

  2. Penso che in linea teorica hai perfettamente ragione. Le quote rosa sono offensive nei confronti di una donna. E NON Sono affatto una conquista di civiltà (d’altra parte il confronto dialettico lo hai avuto con uno di Repubblica). Per me sono lo specchio del fallimento di una società e di una cultura.
    Servono? Non lo so. Visto come vanno le cose, in Italia, in tantissime aziende, credo che i frutti delle politiche di assunzione li stiano iniziando a raccogliere.
    Se preferisci un maschio coglione ad una donna sveglia, perchè il maschio non andrà in maternità meriti di fallire. E infatti stanno fallendo.
    Alleluia!!

  3. Penso che tu abbia ragione in linea teorica e fino a poco tempo fa avrei detto che bastava così. Ora però penso che se la cosa non succede per evoluzione della società, possa valere un tentativo accelerare il progresso per via artificiale.
    Dunque sono favorevole ad offendere le donne con le quote rosa e poi a sfruttarle senza pietà, esattamente come si fa con gli uomini!

  4. @Emanuele: in effetti creerebbe brutti attriti. A mio avviso inoltre è anche eticamente scorretto, cosa fai, bandisci una selezione per sole donne perchè il posto che ti si è liberato in organico tocca a una donna? Poi è dura da spiegare ai paladini dei diritti umani, eh…

    @Annuska: chi assume coglioni merita di fallire, sic et sempliciter. Quando lo stato arriva a imporre per legge ciò che la sua nazione non riesce a garantire, siamo di fronte a un fallimento tout-court.

    @Them: accelerare il progresso per via artificiale? si fa presto. Snellisci l’iter delle sostituzioni maternità, prevedi adeguati sgravi nei periodi di allattamento, realizzi asili e scuole col tempo pieno. Non servono misure draconiane, a mio avviso.

  5. Ma il problema credo sia che le donne abbiano una considerazione minore da parte delle aziende, quello che suggerisci tu faciliterebbe solo quelle che sono riuscite a farsi assumere. Con le quote rosa (che restano una schifezza) si inserirebbero le donne negli ingranaggi, sperando che la cosa poi venga considerata normale anche dai più retrogradi degli amministratori d’azienda.

    Comunque come dice saggiamente la miciomunita Annuska è un problema di percezione della donna nella società: giusto ieri la mia genitrice ha raccolto lo sfogo di una radiologa che diceva sostanzialmente che anche in ospedale un uomo col camice è ‘dottore’, una donna è ‘signorina’.

  6. Giusto, le quote rose non sono una conquista di civiltà, ma sono uno strumento per una conquista di civiltà futura.

  7. Ah, Them, tu non hai idea di QUANTO si incazzasse Gamma, quando girava per l’ospedale anche col più scalcagnato degli OTA con un camice, “scusi dottore”, se lei usciva di sala con la divisa verde grondante di sangue non suo “ciao bimba”.

  8. il problema si pone quando vai a cercare lavoro e prima di assumerti ti chiedono, sei fidanzata, sposata? hai intenzione di metter su famiglia? le donne costano di più, stanno a casa in maternità, poi chiedono il part time, così un’azienda deve assumere qualcun altro. Secondo me per questo non è poi così sbagliato che ci siano le quote rosa…però da donna di nuovo single e indipendente al 2000 per mille si in linea di principio non mi piace essere equiparata a una minoranza minorata…

  9. appunto Mav, il problema non è il tuo essere donna, il problema sono le strutture a contorno. Una donna in maternità viene sostituita, ma per l’azienda è un aggravio economico comunque. Il part time sei costretta a chiederlo perchè le scuole e gli asili fanno orari a vulva di felino.

    Non perchè sei biologicamente ridotta. Proprio perchè le strutture attorno a te vanno ripensate.

  10. Di fatto, la discriminazione c’è. Soprattutto nel privato: in un concorso pubblico si entra per merito, e non esiste parlare di quote rosa; purtroppo invece nelle assunzioni private si patisce quanto precisamente dice mav. Dunque, posto che il problema è a monte, ovvero in tutte le infrastrutture che dovrebbero agevolare la maternità, nell’attesa tuttavia che tali servizi funzionano, si assicuri nelle assunzioni un’uguale distribuzione di presenze maschili e femminili, pre-considerata ovviamente la parità di merito. Insomma, coi dovuti distinguo intelligenti etc etc etc, quote rosa sì.

  11. Pensierino della sera: quando un concetto ha bisogno di “distinguo intelligenti” per funzionare, vuol dire che il concetto è stupido…

  12. Non è poi che una donna costi così tanto…La maternità viene pagata all’80% dall’Inps, quindi il risparmio può essere ben re-investito per l’assunzione di un sostituto/a, senza contare la possibilità di usufruire del telelavoro, che per determinati mestieri si può TRANQUILLAMENTE usare. Idem per il part-time, solo in Italia è così negletto. Permettimi Sa30a, sono tutte cazzate, tutti alibi di ‘sta cippa. La questione è culturale, NON economica.
    Io da parte mia, alle famose domandine del cazzo (ILLEGALI, peraltro) già da un po’ rispondo che sono sterile.
    E’ divertente vedere le facce che fanno.

  13. Quoto Them ,Alessandro e Mav.
    LAggiungo che la discriminazione c’è anche perchè uomini e donne non sono perfettamente uguali (sigh sob sniff). E’ un problema non solo di forza fisica, ma anche di ormoni (maledetta ossitocina), di diverso modo di lavorare dei cervelli, di collegamenti nervosi e ovviamente della divisione atavica dei ruoli.
    Una donna e un disabile hanno diritto ad un lavoro a seconda del loro curriculum e che tenga conto della loro forza fisica limitata, ma i limiti dei disabili sono “ufficiali”, riconosciuti oggettivamente, quelli delle donne lo sono a seconda del buonsenso e della correttezza di chi le deve assumere. Poi ovvio, in Italia non abbiamo molti strumenti politici, leggi e tutele “rosa”.
    Un tredicenne cui do una mano per i compiti mi chiese perchè i paesi ricchi non danno aiuti ai paesi poveri africani per sconfiggere fame e povertà. Io gli ho detto che chi è più forte il più delle volte è ben contento che i più deboli (che spesso nemmeno riescono ad aiutarsi fra loro) rimangano tali. E’ legge di natura.
    Perdonate la mia ignoranza, ci sarebbe da scrivere un oceano sull’argomento.
    Non sono sessista nè intollerante. Un mio collega e amico disabile (le gambe non gli si sono sviluppate regolarmente, quindi è da vent’anni in carrozzina) una volta mi disse che nel nostro lavoro è meno svantaggiato un disabile come lui che una donna come me.
    Saluti, Neofanta

  14. Hai perfettamente ragione. Per quanto mi riguarda, le differenze devono essere prese in considerazione e questa è, a mio modestissimo parere, l’unico modo per avere uguaglianza.
    Per me le quote rosa sono l’ultimo problema di questo paese che sta implodendo su se stesso e come hai ben detto anche tu, le donne hanno ben altri problemi.
    Sarei però favorevole ai parcheggi rosa, soprattutto in una città come Roma!!

  15. Sa30@: mi pare riduttivo affermare che se a un distinguo si accosta l’aggettivo “intelligente” esso debba necessariamente rimandare a un concetto stupido. E’ che la questione è talmente complessa -vedi quanto pareri sfumati, nei nostri interventi, anziché dei “sì” o “no” netti alle quote rosa-, con tali variabili da considerare, che i “distinguo” vanno fatti intus-legendo, guardando bene dentro al tutto e alla sua complessità, cioè in modo intelligente. Concordo però che si potrebbe/dovrebbe affrontare il problema della discriminazione femminile sul lavoro, che c’è, in modo chiaro, oggettivo, determinato … senza troppi distinguo!

  16. sono perfettamente d’accordo con te.
    la vedo come una sconfitta in partenza, quella delle quote rose. la vedo come un “non so/posso/riesco a priori ad impormi, dunque devo far subentrare delle scorciatoie.”
    eh no, non ci sto proprio. dobbiamo far cordata e dimostrare chi e come siamo, con le nostre diversità. il problema è che prima dobbiamo deporre le asce di guerra tra noi, iniziare a guardarci con più empatia e ridiventare “umane”.

  17. pensavo di venire insultata…soprattutto perché mi sono riferita ai portatori di handicap come minorati, scusate, io porto verso queste persone in realtà il massimo rispetto, sarà perché mi è capitato di conoscerne, anche di lavorarci insieme, di averne in famiglia…
    Sa ma come si fa a modificare il sistema che ci ruota attorno? Io a volte ho la sensazione di stare in un mondo assurdo, dove la gente sta diventando sempre più assurda…ti giuro che vorrei andare a vivere in un paese con una lingua complicatissima e imparare il giusto per non morire di fame…

  18. Non concordo! Per me bisognerebbe mettere per legge le donne a comandare, in politica, nelle aziende, dappertutto. Tra le donne sceglierei in particolare femministe e fautrici delle quote rosa, le giornaliste tipo quella del Corpo delle donne. Le metterei a comandare e direi loro “fate” (nel senso di imperativo di fare).

  19. Penso che se avessi avuto il pulsante +1 di google plus ti avrei condiviso al volo con tutte le mie cerchie!
    La penso come te, insomma! Ma purtroppo le aziende preferirebbero non assumere “cose” che sfornano figli o che hanno l’umore girato una volta al mese!

  20. Mi auto-cito: http://migrazioniinterne.wordpress.com/2011/03/09/in-breve_16/
    Comunque il discorso è un po’ più complesso, non mi va molto di lanciarmi in una dotta dissertazione, ma sulla discriminazione positiva la letteratura in merito ai diritti umani ha sicuramente molto da dire. E intendiamoci: mi riferisco a chi ha un accesso facilitato, una “quota” in quanto nero negli USA, per dire, ché una disabilità in effetti è cosa ben diversa.
    Far colloqui da donna giovane e già dotata di figlia, ad ogni modo, insegna parecchio su cosa significhi davvero essere donna, anche se la mamma ti ha insegnato che non è uno svantaggio…

  21. repubblica.it/cronaca/2012/05/16/news/incinta_contratto_rai-35233311/?ref=HREC1-12

    se non le quote rosa…che trovino qualcos’altro. Peché questa è discriminazione, e allora come donna non voglio trovarmi a dover scegliere tra lavoro e maternità.

  22. Esprimo pure io la mia opinione. Le quote rosa che piacciano o no sono indispensabili. Come si legge nel libro di Federico Guiglia,. le quote rosa sono un punto di partenza non di arrivo. Quando si spera presto cambierà il clima, si potranno sostituire con la mentalità più evoluta di donne e uomini, ma nel frattempo che piacciano o no sono INDISPENSABILE .Interessante il libro di Federico Guiglia, come tutti del resto. L’ultimo però mi sembra il più attuale.

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