Cosa fai tra tre mesi?

Signori, questa è fresca, freschissima da singlelandia. Ho appena posato la cornetta.

Lei la conoscevo da un po’. Un paio di anni almeno, una conoscenza puramente virtuale, ma un ambiente virtuale in cui passi tanto tempo, dividi tante cose, e in cui soprattutto io ero il suo “capo”, se così si può dire. Una conoscenza lunga, un rapporto di stima quasi “professionale”, ma nulla più.

Il giorno in cui la mia vita “reale” va a rotoli, ovviamente smonto anche quella virtuale: mi dimetto dall’incarico che ricoprivo, perchè le energie erano andate a farsi benedire, avevo un sacco di cocci da raccattare e poco tempo per dedicarmi alla Rete e a tutti i suoi risvolti. E arriva lei.

Mi contatta su messenger, delicatissima, gentile. Mi chiede come sto, come va, e piano piano inizia a farsi sempre più carina, sempre più gentile. A me fa piacere, la solitudine morde e una persona cui cui confidarsi è sempre un dono dei cieli, e piano piano smonto il piccolo muro che avevo eretto a guardia delle mie ferite e le racconto le cose, le offro un piccolo spaccato della mia vita finita.

E lei sempre più carina, sempre più gentile… fino a che un giorno risponde ad una battuta in modo un po’… “romantico”? e da li’ giù complimenti, profusioni di gentilezze, il massimo a  cui – per la mia modesta esperienza – una donna che vuole mantenere un po’ di contegno si possa spingere. Di storie a quei tempi non ne avevo voglia (stiamo parlando dell’autunno 2009…), di corteggiarla nemmeno, ma due chiacchiere le facevo sempre volentieri.

Fino a che un giorno me la sento via messenger e…

“che fai tra tre mesi?”

(orpolà, ti rifai per tempo…) “tra tre mesi?!? se non mi sono ancora suicidato, penso niente… perchè?”

“no, perchè verrei dalle tue parti per altri motivi e… ecco, se vuoi ci si vede, ho da fare per alcune cose ma poi possiamo passare la serata insieme, se hai casa libera potresti anche ospitarmi, no? magari il giorno dopo andiamo in giro…”

Ora, dire che tre mesi fa ero disilluso credo che fosse un eufemismo. Però una proposta del genere proprio non me l’aspettavo. E va bene, vorrà dire che tra tre mesi ci vediamo: parte il countdown. Non ci spero, perchè non è nelle mie corde, però mi fa sorridere questa cosa. E come tutte le frequentazioni virtuali, il freno a mano è ben tirato, nonostante lei sia – cosa che male non fa – piuttosto carina e anche intelligente. E in questi tre mesi, lei si fa ancora più… come dire… “romantica”, ecco. Vi risparmio le conversazioni, fidatevi delle impressioni che vi rigiro.

Arrivano i tre mesi, arriva oggi, sarebbe domani, arriva la telefonata.

“Ehi singleatrentanni, allora domani non ci dai pacco, vero? ti vedo?”

(“ci?”) “Benedetta ragazza, è tre mesi che ti corteggio (non è vero, è tre mesi che mi rincorri TE, ma sono troppo cavaliere per ricordartelo) secondo te ti dò pacco? ma dai!”

“bene dai… allora sono contenta. Senti, non è un problema se c’è un’altra persona, vero?”

(“altra persona?”) “no, figurati, ma non me ne avevi mai parlato… di chi si tratta?”

(con la vocina piccola piccola) “veramente, del mio fidanzato…”

“Ah. Non me ne avevi mai parlato”

“Scusa, non è un problema, no?”

Certo che non è un problema. Già non sto bene da qualche giorno, la salute protesta, e io ovviamente mi faccio una bella serata fuori per vederti tubare col tuo lui. Non che mi interessasse particolarmente accoppiarmi con te, siamo di due mondi differenti, lontani 500km, e sarebbe iniziata e finita lì… ma farmi prendere per il culo, questo no. Non sarebbe stato un problema, se non non me l’avessi sventagliata davanti per sei mesi.

Cosa faccio tra tre mesi? tra tre mesi non lo so, ma tra due mesi e ventinove giorni ho un pacco da dare.

Single si, ma con una certa qual dignità.

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